Luglio

2003

Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia

Luglio

2003

 

Palermo Tuttoporto
Amaltea ed il Giornale di Sicilia riaprono la mostra "Palermo Tuttoporto".

Contestualmente al Palermo Fest dal 21 giugno al 6 luglio presso l'Arsenale di Palermo, Museo del Mare

Via Cristoforo Colombo 134.

www.arsenaledipalermo.sicilia.com

 

2 Luglio 2003 – Intervista al Dr. Pietro Maniscalco, presidente del Museo del Mare

 

 

 

INTERVISTA AL DR. PIETRO MANISCALCO

di Luigi Farina

 

Scoprire la storia di una città attraverso il suo mare

  

Palermo 2 Luglio 2003 ore 16.30 - Sono davanti all'Arsenale di Palermo, sede del Museo del Mare, insieme al Presidente del Museo Dr. Pietro Maniscalco, che dopo avermi fatto ammirare un monumento pieno di storia e di ricerca per capire meglio una città attraverso il suo passato, mi concede con molta gentilezza e disponibilità l'intervista per spaghettitaliani, dimostrando fra l'altro tantissimo amore per il suo lavoro.

Da dove nasce l'idea di unire uno spettacolo musicale come il Palermo Fest con una mostra fotografica dedicata al mare di Palermo?

Indubbiamente la possibilità che hanno i palermitani di godere del proprio mare non deve essere solo un godimento fisico, deve essere anche un godimento dell'anima, quindi culturale. Il godimento culturale ha sicuramente radici nel passato.

Le tradizioni marinare di una città il cui nome era Panormus, città tutto porto, devono essere necessariamente ritrovate nella storia del proprio mare, e quindi con le fotografie di Pepi, di Ciaramitaro e con i poster che ha pubblicato il Giornale di Sicilia curati dall'Arsenale di Palermo, abbiamo rimesso in piedi tutte quelle immagini che sono signigficative per migliaia di persone che vivono ancora oggi intorno al mare, al porto e alle attività produttive legate al mare.

Nel Museo del Mare si tocca con mano questa voglia di ricostruire anche fisica delle attività svolte all'interno dell'Arsenale, come la ricostruzione dell'ufficio postale o di un momento di costruzione di un vascello. Ci parli un po' di più di questi recuperi storici.

Sono dei flesch beck che riguardano la storia di un monumento che ha 400 anni di vita, come l'Arsenale di Palermo che è stato costruito nel 1621. Nel corso di questi quattro secoli sono stati vari i momenti in cui veniva utilizzato e le finalità di utilizzo di questo grandissimo monumento. Nasce per la costruzione delle galere e degli sciabecchi ed infatti abbiamo una ricostruzione dello sciabecco palermitano. Si modifica poi come carcere, e quindi si vedono anche i forzati con le catene, e nel 1861, prima ancora della famosa unità d'Italia, già qui si aveva un ufficio di posta per i vapori che andavano in america. Dopo questo periodo viene acquisito dai Florio per la costruzione dei vapori, e infatti qui abbiamo anche una macchina a vapore che serviva per generare corrente elettrica in un'imbarcazione dei Florio, abbiamo un barchino dei Florio, poi si passa alle attività sportive agonistiche agonistiche legate al mare, e abbiamo una barca che ha fatto le olimpiadi, una canoa che è stata campione del mondo nel 1939 in Austria con due palermitani, Lipari e Randazzo, e per finire abbiamo anche la ricostruzione della Battaglia Navale di Palermo, grandissimo avvenimento che oggi è in auge all'estero, e che stiamo cercando di valorizzare anche qui, e da cui è nato un progetto per il recupero dei cannoni che sono nei fondali antistanti al Foro Italico.

Mi incuriosisce questa Battaglia di Palermo, sconosciuta ai più, come è arrivato a scoprire questo avvenimento?

La storia dell'Arsenale è legata a questa battaglia, perchè la flotta della coalizione olandese-spagnola, che aveva perduto una scaramuccia con i francesi nel mare antistante Augusta, nei pressi di Siracusa, decide di avenire a riparare le navi all'Arsenale di Palermo, circumnavigando la sicilia passando da sud. I francesi che si trovavano a Messina lo vengono a sapere e decidono di venire ad assaltare la flotta mentre si trovava in riparazione nell'Arsenale di Palermo. Il vice ammiraglio olandese decide di ancorarsi davanti alla città di Palermo a forma di mezzaluna, per fare da difesa alla città. I francesi bombardano questa flotta e affondano tante di esse. Io ho scritto un libbro, che si può trovare in tutte le libbrerie, che riporta tutti i dettagli di questa battaglia, il numero dei morti, il numero delle navi affondate, quanti vannoni spararono, come avvenne la battaglia nelle quattro versini, italiana, olandese, francese e spagnola.

Mare vuol dire pesca e quindi pesce. Spaghettitaliani si occupa di gastronomia, cosa ci può dire sul pesce che è stato sempre uno degli alimenti principe nella tavola dei palermitani?

Da tempo fra le nostre manifestazioni culturali da noi organizzate fa da principe il "Pesce azzurro party", una cosa che abbiamo inventato noi. Io ho realizzato un menu a base di pesce azzurro, dall'antipasto al dolce. Ovviamente il dolce non è a base di pesce, ma lo richiama sempre, per esempio del marzapane a forma di pesce.

Per secoli i siciliani hanno vissuto mangiando pesce, non c'erano i prodotti della campagna, tranne il grano, quando non c'era carestia. Il mare era sempre il maggiore fornitore di alimenti per la tavola. E questo pesce era fondamentalmente del pesce azzurro come le sarde, gli sgombri, il pesce spada, la spatola, ..., e veniva anche conservato come nel caso del tonno. Il pesce azzurro principe era senz'altro la sarda con le sardare, che erano barche per la pesca sottocosta delle sarde. Da questa tradizione sono nate tanti piatti tipici, come le sarde a beccafico, che nasce da un metodo di conservazione delle sarde per qualche giorno, la pasta con le sarde, i bocconi di primosale imbottite di acciughe, vari tipi di pesci conditi in agrodolce, in modo di poterli portare durante le battute di pesca durante la notte, accompagnati dal pane fatto con il grano di Tumminia e un buon bicchiere di vino bianco sono stati per secoli gli alimenti agognati dai pescatori che dopo la fatica si rifocillavano. Riprovendo questa tradizione abbiamo realizzato appunto l'idea del "Pesce azzurro party".

Facciamo adesso una domanda a Giovanni Provenzano, modellista del Museo del Mare di Palermo. Ci parli un attimo di questa sua arte di riprodurre questi bellissimi modellini e della scuola di modellismo che ha creato all'Arsenale di Palermo.

Io costruisco modellini da più di 45 anni e la mia passione per il modellismo è nata dal fatto ch io ho sempre vissuto sin da piccolo in mezzo ai pescatori, il mare era la mia casa, e pian piano ho affinato questa mia arte di riprodurre i modellini di barche e vascelli. Ringraziando anche al Museo del Mare, ho affinato questa mia arte e mi sono specializzato nella ricostruzione delle barche da pesca, su cui stiamo facendo una ricerca particolare, irando in giro per le coste siciliane, intervistando vecchi pescatori e leggendo tanti libbri. Sto cercando di trasmettere questa mia arte ad un gruppo di ragazzi. Ovviamente questi ragazzi si approcciano a questa arte in maniera diversa, fra tutti ce n'è uno che sta assimilando molto bene quest'arte, che spero diventi il mio erede, apprende con facilità e segue i consigli che gli do'. Oltretutto per fare un modellino bisogna dargli un'anima, si deve trasmettere qualcosa a chi lo guarda, deve essere vivo.

Una domanda adesso a Rosario Bianco, modellista apprendista, che si sta occupando della ricerca del patrimonio marittimo flottante. Ci parli un po' di questa sua ricerca?

Ci siamo essenzialmente dedicati, a parte ai modelli di vascelli, abbiamo focalizzato la nostra attenzione a delle barche che erano alla base della nostra cultura. Dopo una serie di ricerche, siamo arrivati alla costruzione di alcuni modelli che ripercorrono le tappe della marineria a vela del Mediterraneo, ma sopratutto siciliana. Stiamo cercando nel nostro laboratorio di riprodurre questi modelli di barche a vela, che venivano usate per il trasporto o la pesca la pesca. La flotta era composta sopratutto da barche da trasporto, mentre le più piccole venivano usate per la pesca, il cui limite massimo era 8 metri. Voglio ricordare fra quelle da trasporto i Leudi che dalle coste liguri si spingevano sino alle coste tunisine, affrontando quindi delle navigazioni impegnative. Dalle nostre ricerche abbiamo visto che le flotte mercantili alla fine dell'ottocento erano numericamente molto rilevanti, erano composte da un numero molto grande di barche. Da quella data fino ai primi del novecento c'è stata una decimazione delle flotte, per l'avvento della propulsione a motore, che ha rivoluzionato un po' tutto. Abbiamo quindi scoperto una serie di barche dimenticate di cui stiamo cercando di trovare più notizie possibili per la costruzione dei modelli, che diventa a scopo divulgativo per dare la possibilità, attraverso il museo, di riscoprire queste barche.

Ringrazio il Dr. Pietro Maniscalco ed i suoi collaboratori e li ringrazio per avermi fatto conoscere un lato della mia città, per me fin'ora sconosciuto.

 

Realizzazione: Luigi Farina ( lfarina52@hotmail.com )

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