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Librandi: il Gaglioppo e i suoi fratelli

 

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Antonio Librandi

Molto spesso quando si parla di Calabria (ma del meridione d’Italia in generale) si pensa ad aziende arretrate che inseguono con anni di ritardo il processo di ammodernamento che ha interessato il nord Italia. In alcuni casi ciò è vero, ma tra le tante eccezioni c’è da segnalare il progetto all’avanguardia che vede protagonista la famiglia Librandi che, come Lungarotti in Umbria o Mastroberardino in Campania, per decenni è stata l’azienda simbolo dell’enologia in Calabria. I Librandi, con largo anticipo rispetto anche a molte realtà produttive del nord, hanno puntato a una dimensione internazionale dell’azienda e hanno capito l’importanza  della  comunicazione. Il Premio Veronelli

che nel giugno 2008 è stato assegnato a Nicodemo Librandi come “Miglior vignaiolo” è stato un riconoscimento ufficiale dell’importante opera di recupero dei vitigni autoctoni calabresi a rischio di estinzione, portata avanti con l’aiuto del fratello Antonio.

L’immenso patrimonio ampelografico della Calabria, che trova nel Cirotano la zona più rilevante nella produzione vitivinicola, richiedeva un adeguato lavoro di recupero e di studio per poterne valorizzare al massimo le potenzialità; inoltre, necessitava anche di un riordino a causa della presenza di un elevato numero di sinonimi (vitigni identici denominati in modo diverso nelle diverse località) e di omonimi (vitigni differenti indicati con uno stesso nome). Ma soprattutto c’era una grandissima lacuna che andava assolutamente colmata: nel Registro nazionale delle Varietà di Vite non risultava iscritto nessun clone selezionato di vitigni autoctoni della Calabria, nemme-

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Nicodemo Librandi

no del  Gaglioppo,  il  principale  vitigno  della regione.

Il poderoso progetto di ricerca dei Librandi non ha fatto altro che ridare centralità al ruolo che il vino ha da sempre rivestito nella storia e nella cultura della Calabria, il cui territorio è caratterizzato da vigneti bassi ad alberello come quelli di 2500 anni fa.

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Azienda Agricola Rosaneti

Il percorso, iniziato nel 1993 con la nascita a Cirò Marina della prima vigna sperimentale dell’azienda e proseguito nel 97 con l’acquisto dell’azienda Rosaneti e l’arrivo dell’enologo Donato Lanati alla conduzione tecnica della cantina, ha avuto una svolta nel 2003 con la creazione del terzo campo sperimentale di 2800 viti disposte a spirale. Via via è stato integrato con le varietà prelevate dopo il 2003 da Nicodemo Librandi e Davide De Santis nei numerosi viaggi e peregrinazioni tra le vigne dell’intero territorio regionale.

Ed è su questa grande vigna sperimentale che hanno preso il via le analisi del DNA, i lavori di selezione clonale  e  sanitaria, gli studi ampelografici e di poten-

ziale enologico che hanno coinvolto esperti di vari campi, dall’enologia alla viticoltura, dalla virologia alla genetica.

I risultati del progetto attualmente disponibili sono stati raccolti in una pregevole pubblicazione dal titolo “Il Gaglioppo e i suoi fratelli” presentata alla stampa a Cirò Marina poco prima dell’estate 2008.

Tra le presunte 166 varietà presenti nella collezione Librandi sono risultati presenti 63 genotipi in esemplare unico, a riprova di una biodiversità del patrimonio viticolo calabrese fuori dal comune.

Purtroppo il marketing dei vini da vitigno autoctono, soprattutto quando ci si trova di fronte a piccolissime produzioni, è molto oneroso. Una possibile soluzione a questo problema la suggerisce il coordinatore del progetto di ricerca, il professore Mario Fregoni - ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e presidente onorario OIV - secondo il quale “ai vitigni che richiamano il nostro Paese andrebbe associato in etichetta il nome Italia o un nome regionale” per poi consentire di procedere alla promozione di questi vini con un piano di marketing nazionale o regionale.

 

dalla rivista La Madia travelfood di marzo 2009 che ci autorizza la pubblicazione e che ringraziamo per la concessione.

 

Laura Gambacorta