Articolo inserito da Nicola Rivieccio il giorno 05/12/2017 alle ore 19.36.59
Pace, è cultura non solo mestiere.
Antonio Pace, presidente dell'Associazione verace pizza napoletana, arriva in Corea, dove per il prossimo 9 dicembre sarà deciso se l'arte dei pizzaiuoli napoletani merita o no il riconoscimento Unesco. "Sono ottimista", esordisce. "Qui non parliamo di un mestiere, ma di una cultura - spiega -: dietro l'arte dei pizzaiuoli c'è una tradizione, ci sono famiglie, c'è una cultura, ripeto, che ha conquistato il mondo". I numeri parlano chiaro. L'Associazione verace pizza napoletana conta 697 associati in 41 paesi. Vale a dire in tutto il mondo. "E siamo anche lenti nell'accettare altri associati, perché non si tratta di pagare una semplice quota: noi controlliamo, anche con visite, se il metodo di lavoro sia o meno quello che rispetta l'arte del pizzaiuolo". Un'arte che a Napoli è sinonimo di famiglia. "Già perché tutto è iniziato da 14 famiglie, nell'800 - dice Pace - famiglie che ci sono anche ora, almeno dieci, unite da una filosofia di vita comune. Questa è l'arte della pizza, il racconto di una storia che ancora esiste. Trentatré anni fa ho iniziato a recuperare tutto questo e a dare il rilievo che meritava al mestiere di pizzaiuolo". E così se prima, dice Pace "ci si vergognava a dire che si faceva il pizzaiuolo, oggi invece è l'opposto". "Prima il pizzaiuolo, soprattutto fuori Napoli, era associato all'emigrante di basso livello - conclude -. Ora le cose sono cambiate, ora i pizzaiuoli sono star e non hanno nulla da invidiare ai grandi chef". E ad essere ottimista sull'arrivo del riconoscimento è anche chi, come Alfonso Pecoraro Scanio,
Presidente della Fondazione Univerde, ha raccolto insieme all'Associazione Pizzaiuoli napoletani di Sergio Miccu' Coldiretti e Cna ben due milioni di firme per la petizione #pizzaUnesco. "E' sempre impegnativo il riconoscimento per l'Italia, essendo noi il Paese che ha il maggior numero di riconoscimenti - dice mentre va in Corea -. La mobilitazione che abbiamo fatto è considerata la più polare della storia delle candidature e l'Unesco ritiene importante la mobilitazione della società civile. Ora la palla è nelle mani del Governo italiano e nelle grandi capacità che ha la nostra rete diplomatica, in primis l'ambasciatrice Vincenza Lomonaco, rappresentante Permanente d'Italia presso l'Unesco Io sarò in Corea a fare il tifo per una tradizione che indiscutibilmente questo riconoscimento lo merita"
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