Articolo inserito da Nicola Rivieccio il giorno 21/12/2017 alle ore 19.26.47
Una denuncia senza esitazione della caduta culturale dei forensi (e una ricerca delle cause antiche e recenti) e la deplorazione della trasformazione da ceto essenzialmente liberale in quello di produttore di meri guadagni. E' quella del noto penalista Salvatore Maria Sergio contenuta nel suo nuovo lavoro Elogio pubblicato per i tipi dell'editore Tullio Pironti, facendo seguito ai fortunati Elogio dell'Avvocato, della donna Avvocato, Processo al processo: Giambattista Vico non può vincere. Avvalendosi del consueto stile mescidato e intriso di sarcasmo, ma anche col passionale intento di proporre all'attenzione dei lettori la grande storia dell'Avvocatura nella sua funzione di presidio della libertà e sentinella del pensiero civile e politico,tuttavia, Sergio nella seconda parte della sua opera si dispone a dimostrare che l'Avvocatura, nel solco della sua secolare storia, avvalendosi del pensiero illuministico e della speculazione filosofica, non "morirà" perché sarà salvata dai suoi maggiori esponenti, i quali prevarranno sulla folla di mestieranti e "paglietti" (di cui aveva parlato con disprezzo l'Abate Galiani) che da sempre affollano Castel Capuano, ora rappresentato da quell'obbrobrio urbanistico e architettonico ch'è il Nuovo Palazzo di Giustizia nel cosìdddetto Centro Direzionale.
Il nuovo Elogio di Salvatore Maria Sergio è stato presentato, per iniziativa dell'Ordine Forense, nella "Sala Metafora" del Palazzo di Giustizia, al Centro Direzionale dal presidente dell'Ordine Maurizio Bianco, dal vice presidente Salvatore Impradice, dalla penalista e consigliere dell'Ordine Dina Cavalli, e dalla civilista Patrizia Antonini.
Non sono presenti commenti in questo Articolo
Buona sera anonimo
Fai il Login
Non hai un account? registrati o registra la tua attività.