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Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia


Introduzione alla rubrica ed indice puntate


Quarta puntata - Luglio 2005

Premiata Salumeria San Francesco - Ristorante Fini - Hotel San Francesco

Caffè dell'Orologio

di Luigi Farina

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Le Interviste: Luca Bonacini

Luca Bonacini

titolare del Caffè dell’Orologio

Per cominciare parliamo della tradizione dei caffè letterari a Modena.

Sicuramente il primo tassello importante dei caffè letterari a Modena è stato il caffè Nazionale, che era il luogo d'incontro della città, il luogo più esclusivo, più elegante, più lussuoso della città, ed era sotto i portici del collegio proprio in via Emilia, quella strada maestra che taglia la regione Emilia Romagna a metà e passa per tutte le principali città. Per andare a Roma, partendo da Milano, bisognava passare davanti al caffè Nazionale a Modena. Questo luogo era un luogo fantastico, perchè le gestioni che si sono succedute hanno avuto sempre un occhio particolare alla cultura, avevano questo gruppo di intellettuali, di borghesi dell'epoca che animavano l'attività culturale del caffè, quindi organizzavano compiutamente mostre, eventi culturali, presentazione di libri, incontri letterari, all'interno delle sale del caffè, quindi da un lato sollevavano il gestore da questo impegno, gravoso, io lo posso dire perchè sono 10 anni che faccio questa cosa, mentre faccio i coktails e i caffè, faccio anche l'attività culturale, e quindi è un impegno molto grande, va seguita anche la parte tipografica, il rapporto con i giornali, con gli artisti o con gli intellettuali, che esporranno o verranno a parlare, ..., tutto ciò è molto impegnativo. Però dall'altro lato, tornando al Nazionale, i gestori si lasciavano guidare, quindi era una gestione quasi a quattro mani con questi scrittori e questi intellettuali, per cui c'era un rapporto di stima reciproca e di riconoscenza verso questi personaggi, che di contro organizzavano cose importantissime, mettendosi in relazione anche con altre città. Ricordo una cartolina che è stata spedita

dalla biennale di Venezia, che è stata spedita da questi intellettuali che all'epoca animavano la vita di questo caffè, che è firmata fra gli altri da Carlo Levi. Erano bravi, veramente bravi, riuscivano a mettersi in comunicazione con altre città, probabilmente la passione che avevano dentro era tale che riuscivano a fare cose che normalmente non si riescono a fare. In quasi 50 anni fecero una cosa come un centinaio di mostre e di eventi, di cui vengono conservate gelosamente tracce all'interno della biblioteca di Modena, con una raccolta che ne rende giustizia, perchè è quasi completa dei cataloghi di tutti gli artisti che esposero in queste sale di questo caffè. Purtroppo è un caffè che non c'è più, perchè intorno al '75 chiuse i battenti perchè venne un po' abbandonato, i modenesi non furono bravi a tenersi un pezzo della loro storia e lasciarono che una grossa catena di abbigliamento rilevasse questo spazio, che era in un punto strategico, ripeto in via Emilia, punto centrale della città, dove avviene lo "struscio" del modenese, il sabato e la domenica, sotto un portico prestigioso, con accanto i più bei negozi della città, le grif più importanti, e quindi probabilmente ghiotta come posizione e quindi venne rilevata da questa catena. Il locale non c'è più, però per fortuna le tracce del loro glorioso passato sono rimaste. Un caffè che già nel '700 era importante, ho visto dei reportage fotografici anche degli inizi del '900, ho visto dei disegni del '700 e dell'800, dove le sale erano magnifiche, con arazzi, tavolini in ferro battuto e marmo, lampadari bellissimi, addirittura c'è questo episodio, durante il periodo del dominio estense, di questo dragone che entrò all'interno del caffè a cavallo per ammonire un avventore che aveva fischiato al duca, aveva fatto un gesto di scherno al duca, e il dragone era entrato a cavallo in questo caffè per punire questo avventore un po' irriverente. Dopo il caffè nazionale, purtroppo, non ci sono stati più esempi di caffè letterari in città. La città ha dovuto un po' ritrovarsi, la voglia di andare in centro un po' si era persa in quegli anni li, come invece facevano i nostri genitori, o i nostri nonni, o i nostri avi.

Questa tradizione l'hai ripresa tu rilevando il tuo caffè dell'Orologio, cosa ti ha spinto e che risposta hai avuto dalla città?

In simultanea con il cambiamento di tendenza da parte della città di cui ho parlato prima, io rilevai il locale e sapendo di questa storia di questo caffè che era nostra e che ora non c'è più, ho cercato di costruire qualcosa di analogo. Avevo già avuto contatti con altri caffè storici, e il primo passo fu, per quotare il locale, quello di farlo entrare nell'associazione dei locali storici d'Italia, per cui alla fine del '99 riuscimmo a produrre una documentazione tale che l'Associazione dei Locali Storici diede l'OK al nostro ingresso. Fu un lavoro di qualche mese, scavando negli archivi napoleonici, che abbiamo in città, e dove venne ricostruita la storia, così abbiamo appurato che vi era stato sempre un caffè dal 1787, la prima ricevuta di pagamento di affitto è del 1787 e recita proprio: "bottega ad uso caffè sotto al Voltone". Il Voltone è sempre stato questo grande volto di portico che permette lo sbocco sulla via Emilia, e nell'angolo c'era sempre stato questo caffè. Proprio Napoleone fu obbligato a passare la sotto per andare nelle sale comunali del palazzo comunale che è proprio sopra di noi, per discutere delle vicende della Repubblica Cisalpina, passo snodo importante della nostra storia, successivamente al suo ingresso trionfale sulla carrozza, dove i modenesi si sostituirono ai cavalli, cioè tolsero al suo arrivo i cavalli alla carrozza, tanta era la voglia di averlo in città, e si sostituirono ai cavalli, portandolo a braccia, quasi di peso, fino al Palazzo Ducale. Le tracce sono tante, il caffè ha avuto una storia importante, anche se ad essere sinceri, non è stato caffè letterario nell'800 e nel '900, sicuramente ha avuto delle frequentazioni importanti, però ci mancano i Wagner del Caffè Greco, ci mancano i futuristi del Giubbe Rosse, ci mancano gli irredentisti del caffè Covas, però sicuramente era un punto di ritrovo, un angolino dove si era quasi obbligati a passare, visto la sua posizione centrale, sotto all'orologio, a ridosso di piazza Grande. Nel '900 in realtà son due i caffè, e la fusione di questi due racconti ci porta a capire cosè la storia del caffè dell'Orologio. Dove sono io ora, l'attuale caffè dell'Orologio, si trovava il caffè Alba, il più antico dei due, quello di cui abbiamo parlato prima, accanto si trovava l'Orologio, che ora non c'è più, chiuso anche quello negli anni '80. Nel '90 quando il locale venne riaperto da noi, prendemmo il nome del più nobile caffè dell'Orologio, che si trovava accanto a noi, che per una cinquantina d'anni fu il concorrente diretto del caffè Alba, e ripartimmo. Quindi prendemmo la bottega, il luogo, più antico come mescita di prodotti, di caffè, prendendo il nome più nobile che era quello accanto, che in realtà era un luogo da bisboccia, uno di quei caffè fumosi di un tempo, il bar dei commercianti, dove si trovavano a fare delle trattative, dove sono stati persi dei terreni al gioco, non era un luogo dei più frequentabili, insomma. Quindi è stato un voler fare un'operazione che non disperdesse il passato di ognuno dei due locali, quindi il più antico caffè Alba riparti prendendo il nome del caffè dell'Orologio, prendendo i lati più interessanti, più accattivanti, anche i più belli della storia del caffè dell'Orologio che ara a fianco a lui. Per potere entrare nell'Associazione dei Locali Storici abbiamo presentato due storie, due racconti, che poi sono confluiti, nel '90, in un'unica storia, quando lo abbiamo riaperto. Il caffè dell'Orologio era il più elegante, e la cosa curiosa era che dividevano la piazzetta a metà e c'era anche un po' di rivalità fra di loro, si facevano degli scherzi, ed ho potuto intervistare quello che per quarant'anni è stato prima garzone e poi titolare del caffè Alba e poi la figlia del titolare del vecchio caffè dell'Orologio. Le separava un muro erano uno a fianco dell'altro. Quando venivano costruite le insegne dovevano essere una più bella dell'altra, di notte andavano a fare la pipì nella fioriera del concorrente, una sorta di bonaria rivalità che sicuramente un po' di vita difficile deve averla creata ai due gestori. Però noi ci tenevamo che tutte e due i locali che hanno fatto un po' la storia della città mantenessero una propria connotazione e che nulla rimanesse disperso, da qui abbiamo stampato un libro che servisse da memoria e ci riordinasse un po' le idee anche a noi e ha evitato degli equivoci, ci è servito a capire il nostro passato. Nel caffè Alba, ora caffè dell'Orologio, furono tanti i personaggi che si sono alternati, ricordiamo per esempio una presenza di Marcello Mastroianni, in città per una prima teatrale, gli editori, quando ci fu la prima edizione della Festa del Libro economico, che venne proprio tenuta a Modena, e gli editori lo scelsero come luogo di incontro per i loro aperitivi o caffè quando venivano via dal festival, ci fu un momento in cui tutti i grandi da Mondadori a Guanda furono a Modena e vennero al caffè dell'Orologio, vi sono tracce di Pasolini, di Chiara, di Bianciardi, anche gli intellettuali venivano spesso a Modena anche nella seconda metà del '900, fu anche fucina di una certa contestazione. Gli scherzi che si sono succeduti, anche quelli ci sono stati di aiuto per capire che, insomma, la miseria del dopoguerra venne esorcizzata, venne vinta anche in modi bizzarri, per esempio una volta un miliardario venne invitato a bere e stranamente gli offrirono da bere, visto che in genere era lui che offriva, aveva una chevrolet e la parcheggiò davanti al caffè, lo fecero bere e alla fine appena uscì non c'era più la chevrolet, cominciarono a cercare intorno e la trovarono davanti alla pietra "Ringadora", che è una pietra che c'è in piazza Grande dove un tempo venivano arringati quelli che non pagavano le fatture, che avevano dei debiti, e lui si arrabbiò visto che gliela fecero trovare sopra al masso, la alzarono in sei e la avevaqno poggiata sopra questo masso. Altro esempio facevano la classifica dei picchiatori, di chi picchiava più forte in una sfida che si svolgeva in una spiaggetta del Panaro per vedere chi picchiava di più. Si vede che cercavano di rendersi la vita più facile dopo la guerra che doveva essere stato un periodo difficile per tutti, prendendola un po' con filosofia. Fino agli ultimi anni che abbiamo scoperto che potevamo raccogliere quello che era il passato di questi due caffè, e ridandogli dignità anche con un'attività culturale che fosse continuativa.

Parliamo delle attività culturali che avete ospitato nel vostro caffè.

Ci siamo accorti di poter creare anche un momento di crescita per gli ospiti che vengono all'interno di un caffè e che cercano qualcosa in più rispetto al bicchiere di vino, rispetto al caffè. Ci piaceva questa cosa di potere comunicare con delle immagini e anche con dei documenti il passato della nostra città, oppure approfondire insieme ai nostri ospiti qualche tema che ci era particolarmente caro. Da lì abbiamo iniziato piano piano con qualche esperimento, all'inizio non abbiamo cominciato con un susseguirsi di eventi di arte contemporanea, visto che era una cosa che si è già un po' vista, noi eravamo più rivolti al passato, con la voglia di saper più chi siamo attraverso il nostro passato. Più delle volte erano delle ricerche che nascevano dall'esigenza di qualcuno di noi, o dei nostri clienti, quindi si sceglieva un tema e si approfondiva, ci si documentava, con l'aiuto di qualche amico antiquario e si costruivano questi eventi a tema che potessero alla fine lasciare qualcosa. Abbiamo iniziato piano piano analizzando gli scrittori importanti che aveva avuto la città, quindi delle retrospettive che coinvolgevano questi antiquari, che mettevano a disposizione documenti, come lettere autografe, fotografie, ricevute, tessere di biblioteca, tutto quanto poteva approfondire la storia del personaggio a ritroso nel tempo. Questa cosa con l'aiuto di qualche amico ha cominciato a prendere sempre più corpo, da li ci siamo spostati sul discorso dei bibliografi, coinvolgendo alcuni collezionisti di libri, con qualche rassegna sotto il profilo della produzione letteraria di questi scrittori che andavamo ad approfondire e uno di questi è stato Paolo Monelli, grande scrittore gastronomo, sul quale, visto che ha scritto tantissime cose sulla gastronomia, abbiamo voluto dedicare un omaggio raccontando la sua storia attraverso i suoi libri, quindi vennero esposte tutte le prime edizioni, alcune dedicate, da " Le scarpe al sole", al "Ghiottone errante", al "Santo bevitore", tutti i suoi libri più importanti, fino agli anni '65, '70, vennero esposti dentro le teche. Un'altra volta abbiamo fatto una retrospettiva sulle "Secchie rapite" del Tassoni, vennero esposte le edizioni più rare, la più piccola, la più grande, quella in dialetto modenese, quella in dialetto bolognese, una in inglese, alcune illustrate in un modo, alcune in un'altro, in alcuni casi abbiamo anche dovuto fare delle polizze per cautelare i collezionisti, ci siamo trovati in casa del materiale di valore, si fa presto a superare i 100.000 euro. Un'altra volta abbiamo fatto quella su Pinocchio, in collaborazione alla Fondazione Collodi, dove anche lì abbiamo esposto le edizioni più rare dall'800 ad arrivare ad oggi. Abbiamo fatto una retrospettiva su Kennedy, approfondendo il personaggio, utilizzando del materiale degli anni '60, per esempio una serie di gadget della sua campagna elettorale, che lo portò a diventare presidente. Un'altra volta facemmo una cosa sull'allunaggio, dove abbiamo messo in esposizione le prime pagine, dei più grossi quotidiani, che ne parlavano, dal Corriere al Times, con tutti i grandi nomi del giornalismo internazionale, che firmarono i pezzi dell'epoca. Mi ricordo anche una mostra di soldatini, che raffiguravano delle bande in miniatura di tutto il mondo, realizzata in contemporanea al Festival delle Bande Militari svoltosi a Modena, quindi mentre davanti all'Accademia si svolgeva il Festival delle bande vere, noi avevamo quelle in miniatura fatte da soldatini. Abbiamo fatto una retrospettiva sui più importanti barman del '900, prendendo un campione di 10 nomi che erano universalmente riconosciuti come i barman italiani più importanti, quelli che avevano lasciato di più il segno, con alcune caricature che li riprendevano, una scheda per ognuno di loro, e aneddoti curiosi sulla loro vita nei grandi alberghi o nei grandi locali. Abbiamo fatto una retrospettiva su New York, raccogliendo delle cartoline della New York che non c'è più, quella dell'inizio '900 con dei grattacieli fantastici che adesso non ci sono più, visto che hanno l'abitudine di distruggerli e di rifarli, si poteva vedere un testo che spiegava e le immagini di quello che adesso non c'è più, per ripercorrere un secolo di una grande metropoli. Adesso abbiamo quella del Titanic, che è una mostra per capirne di più, con tutti i passaggi dal varo alla collisione con l'iceberg, con delle didascalie esplicative, con delle immagini inedite, con la rassegna stampa del dopo disastro, abbiamo completato la mostra fotografica con alcuni oggetti, non del Titanic, visto che quel poco che non si trova in fondo al mare è difficilissimo da trovare, ma di navi contemporanee al Titanic, che erano la concorrenza, per esempio un carrello portavivande del 1922 in argento massiccio, dal valore di 25.000 Euro, una cosa gigante, oggetti utilizzati nell'arredo, dei posaceneri, apribottiglie, spumantiere, a breve ci devono portare uno scafandro da palombaro del 1901. Sono tutte operazioni al passato. Ogni tanto buttiamo dentro qualcosa di attuale, per esempio abbiamo fatto una mostra sul rugby, un reportage di come si è evoluto il rugby negli anni, le mosse, le placcate, che ha avuto un grande successo ed è stata visitata da tanti ragazzi. Ci sono dei temi che arrivano di più sul pubblico giovane, e degli altri che sono per persone fra i 45-50 anni che avendo vissuto i temi trattati li sentono più vicini. Per avvicinare i giovani abbiamo anche fatto una mostra sui Boy Scout, sul movimento Scout, quindi tutta la storia del fondatore Robert Baden-Powell, fino ad arrivare ai giorni nostri, con oggetti, gadget, materiale vario, testi d'epoca, e li venivano i gruppi anche di giovanissimi, i lupetti, a visitarla interessatissimi. Abbiamo indirizzato così il locale.

E dal punto di vista prettamente legato al bar, come riuscite a legare le due cose?

Ovviamente il tutto deve essere accompagnato da una gestione il più possibile attenta, e questa idea di tipicizzare la nostra proposta anche nell'American bar, con questa carta di cocktail al balsamico, che abbiamo inventato negli anni scorsi, ci ha permesso anche di acquisire un'identità. L'idea di realizzare una caffetteria, un american bar, visto che ci troviamo a Modena, non ci troviamo ne in una nave, ne a Milano, quindi cerchiamo di utilizzare i nostri prodotti, ecco perchè l'aceto balsamico, e perchè il lambrusco, ed ecco perchè nei nostri buffet dell'aperitivo spesso incontriamo i salumi tipici locali e il parmigiano che non manca mai. quindi l'idea è un po' questo: di creare qualcosa di diverso, nel panorama di quello che anche miei colleghi importanti fanno, per esempio Florian, gli ho proposto spesso di fare delle cose storiche insieme, e lei mi ha sempre detto di no, perchè lei fa delle cose di rottura, delle cose moderne, mi ha detto: "io son già un museo, non posso autocelebrarmi, non posso fare delle cose vecchie, faccio delle cose legate alla biennale, moderne", per cui uno magari si trova al Florian con delle mostre moderne, d'avanguardia di fianco ai tavolini di marmo, ai divanini in velluto, agli affreschi, ai vetri e agli specchi d'epoca, questa è quello che li caratterizza. Giubbe Rosse è molto vivo, forse è quello che si muove di più per le attività culturali, sopratutto sulla poesia stanno facendo veramente un grosso lavoro, creando un gruppo di lavoro importante, riuscendo a dargli continuità, visto che il problema sta proprio li, molti sono quelli che partono, tre mostre e poi cambia gestione il locale, oppure mollano. Riuscire ad essere coerenti, non dico di ponderare bene la linea, fare anche degli esperimenti, cercando di capire che cosa ci viene meglio. Abbiamo visto che la risposta c'è, si deve solo riuscire ad essere riconoscibili, deve essere una cosa che negli anni acquisisce concretezza e quindi mantiene una sua dignità, perchè ha un passato, tutto sempre motivato, per esempio quella del Titanic era una vecchia cosa che avevamo in mente, perchè tutto sommato da barman ci sentiamo legati visto che chi può dire di avere lavorato su una nave è un barman che ha qualcosa in più, per cui ci affascinava fare qualcosa su una nave, anche se ha avuto un percorso che si è concluso tragicamente, ci sembrava qualcosa di bello anche per la nostra professione, come quando abbiamo fatto la mostra su Napoleone, abbiamo cercato di capire cosa mangiava e cosa beveva, e facemmo assaggiare assieme a questa associazione di napoleonici che vennero per l'occasione a Modena, facemmo assaggiare le cose tipiche che lui amava mangiare e bere. Spesso si cerca una scusa per poi berci sopra, alla fine, o per mangiarci sopra, dove non è possibile rimane un omaggio ad un tema che ci è molto caro.

Fra le ultime iniziative c'è pure la creazione di una Associazione legata al mitico 007, con una ricerca dei cocktail amati da James Bond e dei locali che lo hanno ospitato.

Anche il progetto James Bond rispecchia quanto detto prima, con questa ricerca leggendo i 52 romanzi della sagra, e vedendo i 22 film, raccogliendo tutto quello che ha bevuto e dove lo ha bevuto. E' un'attenzione che noi vogliamo avere. Questa cosa l'abbiamo costruita insieme a qualche amico legato al locale e a qualche ospite del locale. abbiamo cercato di fare un lavoro che non era ancora per certi versi fatto, che è quello di sapere questi grandi personaggi cosa amavano, quali erano le loro preferenze eno-gastronomiche, insomma, e unitamente a questo approfondire il personaggio. Tutto sommato quello che ci obbligavano a fare quando andavamo a scuola, ce lo siamo scelti noi adesso, in età matura, e vogliamo fare un percorso in modo da coinvolgere anche i nostri clienti.


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