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15 Gennaio 2003


Le cifre parlano chiaro, il prodotto “biologico” interessa, sempre di più, il consumatore. I trends di crescita del volume d’affari lo confermano: dal 16 al 20% negli ultimi 20 anni. In tema di “biologico”, non è poi tutto così scontato.

 

Quando è nato il biologico?

La legge quadro che stabilisce le regole a livello europeo, è del 1991, anche se il movimento è in incubazione dagli anni ottanta. Dapprima come una pratica agricola di pochi “fissati”, durante gli anni novanta ha coinvolto una fetta di produttori e di consumatori, che hanno calibrato le loro scelte sulla qualità, su tematiche salutistiche ed ecologiche.

 

Che cosa è un prodotto biologico, il mercato

Innanzitutto dobbiamo comprendere che il biologico non  è frutto di una alchimia tradizionalista, ma è il prodotto ottenuto da una maniera di condurre l’agricoltura e del tutto rispettosa della natura, senza l’utilizzo cioè di alcuna sostanza chimica. Tutti i comparti dei vari prodotti che compriamo al supermercato hanno la propria linea biologica. Siamo ancora a livelli di spesa che si aggirano sull’1-1,5% sul totale riservato all’alimentazione, ma l’importanza del biologico va ancora oltre questi numeri. Innanzitutto per i trend di crescita che abbiamo menzionato, poi anche perché, per la prima volta, il consumatore sembra aver assunto piena coscienza del proprio acquisto, essendo disposto a spendere una cifra maggiore pur di riempire il carrello di prodotti d’eccellenza.

 

Il limite 

Il limite nella diffusione dei prodotti biologici sembra essere ancora il prezzo più elevato (mediamente di un 35%) rispetto al prodotto tradizionale. In tempi di crisi economica, come quella che stiamo vivendo, non tutte le famiglie possono permettersi una spesa completamente “bio”, infatti sono solo il 38% dei consumatori quelli che portano in tavola il biologico almeno una volta a settimana. Il tipico consumatore di biologico poi, che possiamo descrivere grazie ad indagini condotte dalle associazioni di categoria, parlano chiaro circa la scarsa penetrazione popolare. Il consumatore di biologico, infatti, è un single del Nord Italia (solitamente maschio), avente un reddito e un livello culturale elevato. Una categoria di persone, che differisce notevolmente dalla tipica madre di famiglia che si occupa della spesa quotidiana.

Dobbiamo, a mio modo di vedere, capire perché il biologico costi così tanto. Prima di tutto per i costi della certificazione (un processo che dura almeno tre anni), non secondariamente abbiamo poi tutta una serie di problemi nella pratica agricola.  Biologico, non significa necessariamente aspettare che la natura faccia il proprio corso, per quanto riguarda il settore ortofrutticolo per esempio, l’agricoltore deve utilizzare tutta una serie di interventi alternativi alla chimica notevolmente più costosi. Le produzioni, infine, sono minori mentre maggiori sono gli scarti. Tranquillizziamoci, comunque, perché e statistiche ci confermano che i prezzi stano diminuendo.

 

La certificazione, le mistificazioni

Quando comprate un prodotto biologico, non potete sbagliare, andate alla ricerca della dicitura: “da agricoltura biologica”. Diffidate di ogni altra definizione, la maggior parte delle quali tendono ad ingannare il consumatore, con richiami naturalistici. Se guardate ancora meglio, noterete un logo, quello che riposta il simbolo dell’ente certificatore, in alcuni prodotti poi, facoltativamente, troverete anche il logo rappresentante una spiga verde su di uno sfondo blu. L’Italia si è dotata di un sistema di certificazione del biologico abbastanza efficiente. E’ l’agricoltore stesso, che deve fare richiesta per poter fregiarsi dei loghi suddetti, e può ottenere marchio solo dopo tre anni di “osservazione”. Il Ministero ha finora accreditato nove organismi alla certificazione, a loro volta controllati da un organismo nazionale che lavora in stretto contatto con la Unione Europea.

Non devono stupire più di tanto i casi di frode che sentiamo di tanto in tanto. Il settore è ampio, altamente remunerativo, per questa ragione è ovvio che dei malfattori cerchino di truffare il consumatore. Episodi isolati, non possono comunque infangare un intero settore.

 

Dove comprare

Il consiglio finale, è quello di incrementare il consumo di prodotti biologico, magari acquistandoli direttamente dal produttore che abbia convertito la propria azienda, al fine di contenere i costi delle transazioni. E’ opportuno limitare inoltre l’egemonia della grande distribuzione, che ormai veicola più del 60% dei prodotti. Non che questo fatto sia necessariamente un fatto negativo, ma il mio consiglio è quello di focalizzare l’attenzione sul prodotto, e non sul canale di vendita. Con la creazione di linee di prodotti biologici a marchio della catena distributiva (fenomeno imperante negli ultimissimi anni) il rapporto di valorizzazione del produttore è incrinato.


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