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Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia

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24 Aprile 2003 – Cronaca dalla prima nazionale dell’ultimo film dei Fratelli Vanzina

 

IL PRANZO DELLA DOMENICA

Sceneggiatura: Carlo e Enrico Vanzina
Regia: Carlo Vanzina
Produzione: Rai Cinema

Dal 30 Aprile in tutte le sale cinematografiche

 

In pace o in guerra, allargata o ristretta, calorosa o rigida, così è la famiglia italiana. Tanto unita quanto impantanata in tortuosi legami dove l’indiscutibile affetto spesso lascia prevalicare le incomprensioni e i silenzi.

Ma dietro tutto questo c’è sempre un legame forte, quel legame che solo la famiglia sa stringerti addosso; questo è il messaggio forte e positivo del nuovo film dei fratelli Vanzina.

Scritto da Enrico e Carlo e diretto da quest’ultimo, Il Pranzo della domenica rappresenta, con stile ironico e maturo, la famiglia italiana restituendone debolezze e virtù.

Tutto comincia con l’immancabile pranzo domenicale dove tre figlie, Barbara De Rossi, Elena Sofia Ricci e Galatea Ranzi, con prole e rispettivi mariti, Maurizio Mattioli, Rocco Papaleo e Massimo Ghini vanno a pranzo dalla madre, Giovanna Ralli, sempre sofferente d’affetto e di attenzioni.

Ogni nucleo, disegnato e interpretato con grande carattere, offre al pubblico occasioni di divertimento, ma anche momenti emotivi molto intensi.

Ad essere rappresentata è la realtà del vivere quotidiano fatta di difficoltà economiche, di ipocrisia, di tradimenti e soprattutto di rapporti familiari, molto spesso tanto tesi e complicati quanto unici per intensità e gratificazione.

I fratelli Vanzina raccontano le vicende di tre generazioni, ognuna con i propri ideali e le proprie stravaganze, dalla cronica senzazione di abbandono della nonna, alle difficoltà di una ragazza che vede i propri genitori che si separano, alla depressione di una moglie che non riesce ad avere figli, al giornalista, padre di famiglia che, rigido nei suoi ideali, è incapace di mantenere un lavoro. All’interno dei numerosi ritratti offerti da questa commedia, ognuno di noi può ritrovare lati buffi o impenitenti di sé e dei propri cari.

Il Pranzo della domenica, in modo delicato e senza mai andare sopra le righe, con un sorriso ironico
ci fa riflettere con ottimismo su quanto spesso, presi dalle nostre vite, non sappiamo godere e beneficiare dell’amore e dell’appoggio familiare.

Regalatevi un pomeriggio o una serata per andare al cinema magari con la vostra famiglia, in pace o in guerra, allargata o ristretta che sia. Uscirete dalla sala con un sorriso e il desiderio di dire quelle piccole e affettuose parole, che chissà perché, spesso rimangono sospese nella gola.

Buon cinema a tutti!


INTERVISTA A CARLO VANZINA

di Elena Fantini

  

Ore 11.30, sono nello studio del regista Carlo Vanzina che, insieme al fratello Enrico, ha confezionato questa divertente e sensibile commedia sulla famiglia italiana, ricca di partecipazioni illustri e di tanto ottimismo. 

 

Carlo, Il Pranzo della domenica è un film sulla famiglia italiana, come le è nata l’idea di questa commedia?

L’idea di questo film mi è venuta leggendo un libro dove una ragazza francese che vive a New York racconta in prima persona alcuni episodi della sua vita, restituendo un bel affresco familiare. Inoltre, Il Pranzo della domenica è anche il titolo di un racconto breve di Alberto Moravia. Il pranzo è simbolico, è un rito, è l’occasione per dialogare, ma spesso diventa anche un dovere, un momento pieno di tensione dove si scatenano malumori alimentati nel tempo. Il film racconta i vari microcosmi della famiglia allargata moderna, all’interno di un ciclo della vita dove si ripropongono i comuni drammi e le gioie familiari.
Insieme a mio fratello abbiamo sentito l’esigenza e il desiderio di realizzare un film sulla famiglia. Questo tema è fondamentale nella cultura italiana, ed è anche uno dei temi tradizionali del cinema nostrano, vedi la famiglia di Scola o anche il più recente Muccino. Di cose ne avevamo veramente molte da raccontare, ma tutto seguendo una profonda visione ottimista. Nella famiglia del nostro film ci sono certamente quei contrasti reali che si ritrovano in ogni nucleo, ma la famiglia rimane sempre un valore importante e insostituibile. In questo io credo moltissimo.

Quanto c’è di autobiografico?

Nel film c’è molto di autobiografico, a partire dal classico pranzo della domenica al quale mia mamma ha sempre tenuto tanto, quale occasione per riunirci tutti. Inoltre, scrivendo il film abbiamo pensato anche direttamente a quelli che erano i nostri amici attori che sarebbero potuti essere i protagonisti. Infatti, questo ci ha permesso di costruire dei personaggi immaginando già la loro reazione e il risultato che poteva nascere. Non è un caso che quasi tutti i protagonisti hanno mantenuto il loro vero nome. E’ stato uno dei film più sereni, ognuno capiva cosa stava facendo e si ritrovava nel ruolo, sentendosi libero e gratificato anche nell’aggiungere del suo. Diversamente, Rocco Papaleo ha scelto il nome Nicola per rendere omaggio al Nicola di C’eravamo tanto amati.

Lei Carlo, ha una bella e numerosa famiglia, quale è, secondo la sua esperienza, il segreto per vivere in serenità le avventure della vita familiare?

Beh, purtroppo non credo di aver ancora scoperto questo tesoro, però, per quanto mi riguarda, io cerco di fare sempre dei positivi compromessi tentando di essere il più tollerante possibile e di non alimentare ogni banale e piccola scintilla. Spesso è meglio far sbollire le tensioni per poi, in un secondo momento, riuscire a risolverle e affrontarle con maggiore serenità. La convivenza è una continua tessitura. Non è sempre facile ma la posta in gioco è importante. La famiglia serena, unita e piena di affetto è soprattutto per i nostri figli, la cosa più importante. La famiglia nei momenti difficili è fondamentale e insostituibile rispetto ad ogni altro tipo di legame.

DALLA CINEPRESA ALLA TAVOLA

All’interno delle mura casalinghe quale è il suo rapporto con il cibo?

Non mangio molto, ma mi piace mangiar bene. Trovo che il buon cibo sia uno dei piaceri della vita che con poco riesce a regalare grande benessere. A casa mia, dopo tanti ragionamenti, abbiamo addirittura deciso di assumere una cuoca che a volte però tende ad un tipo di cucina un po’ troppo elaborata. La cucina è per me una cosa molto importante e questa cultura mi è sicuramente stata trasmessa da mia mamma. Lei teneva tantissimo alle ricette tradizionali come gli gnocchi al semolino o il tortino di spinaci. Quando ricordo quei sapori e quei piatti ritorno ragazzino. Ma anche da grandi il pranzo per mia mamma, e per tutti noi, è sempre stato un rito per riunire la famiglia. Oggi è un po’ più difficile mettere i propri figli a tavola, specialmente se adolescenti. Ma quando ci si riesce è un grande piacere e lo è ancora di più davanti a un buon piatto.

La tavola è veramente un momento importante.

Quale è il piatto che maggiormente le rievoca l’atmosfera familiare di quando era piccolo?

Oltre gli gnocchi al semolino, ricordo che nostra madre comprava in Svizzera delle bustine che diventavano dei meravigliosi budini. Sopra lei li guarniva con fragole, banane a rondelle e la domenica per noi diventava una grande festa. Ricordo, inoltre, che in famiglia c’era un piccolo scontro tra culture gastronomiche diverse tra mio padre settentrionale e mia madre romana che abbondava spesso con la salsa di pomodoro.

Andando avanti con l’età sto riscoprendo l’esigenza di recuperare proprio quei sapori genuini e semplici che mi accompagnavano nell’infanzia. Alcuni piatti sono speciali e unici anche per l’affetto e i ricordi ad essi collegati. Devo ammettere che anche quando viaggio vado quasi sempre in cerca di ristoranti italiani.

Rimaniamo in giro per il mondo, quale è l’attore internazionale che più degli altri le piacerebbe dirigere?

Ma sono tanti. Facendo però film di commedia penso a Hugh Grant e Julia Roberts che sono due attori che mi piacciono molto.

Che cena organizzerebbe per convincerli a venire a lavorare in Italia con lei?

Gli americani hanno gusti un po’ strani, ma comunque proporrei un assaggio misto di 3-4 primi, seguiti da un secondo leggero. Penso ad un piatto di carbonara o a degli spaghetti con le telline. Io adoro un particolare primo piatto ‘Spaghetti alla Moro’ simile alla carbonara, che fanno in un ristorante qui a Roma. Ad esempio poco tempo fa ho organizzato una cena per il mio compleanno e al bravissimo chef Colonna mi sono permesso di richiedere un menù particolare con un primo piatto cacio e pepe, nella migliore tradizione romana. Mi piacciono le cose semplici, ma fatte con cura. Io e i miei amici della cena siamo rimasti entusiasti e forse anche i divi americani potrebbero cedere a questa delizia nostrana
 

Ringrazio Carlo Vanzina, per la sua disponibilità e per aver offerto a Spaghettitaliani tante confessioni simpatiche e ricche di sentimento sulla sua famiglia e sulla sua quotidianeità. Dal 30 Aprile non mancate all’appuntamento nei cinema con l’ottimista e divertente commedia Il Pranzo della domenica che coniuga due elementi fondamentali della cultura italiana: la famiglia e il cibo.

 

Realizzazione: Luigi Farina ( lfarina52@hotmail.com )

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