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Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia


Introduzione alla rubrica ed indice puntate


Seconda puntata - Marzo 2005

Centrale Palace Hotel e Grand Hotel et des Palmes

di Luigi Farina

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Le Interviste: Toty Librizzi


Toty Librizzi

barman in pensione del Grand Hotel et des Palmes

foto di Luigi Farina ©2005

Lei è un veterano dell'Hotel delle Palme, quanto tempo ci ha lavorato? Ci racconti un po' che cosa è stato per lei vivere questi anni all'interno di questa struttura.

Ho lavorato qui per 35 anni, e quando varcai la soglia del Grand Hotel delle Palme non ero per niente entusiasta, perchè nonostante venissi dalla scuola alberghiera, la mia passione era la musica e avrei voluto fare il musicista. All'inizio ho navigato in delle navi storiche italiane, in giro per il mondo, poi mi sposai giovane e non ho potuto più fare il giramondo, e fui costretto a mettere radici nella mia città, e dopo altri alberghi anche palermitani, entrai al Grand Hotel delle Palme. Quando entrai qui all'inizio fui degradato, anche se dopo pochi mesi, visto che il mio predecessore andò in pensione, la direzione, che allora era la Società Grandi Alberghi Siciliani mi ha ridato la qualifica, forse perchè hanno visto che ero all'altezza della situazione, e anche se giovanissimo diventai capo barman. Da subito riscontrai la presenza di grandissimi personaggi e forse favorito dal mio modo di fare e dal mio carattere, conquistai la loro amicizia, e quindi considerando la tradizione dei grandi alberghi, secondo la quale si faceva apporre la firma ai grandi personaggi, e approfittando del mio approccio verso di loro, chiesi qualcosa in più, invece che la firma, ho proposto ad ognuno di loro di farmi un disegno. Ne scaturì un qualcosa di diverso e di unico, ognuno di questi personaggi, vedendo anche altri personaggi che disegnavano in un certo modo, si mettevano d'impegno, e così nei miei 35 anni di attività come capo barman ho raccolto 4.000 disegni, che tutti i giornali del mondo hanno definito "la storia dell'Italia e del mondo negli ultimi 40 anni". Non ho fatto disegnare soltanto i pittori, ma anche i politici, i musicisti, gli attori, i premi nobel, i grandi

scrittori, ballerini, compositori, registri, grandi fotografi, diciamo un po' tutti quei personaggi che si sono distinti un po' in tutti i settori negli ultimi 40 anni.

Ora che sono andato in pensione, anche se la direzione voleva che rimanessi ancora a lavorare qui, per dare più tempo alla mia famiglia, che purtroppo ho trascurato per il mio lavoro, avendo questo materiale e non volendolo solo conservare, sfruttando una mia modesta proprietà nel messinese, ho realizzato un museo, dove per adesso espongo 500 disegni, che è stato inaugurato da Vincenzo Consolo, in qualità di presidente onorario, e a cui ho dedicato il nome del museo, visto il mio amore per la cultura. Cultura che ho imparato a conoscere tramite i personaggi che ho incontrato durante i miei anni di lavoro qui. Per esempio ho conosciuto Giuseppe Di Stefano, tenore famosissimo, ma io non conoscevo ancora il teatro lirico, e quindi ho varcato per la prima volta la soglia del teatro Massimo, perchè lui cantava. Poi ho conosciuto tanti direttori d'orchestra, di cui uno dei primi Antonino Volto, che poi ho scoperto essere stato il maestro di Riccardo Muti, che una volta parlando con lui mi chiese se avevo conosciuto Antonino Volto, io gli raccontai la sua storia e da li Riccardo Muti, che difficilmente rilasciava autografi, mi fece un disegno con scritte di grande apprezzamento, in funzione del fatto che avevamo in comune la conoscenza di un personaggio così importante come Antonino Volto, consideri che è stato l'allievo prediletto di Toscanini. Io ho riscontrato in quest'uomo una certa timidezza, anche se era un veterano dei palcoscenici di tutto il mondo, l'ho potuto notare perchè quando venivano per le opere si fermavano delle volte anche 40 giorni, e quindi la loro vita, la loro casa era l'albergo, e riscontrando in me una persona spontanea, vera, perchè io sono stato sempre una persona vera e non venale, si confidavano con me, da qui in tantissimi mi hanno chiamato "il confessore", anche per la mia discrezione, anche perchè rispetto tantissimo quello che è stato il simbolo del vero barman professionista, cioè le tre scimmiette. Jo Marrazzo, grande giornalista, che mi è stato amico dagli anni '60 quando l'ho conosciuto, fino a quando è morto, quando faceva delle riprese riprendeva sempre le mie tre scimmiette, che custodisco a casa. Per me questi anni sono stati molto intensi, anche perchè ho avuto il modo di apprezzare l'arte e la cultura in genere, al punto che mi sto ritrovando a scrivere un libro che tratta della mia professione, che si intitolerà: "L'arte del saper bere". Naturalmente questo libro sarà arricchito da circa 200 disegni della mia raccolta. Da ragazzo lessi una frase, che forse è stata una chiave della svolta della mia vita, "i filosofi greci inventarono leggende come veicolo di insegnamento, trasmettendo fantasia, interesse, curiosità, ...", ebbene devo dire che ho utilizzato moltissimo questa frase, perchè ho sempre dato un input di fantasia, in tutto ciò che ho creato, avvicinandole anche a personaggi o a storie, come per esempio Hemingway, che è stato un grande bevitore del cocktail Martini, l'inventore del cocktail Martini, ho fatto delle ricerche ed ho scoperto che l'olivetta che si trova all'interno del cocktail, non serviva a completare il cocktail, ma bensì perchè quando si recava al bar per scrivere i suoi romanzi e questo drink gli serviva per creare l'atmosfera, andava sempre insieme al suo barboncino, e voleva l'olivetta dentro al cocktail non per guarnirlo, ma per darla al suo piccolo barboncino. Questa cosa mi affascinò, e allora seguendo anche quello che dicevano i filosofi greci, ogni cocktail che ho creato, ne ho fatti tantissimi, anche di grande successo, ne inserivo la storia, come quello su Wagner, o come quello sui faraoni egiziani, un cocktail con l'oro zecchino, ispirato dal fatto che ho letto in alcuni libri che i faraoni egiziani amavano guarnire le pietanze con la foglia di oro zecchino, non solo per un fatto estetico, ma anche perchè il metabolismo umano assimila i metalli, ed uno dei più indicati ed apprezzati era proprio l'oro zecchino, in funzione a ciò ho creato un cocktail del terzo millennio con la foglia di oro zecchino, abbinando anche i melograni con il loro fascino, perchè intanto il melograno è stata una pianta ornamentale che avevano i cinesi, gli arabi grandi esperti di botanica e agricoltura, importarono questa pianta e la coltivarono nei paesi del mediterraneo, ed anche in Sicilia, dove ringraziando ai minerali di natura vulcanica è stata trasformata da pianta ornamentale ad albero da frutto, con all'interno chicchi succosi di color rubino, che ho usato amalgamandoli con il miele, lo champagne e la foglia di oro zecchino per creare questo cocktail, che ho ideato come un augurio per il terzo millennio. Quindi ogni cocktail da me creato ha una storia, e questo mi ha portato a scrivere il libro, arricchito dalle origini delle case di liquore, che è molto interessante. Ho raccontato fra l'altro come il vino sia stato scoperto dagli egiziani circa 2500 anni fa per caso, e veniva usato come farmaco, inizialmente come depuratore dell'acqua, poi venne usato come disinfettante nella chirurgia. Ma questo è solo un accenno a quello che si potrà trovare in questo libro.

Dei i tanti personaggi che ha conosciuto in questi anni chi ricorda con più affetto? Chi l'ha colpito di più?

Ho conosciuto migliaia di personaggi all'interno dell'hotel delle Palme, chi ricordo con più affetto, per la grande amicizia che ci ha legati, è senz'altro Renato Guttuso, lui amava bere il suo whisky in modo particolare, doveva essere invecchiato e allungato con una dose d'acqua, e io, almeno così diceva lui, io riuscivo a fare il giusto assemblaggio, non ci riusciva nessuno, diceva che si sbagliavano tutti. a parte questo avevamo un rapporto di grande amicizia e si parlava di tutto, di musica, di stravaganze, di discorsi da uomini, però lui lo faceva con me, perchè non avevo ne interesse di arte, ne altri interessi, per cui si poteva fidare di me, per tutto questo Guttuso mi rimane nel cuore, sia come artista, ma sopratutto come uomo. Poi mi fece una confessione, mi disse che nella vita non voleva fare il pittore, voleva fare il pianista. Mi raccontò pure la vita travagliata per potere emergere, mi disse che da giovane si trasferì a Roma, dove un suo grande amico lo ospitò e gli permise di studiare.

Poi fra gli altri ho conosciuto Vittorio Gasman, che mi ha fatto un disegno in occasione del suo ritiro raffigurante una nave, e mi disse: "La nave se ne va!". Ho conosciuto Nino Manfredi, ho conosciuto Mario Luzi, che veniva spesso per scambi culturali, ho conosciuto Eduardo Sanguinetti, Umberto Eco. Fra i musicisti Rigter, uno dei più grandi pianisti, Skoda, sempre pianista, Nikita Magalov, i mostri sacri della musica. Rigter, quando venne qua per una bronchite dovette saltare i concerti, e visto che io sapevo fare le iniezioni, diventai il suo "infermiere".

Ho conosciuto Massimo Ranieri ancora giovanissimo, ho conosciuto Pino Caruso, che è un'artista con una sensibilità straordinaria, ho conosciuto Astor Piazzolla grande uomo e poi quando venne la moglie Eliana, mi raccontò con grande affetto, forse perchè il marito le aveva parlato di me, di come era morto e mi portò anche il distintivo di Astor Piazzolla, che custodisco gelosamente. Io ricordo le persone sopratutto dal lato umano.

Ricordo anche con affetto Ray Charles, a cui chiesi, nonostante la sua cecità, il disegno. A questa richiesta fu molto divertito, prese il foglio, gli posò la mano, e con la matita disegnò il contorno della mano, poi mi scrisse una dedica con la firma. Posso dire di essere l'unico ad avere un disegno fatto da Ray Charles.

Ci racconti adesso qualcosa di strano che le è capitato.

Ho conosciuto una signora, in modo casuale, Susan Strasberg, la figlia del fondatore di Hollywood, che era venuta a Palermo per un convegno di letteratura in rappresentanza degli Stati Uniti, quando la vidi con il suo bastone, pensando volesse salire i gradini, le porsi il mio braccio per aiutarla, e lei questo lo gradì moltissimo e mi disse che ero una persona straordinaria e che sarebbe venuta a parlare con me. Io non sapevo ancora chi fosse, ma ho apprezzato lo stile di questa donna. Mi venne a trovare, si accomodò al tavolo e cominciammo a chiacchierare. Di punto in bianco mi chiede: "Toty, ma lei chiede alla reincarnazione?". Per me era una domanda insolita, ma un po' per assecondarla, senza riflettere tanto, per istinto risposi di si. E subito lei mi fa: "E perchè?". Sempre di riflesso senza pensarci due volte risposi: "Perchè ricordo di aver vissuto altre vite!", sempre per assecondarla, e non per convinzione. Da li lei si attaccò a me in maniera straordinaria, era il periodo di Natale e quando scese vestita con il suo abito elegantissimo, che quasi ricordava l'albero di natale, volle farsi una foto insieme a me accanto all'albero di Natale. E' partita, ma cinque sei mesi dopo appresi dalla TV che era morta, e mi dispiacque molto. La cosa che mi colpi maggiormente fu un paio di anni dopo, quando venne la moglie di Astor Piazzolla, quando mi raccontò tutta la drammatica vicenda di Astor Piazzolla, mi venne in mente la vicenda di Susan Strasberg, e le dissi: "E' morto come Susan Strasberg?". A questa domanda mi confesso che era amica di Susan Strasberg, e che si era suicidata. Sapere ciò mi fece venire un grande rimorso di coscienza, a modo mio, perchè l'avevo assecondata dicendogli che credevo nella reincarnazione, e mi durò per diversi mesi. Questa è la cosa più strana che mi è capitata.


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