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Testi di Gino Adamo - Data ultima revisione: 3 Dicembre 2001

Pagina realizzata da Luigi Farina (lfarina52@hotmail.com)

La gastronomia

Scritta "Cenni storici"

La gastronomia nella storia e nella letteratura

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Se la mosca è sazia …

 

Ad un cortigiano che gli chiese perché egli lasciava tanto tempo in carica i funzionari del suo impero, Tiberio rispose:

«Non hai mai notato che le mosche, una volta sazie, pungono meno?».

 


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Le camomille di Talleyrand

 

Talleyrand mangiava una sola volta al giorno; al mattino beveva, a breve distanza l’una dall’altra, tre camomille. Era un regime dietetico poco salutare, al quale, tuttavia - come osservò lo storico Georges Lenotre - il Monsignore non soccombette: anzi! Visse, infatti, in buona salute per ottantaquattro anni. L’unico pasto al giorno, quello della sera, che secondo la buona regola avrebbe dovuto essere frugale, era per Talleyrand, invece, un pasto sontuoso, abbondante, durante il quale egli beveva vino generoso. Osserva inoltre Lenotre che «alzandosi da tavola Talleyrand dava prova di uno stato di eccitazione fisica, che gli faceva dimenticare la sua abituale impassibilità … Dopo pranzo il suo viso si colorisce, gli occhi si animano, i suoi movimenti si fanno bruschi, la sua voce è più sonora, ed egli cede, come una donna, al bisogno di parlare che lo stimola». 
E’ anche il momento in cui egli si diffonde in colorite ingiurie contro i propri nemici: di cui, come si sa, era abbondantemente provvisto!

 


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La donna ateniese mangiava in cucina

Racconta Erodoto che le donne ateniesi non desinavano nella sala da pranzo accanto ai mnariti, ma in cucina. Secondo lui, la causa di questo costume andrebbe ricercata nei tempi passati, quando gli ateniesi erano andati a conquistare qualche isola e a fondarvi colonie, e avevano ammazzato tutti gli uomini e sposato le loro vedove e orfane. Queste donne di sangue mediorientale avevano giurato solennemente di mai sedere a tavola coi loro sposi. Secondo gli studiosi ci sarebbe del vero nel racconto di Erodoto. 
«Pigra e ignorante - ha scritto Montanelli (Storia dei Greci - L’età di Pericle) - [la donna greca] è una donna da harem. Vede di rado il suo civilissimo e modernista marito, che torna a casa solo per dormire; quando ci torna non le racconta nulla, non le fa la corte, e di lei (…) dice: “il nome di una donna perbene deve restare sconosciuto come il suo volto».

 


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Bistecca e mela al primo assaggio …

 

* «Non mi piace la bistecca che un altro ha già assaggiato», disse un forte mangiatore dell’amore. Ma poi divenne un boccone per una forte mangiatrice.
***
* Io mangio le mele con la buccia. Probabilmente perché ci vuole più fantasia a farlo ed è più bello pensare che una mela è rimasta intatta, non toccata da mani estranee, piuttosto che sia stata toccata. Ma con ciò non si cerchino né paragoni né metafore.

Karl Kraus, «Die Fackel» - Aforismi in forma di diario (1906-1913), Tascab. Ec.Newton, 1993

 


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Quando mangiare in pubblico procura angoscia

 

Le vie dell’inferno psichiatrico sono infinite. Anche compiere un atto sostanzialmente gradevole se non gioioso come il desinare può costituire per molte persone motivo di profonda inquietudine. Recenti studi dimostrano che la paura di non riuscire a mangiare in presenza d’altri è tra le più comuni fra le persone che soffrono di "fobia sociale". Fra loro molte si lamentano di non riuscire a mangiare al ristorante, ma alcune trovano addirittura difficile, se non impossibile, anche mangiare a casa in presenza di invitati, di membri della famiglia, e, nei casi più gravi, perfino al cospetto dei genitori e del coniuge. Convinti d’essere costantemente sotto esame da parte dei convitati, questi soggetti si affliggono per una serie di motivi. Temono di rivelare un tremito alle mani, di rovesciare il cibo o di mancare la bocca, mandare il boccone di traverso, vomitare …
E’ stato rilevato che, alla stregua di altre fobie sociali, anche ricorrendo alla psicoterapia, di solito risulta problematico risalire all’origine dell’ansia di mangiare in pubblico.

Per chi desiderasse approfondire il tema (ed altri correlati), si consiglia "La paura degli altri" di John R. Marshall, edizione Longanesi & C., Milano 1994

 


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Colazione e funerale

 

Saltò giù dal letto: non poteva perdersi lo spettacolo dei funerali. Uscì dal bagno già vestito, Gabriella aveva preparato la colazione con i recipienti fumanti del caffè e del latte. Sulla tovaglia candida, c’erano la crema di latte di cocco, le banane fritte, il pane abbrustolito, la frutta. Gabriella osservava immobile sulla porta della cucina, disse:
Però dovete dirmelo, padrone, cosa vi piace mangiare.
Ingoiava la crema di cocco, gli occhi brillavano soddisfatti, la gola avrebbe voluto trattenerlo a tavola, ma la curiosità gli metteva fretta, perché era già l’ora dei funerali. Quella crema era squisita, le banane fritte una meraviglia. Dovette fare uno sforzo di volontà per alzarsi da tavola.

Da Jorge AMADO, «Gabriella, garofano e cannella», Einaudi, 1989 p.18

 

 

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