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6 Luglio - Palermo - il Sindaco inaugura il nuovo spazio di Montevergini e presenta il festival dedicato al teatro di Salvo Licata, debutta domenica con Il Trionfo di Rosalia con la regia di Luigi Maria Burruano.

 

IL SINDACO INAUGURA IL NUOVO SPAZIO DI MONTEVERGINI

E PRESENTA IL FESTIVAL DEDICATO AL TEATRO DI SALVO LICATA

DEBUTTA DOMENICA “IL TRIONFO DI ROSALIA”, CON BURRUANO

 

«Sarà uno spazio aperto alla città, anzi al teatro palermitano e alla sua creatività. I luoghi devono essere abitati e vissuti per restituire, a loro volta, vita, lavoro e cultura».

Una chiara indicazione quella del sindaco Diego Cammarata, stamane alla conferenza stampa d’inaugurazione dell’ex chiesa di Montevergini, seicentesca, completamente ristrutturata, e di presentazione del primo appuntamento di “PalermoMia”, il festival dedicato al teatro di Salvo Licata, promosso dall’Amministrazione comunale: Il trionfo di Rosalia, regia di Luigi Maria Burruano.

Una conferenza stampa movimentata dalla presenza degli attori dello spettacolo, che debutta domenica 10 luglio (alle 21.30), in pieno Festino: dallo stesso Burruano a Tony Sperandeo, da Lollo Franco a Giacomo Civiletti, a Giorgio Li Bassi, c’era una bella fetta del teatro popolare palermitano, coinvolto nella riedizione di uno spettacolo in qualche modo “storico” per la città, rappresentato per la prima volta nel 1977.

«Tre eventi in un solo momento: - ha sottolineato il Sindaco - l’inaugurazione di un nuovo spazio di straordinaria bellezza nel cuore del centro storico, la messa in scena di una di quelle opere che ha dato il via alla stagione del moderno teatro popolare palermitano, e del quale Licata è considerato il padre; ed un festival dedicato, per l’appunto, a Salvo Licata.

«La rassegna dedicata a Licata è un doveroso omaggio ad una figura d’intellettuale palermitano di autentica stoffa, al quale si deve il recupero di un ricco patrimonio culturale della città che rischiava di perdersi.

«L’apertura della ex chiesa di Montevergini è, poi, un momento di grande emozione per Palermo, come quando si trova un gioiello che si credeva perduto. L’anno scorso - ha concluso Cammarata - abbiamo recuperato lo splendido atrio barocco di palazzo Bonagia, quest’anno Montevergini; e ci apprestiamo ad accendere le luci sul nuovo Giardino della Zisa e sul parto del Foro Italico. L’impegno dell’Amministrazione nel valorizzare la città continua senza soste».

Presente alla conferenza stampa anche Costanza Licata, la figlia del drammaturgo scomparso, coordinatrice artistica della manifestazione dedicata al padre. Cantante e musicista (sarà la Rosalia dello spettacolo), ha delineato le coordinate in cui si muoverà il festival, che si svolgerà tra ottobre e dicembre.

Regista (con Salvo Licata) e protagonista anche dell’edizione di ventotto anni fa, Burruano ha sottolineato come lo spettacolo sarà una rivisitazione più ampia e matura del Trionfo del ’77: storia di una “ragazza di vita” sottoposta ad ogni sorta di soprusi, che trasfigurerà in maniera umanissima la devozione. «Spettacolo laico - ha detto Burruano - ma di profonda religiosità».

Lo spettacolo si replica lunedì 11 e martedì 12, sempre alle 21.30; mercoledì 13, spettacolo doppio: alle 20 e alle 23.

Ingresso 5 euro.

Il festival sul teatro di Salvo Licata nasce per ricordare il drammaturgo palermitano scomparso cinque anni fa, che ha dato slancio, comprensione e vivacità culturale alla città, ma anche come riproposizione innovativa della sua eredità, coinvolgendo attori, registi, scenografi che hanno lavorato con lui o che con lui si misureranno, da un’altra generazione.

Promossa dal Comune di Palermo e organizzata dall’Associazione “Salvo Licata”, guidata dalla figlia Costanza, la rassegna comprenderà alcuni dei suoi spettacoli più significativi ed emblematici delle varie stagioni, non più rappresentati da allora.

L’autore. Giornalista, scrittore, poeta, regista, autore di teatro, canzoni e cabaret, Salvo Licata (Palermo, 1937-2000) è stato uno degli intellettuali più singolari, multiformi e generosi della Palermo degli ultimi quarant’anni, occupandosi di svariati argomenti con la stessa curiosità e passione.

Anzitutto, fu cronista di originale talento, autore di importanti inchieste sulla mafia e sulla Palermo dei bassifondi. Il suo apprendistato lo fece, negli anni ’60, nel glorioso quotidiano “L’Ora”, dove rimase fino al ’77. Così lo descrive il suo direttore di allora, Vittorio Nisticò: «Uomo di penna e di chitarra, che si portava dietro l’anima ribelle della “città nera” – la Palermo dei quartieri popolari di cui era figlio – e non perdeva occasione per trasfonderne un po’ alla volta, con i suoi servizi, nelle vene del giornale».

Negli anni ’80 passò prima al “Diario” e poi al “Giornale di Sicilia”, dove eccelse soprattutto nei commenti di costume. Negli ultimi anni è stato direttore del telegiornale dell’emittente televisiva Tgs.

Ma il teatro è stata la sua passione più intensa e al teatro ha lasciato la sua più cospicua eredità: passando dall’invenzione dei Travaglini (insieme ad Antonio Marsala), il primo cabaret palermitano di aspra satira socio-politica anti-borghese, alla scrittura di testi che avevano come protagonista, sempre e comunque, Palermo, città da lui amata visceralmente nel suo tessuto sociale più povero ed emarginato, nella sua memoria più nobile, autentica e dimenticata.

Soprattutto, Licata è stato osservatore e conoscitore attentissimo e, per certi versi, brillante, di usi, costumi, comportamenti del palermitano e, in particolare, della lingua palermitana. Quella “lingua” (e non dialetto) che lui, palermitano di borgata, vedeva sempre più perdersi e imbastardirsi, dal dopoguerra in poi, in neologismi spuri e “italianeggianti” che non conservavano il senso, le sfumature e la fantasia della “parlata” autentica: “parlata” che, con la parola ed il gesto, trasmetteva un universo complesso di storie e di emozioni.

Licata ha cercato, a suo modo, di salvare questo straordinario patrimonio culturale che si andava perdendo. E lo ha fatto in gran parte a teatro e col teatro, inventando o reinventando testi e spettacoli, attraverso documenti storici, miti, leggende, personaggi (Peppe Schiera, Cagliostro, tanto per citarne qualcuno), dove protagonista era il sentimento di Palermo.

Questi alcuni titoli: L’Argante (1977), Il trionfo di Rosalia (1977), Cagliostro dei Buffoni (1978), La ballata del sale (1979), Soirée (1979), La fame e la peste (1981), Ehi coca! (scritto con Gigi Burruano, 1983), Ohi Bambulé! (1987), Il patto delle tortore (1991), Orazione per Falcone e Borsellino (1992), Visita guidata all’Opera dei Pupi (con Mimmo Cuticchio, 1996), Il Battaglia e il Lumachi (1999), C’era e c’era Giuseppe Schiera (1995), Le sparatine di Enrico Ragusa (con Giacomo Civiletti, 2001). Nel 1999, il Teatro Biondo Stabile di Palermo gli pubblica un libro di liriche, Il Codice Levi.

Salvo Licata si può considerare, a ragione, il padre del teatro popolare palermitano moderno. In una città erede delle vastasate cinquecentesche, il teatro, negli anni ’60-80 era l’agonizzante Opera dei Pupi, la commedia di tradizione catanese o la sperimentazione. Licata ha dato un’anima al teatro palermitano, allevando e coltivando, anche, una serie di attori, registi, scenografi, musicisti che, con gli anni, hanno acquisito personalità autonoma, e che tanto gli debbono.