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14 Luglio - Palermo - 380° FESTINO DI SANTA ROSALIA - entusiasmo e bagno di folla.

 

ENTUSIASMO E BAGNO DI FOLLA PER IL 380° FESTINO DI SANTA ROSALIA,
IL SINDACO: UNA FESTA EMOZIONANTE CHE HA COINVOLTO TUTTA LA CITTÁ

 

«Anche quest’anno la città ha vissuto il Festino con entusiasmo, cuore e passione. È stato un Festino bello, emozionante e coinvolgente, una grande festa di attese, di speranze, ma anche di certezze, che ha coinvolto tutta la città. Con i suoi scorci e i suoi monumenti, Palermo è diventata un palcoscenico – il più grande d’Italia – che ha accolto la teatralizzazione del miracolo di Santa Rosalia. Era questo il senso che volevamo dare alle celebrazioni in onore della Patrona, perché, ancora una volta, potessero essere un momento di grande fascinazione e suggestione: una festa della gente, da vivere con intensità, ma anche un richiamo per i turisti».

Lo ha detto il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, commentando il 380° Festino in onore di Santa Rosalia, organizzato dal Comune, diretto da Davide Rampello, su testi di Luca Masia, musiche di Mario Saroglia, e scenografie di Giacinto Burchellaro. Una edizione del Festino, seguita, quest’anno, da oltre 350 mila persone, che ieri notte si sono riversate sul Cassaro per assistere allo spettacolo.

La grande festa è iniziata alle 21.15, nel piano del Palazzo Reale, con la narrazione delle vicende che precedettero e accompagnarono l’arrivo della peste del 1624 a Palermo: un’opera in gran parte musicale e con una forte valenza teatrale.

La novità di quest’anno è stata rappresentata dall’introduzione sulla scena di tre personaggi storici: il pittore fiammingo Antoine Van Dyck, che in quei giorni si trovava a Palermo (interpretato da Giorgio Lupano); il viceré Emanuele Filiberto di Savoia (Flavio Bucci); e il cardinale Giannettino Doria (Mariano sigillo). A fare da narratore, l’attore palermitano Luigi Maria Burruano.

Fra cori e brani dal vivo, in un enorme palcoscenico, la scena rappresentava una piazza di Palermo come apparve a Van Dyck al suo arrivo: una città serena, calorosa, multietnica, nelle sue attività quotidiane, che ammalia l’artista. Poi, l’apparizione del viceré Emanuele Filiberto, oppresso da cupi presentimenti, davanti al suo palazzo; l’incontro fra i due, l’esplosione dell’epidemia, il buio sulla città.

Così, dopo una prima parte dominata dai colori, dalle luci e dal movimento, l’insorgere della peste ha trasformato Palermo in una terra di lutti: la scena è diventata cupa. Le atmosfere festanti si sono spente, schiacciate dal dolore, mentre il narratore raccontava i giorni del contagio.

In parte dal vivo e in parte su basi registrate, musiche, voci e cori originali hanno accompagnato il racconto in una suggestiva scenografia che ha ricostruito con grande cura alcuni angoli della città barocca.

Il cast di attori e cantanti ha eseguito in scena brani recitati e musicali: lo spettacolo è stato accompagnato da una colonna sonora di grande impatto emotivo, fra Oriente e Occidente, con melodie seicentesche e ritmi magrebini, echi arabeggianti e mediterranei, di natura colta o popolaresca. Un’opera di grande impatto emotivo, ricca di suggestioni sonore prese a prestito da molteplici generi musicali e impreziosita dal contributo di dodici cantanti dal vivo: tra questi, i siciliani Laura Mollica, Sara Cappello, Mario Incudine, Valeria Milazzo e Antonio Tarantino. Attori e cantanti si sono alternati sul palco, in un mix fra brani appositamente composti per il Festino e dialoghi fra i protagonisti della teatralizzazione.

Dopo la scena del Palazzo Reale, che si è chiusa con un canto collettivo, un’invocazione alla Santuzza per la liberazione della città dal contagio, il Carro, alto 11 metri, pesante 7 tonnellate, bianco e con decorazioni dorate, ha iniziato la sua discesa verso la Cattedrale, dove protagonista è stato il cardinale Giannettino Doria, arcivescovo di Palermo, interpretato da Mariano Rigillo: secondo un’accurata iconografia seicentesca, il palcoscenico davanti alla Cattedrale è stato trasformato in un lazzaretto, dove, fra monatti e appestati, lamenti, invocazioni di pietà e le prime voci sul ritrovamento delle ossa di Santa Rosalia su Monte Pellegrino, il cardinale, sconvolto e dubbioso, si è ritirato in preghiera. Alla fine, come “illuminato” dalla visione del Carro, l’arcivescovo ha chiesto l’intervento liberatorio di Santa Rosalia. Sul Carro, con un ingegnoso meccanismo, sono apparse, allora, accanto alla Santuzza, le immagini delle altre quattro patrone di Palermo, Santa Ninfa, Sant’Oliva, Santa Cristina e Sant’Agata. E da quel momento Palermo è risorta, mentre sul prospetto della Cattedrale, con un grande “colpo di teatro”, fra lo stupore del pubblico, è apparsa una gigantesca immagine luminosa raffigurante la Madonna del Rosario dipinta da Van Dyck .

Quindi, è ripresa la discesa del Carro trionfale, trasportato da 60 marinai e circondato da un cordone protettivo formato dai lavoratori Gesip, oltre che da carabinieri, polizia e vigili urbani, guidati dal comandante Maurizio Pedicone. A fianco del Sindaco, gli assessori Gianni Puglisi, ed Eugenio Randi, il direttore generale Gaetano Lo Cicero e il direttore artistico Davide Rampello.

Il Carro, preceduto da un corteo in costume composto da settantaquattro figuranti, dai tradizionali “tamburinai” e con il cardinale Doria, portato su un baldacchino, è giunto ai Quattro Canti. Qui, il sindaco Diego Cammarata è salito sul Carro percorrendo una scala fino ai piedi della statua della Patrona, dove ha deposto un mazzo di fiori di campo, gridando «viva Palermo e Santa Rosalia». È stato un momento di grande emozione, davanti alla folla che gremiva piazza Vigliena, sulla quale è caduta una pioggia di petali di rosa.

Dai Quattro Canti, il Carro si è mosso lentamente in direzione di Porta Felice. A seguire il Festino, quest’anno, anche numerosi giornalisti di testate italiane e straniere (tra le quali “O Globo”, “Lumea Romanesca”, “Tg4”, “America Oggi”, “Profil”, “El Mundo Deportivo”, “Tg2 - Costume e società”, “Rai international”, “La 7”, “Viageu e turismo”, “Il Tempo”, “Panorama” e altri ancora).

Al Foro Italico, a mezzanotte e quindici, sono iniziati i tradizionali fuochi d’artificio: un immancabile rito che ha sancito, con suggestive ed emozionanti luci e colori, la fine della peste e la rinascita della città, nel segno del miracolo di Santa Rosalia. È stato il suggello a quello che, per fantasia creativa, accuratezza della macchina scenica e partecipazione popolare, sarà ricordato come uno dei Festini di maggiore successo.