John De Leo

(voce)

Parlami del tuo modo di modulare la voce, facendola diventare spesso uno strumento musicale vero e proprio.

Io sono sempre contento quando la gente, in qualche modo, viene sorpresa dalla mia voce, però secondo me è bene ricordare che mi interessa la voce, quanto l'aspetto musicale, anzi spesso la voce la considero solo in un secondo momento, quindi prima di tutto l'insieme, diciamo il supporto sul quale poi in qualche modo si muove il solista, che in questo caso sono io, però lo stesso tema che io canto potrebbe farlo un'altro strumento, questa è un po' la nostra concezione.

Voi siete stati fra i primi a fondere, fra l'altro in un modo tutto vostro, un po' tutti i generi, dalla classica, al rock, al jazz. Come è maturata questo vostro modo così personale di suonare?

Questo per noi è un procedimento che viene abbastanza

naturalmente. Voglio dire, tutti noi ascoltiamo i generi più disparati, quindi ci appartiene il rock ed inseguiamo il jazz, da anni, poi i miei compagni provengono tutti dalla musica classica, che piace molto anche a me, ma loro l'hanno addirittura studiata, e quindi tutte queste componenti vengono fuori naturalmente, non vogliamo mai fare esercizi di stile, questo è il nostro presupposto. I generi che attraversiamo, ripeto, li facciamo in una maniera molto naturale, vengono fuori i nostri background e li convogliamo in più, ed in certi casi anche in una sola composizione. Non penso che ci sia un divieto per queste cose.

No! Anzi lo considero un vostro grande merito. Io lo dicevo in senso positivo.

No, sai a volte capita che qualcuno lo legga con una sfaccettatura negativa, perchè magari, a parte il suono, il genere non è ben identificabile, e crea qualche disturbo.

Io penso che legare insieme i vari generi è una cosa abbastanza positiva, perchè ti permette di spaziare e inventare, uscendo dal tunnel di un genere che spesso alcuni si cuciono addosso.

C'è, però, chi azzecca un tunnel, che gli rende danaro. Per fortuna non è il nostro caso. Ma questo dipende da quello che uno vuole, per quanto mi riguarda a me interessa imparare e migliorare, e magari, perchè no, avere a che fare con altri musicisti e di relazionarsi con altri, come c'è già successo in passato e anche ultimamente.

Come per esempio con Battiato, per il premio Tenco.

Si senz'altro, ricordo anche con piacere la collaborazione con Enrico Rava. poi io ultimamente me ne stanno capitando diverse, mi reputo abbastanza fortunato. Ho suonato con il quintetto di Fresu, e poi farò una cosa con Danilo Rea, sto cadendo in questo vortice del jazz, e sono lusingato di lavorare con questi artisti.

Facciamo adesso un salto nell'eno-gastronomia, dimmi il tuo rapporto con le cucine delle varie regioni italiane, tu, che vieni dalla Romagna, terra ricca di tradizioni gastronomiche.

Io cerco sempre di capitare nei posti dove si mangia la cucina tradizionale locale, spesso mi succede, a parte quando non riusciamo a fermarci e ci troviamo negli autogrill a mangiare robaccia, ma, ripeto, preferisco la cucina tradizionale del posto.

E con il vino che rapporto hai?

E' una bevanda che, se sapientemente abbinata a certi pasti, è ancora più gradevole, direi.

Per chiudere, parlaci un attimo dei progetti futuri dei Quintorigo.

Sulla scena jazz, ancora una collaborazione importante, con Antonello Salis il 29 di questo mese. Siamo sempre in movimento e sembrerebbe sempre più spostati in una direzione, diciamo, pseudo-jezzistica.

Per chiudere l'intervista un saluto ai visitatori di spaghettitaliani.

Buona lettura e buon appetito!

 

Questa pagina fa parte dell'intervista di Luigi farina ai Quintorigo del 24/06/2004 per Musica con Gusto. Se hai aperto questa pagina separatamente e vuoi vedere l'intera intervista clicca qui.