News da Palermo

indice

20 Giugno - Palazzo arcivescovile: Presentazione del 379° Festino in onore di Santa Rosalia.

FESTINO IN ONORE DI SANTA ROSALIA, IL SINDACO DI PALERMO: “MOLTE LE NOVITA’ DI QUEST’ANNO MA NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE”

il Programma delle Manifestazioni

il Programma Religioso

Questa mattina, il sindaco Diego Cammarata ha presentato all’arcivescovo, cardinale Salvatore De Giorgi, il programma delle manifestazioni del 379° Festino in onore di Santa Rosalia, la più suggestiva festa del Mediterraneo. Il primo cittadino – accompagnato dall’assessore alla Cultura, Gianni Puglisi, e dal direttore artistico, Davide Rampello – ha ricordato “il rapporto di affetto che esiste tra i palermitani e la Santuzza, che viene annualmente riconfermato dai festeggiamenti che Palermo dedica all’anniversario del ritrovamento delle ossa della Santa. Una celebrazione, che è una straordinaria mescolanza di elementi religiosi e di tradizione popolare ma che ha sempre avuto nel rapporto saldo fra la Chiesa e le Istituzioni amministrative (dal Senato della città, all’epoca della terribile epidemia, fino alle odierne municipalità) uno dei capisaldi”.

fotografia realizzata da Luigi Farina

“Il Festino di quest’anno – ha aggiunto il sindaco Cammarata – è caratterizzato, da una parte, da un ritorno alla tradizione con una forte prevalenza della componente religiosa e, dall’altra, da alcuni elementi di novità, primo fra tutti la drammatizzazione dell’evento che viene “letto” anche in chiave teatrale, consentendo a tutti i cittadini che parteciperanno al Festino di seguire la processione nel suo svolgimento anche da lontano”.

“Il Festino – ha concluso il Sindaco di Palermo – diventa, una volta di più, la festa di tutti i palermitani che, nel confermare la devozione alla Santa Patrona della città, ne rinnovano anche il ricordo. Santa Rosalia è con noi, dunque, lungo la processione, nella teatralizzazione della sua vicenda terrena, nel roseto che simbolicamente la rappresenta e che l’Amministrazione comunale ha deciso di dedicare, quest’anno, a tutti i cittadini di Palermo e alla loro Patrona”.

Quindi, è intervenuto l’assessore Gianni Puglisi, che ha ricordato come la Festa in onore della Santa Patrona rimandi anche ai “fescennini” di classica memoria, che collegano il momento religioso proprio del Festino al divertimento dei palermitani. Il direttore artistico, professor Davide Rampello ha, poi, illustrato le varie fasi dello spettacolo del 14 luglio.

Quest’anno, le manifestazioni del Festino inizieranno già il 1 luglio, per concludersi con la teatralizzazione della notte del 14 e con la Processione religiosa del 15 luglio. Durante tutto il periodo del Festino, in dodici chiese del Centro storico di Palermo saranno eseguiti altrettanti concerti gratuiti di musica sacra, e in diverse piazze e strade cittadine saranno rappresentate opere teatrali e di pupi, aventi come tema il Trionfo della Santuzza, ma anche concerti di musica popolare palermitana. 

fotografia realizzata da Luigi Farina

Il simbolo del Festino sarà la rosa, che diverrà anche il simbolo di tutti i grandi eventi promossi dal Comune. A questo proposito, grazie alla collaborazione con l’Orto botanico e l’Università di Palermo, sarà realizzato un grande roseto all’interno di Villa Castenuovo, di circa un ettaro, con rose provenienti da tutto il mondo. Sarà uno dei più grandi roseti d’Europa e verrà completato entro il 2004.

LA TEATRALIZZAZIONE DEL 14 LUGLIO

Il momento centrale dei Festeggiamenti sarà la teatralizzazione della notte del 14 luglio, che avverrà – come ogni anno – al piano del Palazzo Reale, al piano della Cattedrale e ai Quattro Canti, da cui passerà il Carro Trionfale. Al termine del Corteo, i fuochi pirotecnici che, quest’anno, saranno accompagnati dalla musica eseguita da un’orchestra dal vivo. Tra le novità di quest’anno, oltre alla particolare teatralizzazione dell’evento, ai giochi di luce e ai suggestivi effetti speciali, c’è anche la voce del narratore, che sarà quella di Arnoldo Foà e che scandirà tutte le fasi del Corteo. Una novità assoluta sarà anche il Carro, che resterà velato da drappi neri, sino a quando questi cadranno e verrà svelata una sontuosa statua della Santuzza, con il volto e le mani di porcellana, sul modello delle statue seicentesche. Tutto attorno al carro, essenze profumate di rose produrranno un effetto ancora più suggestivo.

Quadro 1 (Palazzo Reale)

La scena si svolge a Palermo, in un giorno qualunque della primavera dell’anno 1624. La città si mostra operosa. Sulla parte alta del palazzo brillano le luci delle botteghe artigiane: una macchina da falegnameria, un vasaio, lo scintillio dell’opera di un fabbro. Si percepiscono chiaramente i movimenti dei lavoratori: sono presenze discrete, ariose e leggere, eppure vitali, sottolineate dalla musica ritmata e incalzante. Sulla porzione centrale della facciata del Palazzo è posto un piano inclinato di grandi dimensioni sul quale è steso un telo, adagiato come un sipario che dalla balconata scende fino alla piazza gremita di folla. Su di esso è riprodotta l’immagine degli antichi contrafforti della città di Palermo.

Anticipato da un repentino cambio musicale e dalle parole del narratore, improvvisamente il sipario si arriccia dall’alto verso il basso, svelando la straordinaria raffigurazione pittorica dell’antica pianta della città. Sulla raffigurazione della città si deposita l’ombra di una grande nave, dapprima circoscritta e nitida, poi sempre più larga, indefinita e sfocata, che tinge di scuro l’intera scena. La musica ha cambiato registro e comunica ora un senso di disagio e di inquietudine, di catastrofe imminente. L’immagine di gioia si è tinta dei toni cupi e gravi della disperazione. Le luci vive delle botteghe artigiane si sono trasformate in fiochi lumini da ospedale. La voce del narratore annuncia l’arrivo della peste.

Un bimbo cammina solitario lungo la balconata seguito da una sottile lama di luce. Il suo corpo indifeso racchiude tutta la miseria della condizione umana, la violenza sorda di una morte inarrestabile. In sottofondo, cresce una polifonia gravida di tensione drammatica: voci di uomini e donne che invocano pietà e perdono in arabo, in siciliano, in spagnolo, in italiano e in latino, si mescolano in una babele di suoni intrecciati tra loro come in una creatura sonora mostruosa. La città è preda della peste. Palermo va letteralmente in pezzi. Blocchi interi di città precipitano nel vuoto. Dal piano inclinato si staccano interi pezzi di struttura, lasciando la pianta della città squarciata, sfregiata da grandi voragini. A poco a poco, da queste simboliche fosse comuni appaiono uomini e donne avvolti in cenciosi teli scuri. Prima le mani, poi le braccia, infine i corpi. Nessuno di loro ha la forza per stare in piedi. Strisciano su ciò che rimane della città, lasciando dietro di sé lunghe ombre nere, come macchie di sangue raffermo. Le figure spariscono negli stessi buchi dai quali sono apparse, come cadaveri ammassati nelle fosse.

Dal lato destro del palazzo, all’altezza della balconata, compare la testa di un corteo, annunciato da un canto grave e ripetitivo: un’invocazione lanciata ossessivamente nel vuoto. Il corteo, composto da un centinaio di figuranti divisi tra monatti, flagellati, portatori di turibolo e religiosi di vari ordini, sfila davanti al pubblico. Chiude la processione il vescovo in abito rosso cardinalizio. Il corteo sparisce nell’oscurità, ma il suo canto, come l’eco di una voce, persiste nell’aria. Il pubblico si volta verso il centro della piazza.

Appare il carro, interamente avvolto da teli neri. La musica abbandona i toni dell’incubo e con un crescendo accompagna il lacerarsi dei teli e lo sgusciare del carro dal bozzolo scuro che lo imprigionava. Alcuni uomini vestiti da marinai afferrano le cime che pendono dalla prua del carro e iniziano a tirare. Il narratore annuncia che è cominciato il cammino che dalla morte condurrà alla vita.

Quadro 2 (Cattedrale)

Il carro, trainato dai marinai, giunge davanti alla Cattedrale. Come un’armata celeste, una teoria di bandiere bianche e inamidate sono schierate sulla sommità dell’edificio sacro. Il frontale della chiesa è rivestito da un cielo barocco dipinto, costituito da grandi nuvole disposte su piani diversi. Il carro viene accolto da una musica celestiale: un coro di angeliche voci bianche che dal cielo arriva dritto al cuore degli uomini. Un violinista suona sospeso nell’aria. Il narratore annuncia che è giunto il momento che il patto tra cielo e terra venga ristabilito.

Allora appare sulla sommità della cattedrale una figura femminile, coperta in volto, avvolta in un abito di tulle bianco con un lungo strascico e una corona di rose sul capo. Santa Rosalia appare e scompare, come un miraggio. Cammina lungo la balconata, sparisce e riappare subito dopo al piano inferiore. In un gioco magico di luci e visioni, la Santa scende dal cielo fino a terra e raggiunge il lussureggiante roseto che circonda la sua statua. Rapita da una fortissima luce bianca si dissolve e si materializza, come in un miracolo, sul carro. Si rivela al pubblico la stupefacente bellezza della statua, interamente dipinta con un vivido effetto di realismo. Una fortissima essenza di rose si sprigiona nell’aria. Adesso che Rosalia è scesa tra la gente, il suo potere e la sua forza salvifica possono diffondersi, al pari della malattia, in un inarrestabile contagio di vita.

Dalla via che costeggia lateralmente la Cattedrale, appare la testa di un imponente corteo annunciato dal ritmo dei tamburi militari. Si immette nella Corso e si dispone alla testa del carro. E’ composto da alcune centinaia di persone: in testa a tutti un drappello di tamburini, poi soldati in uniforme di ogni ordine e grado, ordinatamente inquadrati e divisi. In fondo al corteo, due portantine rette a spalla da civili, con il Viceré e un alto dignitario. Dietro di loro, sfilano altre sette portantine. Su di esse le donne che simboleggiano le virtù cardinali e teologali. In testa la Fede: vestita di bianco con l’elmo in testa, una candela accesa nella mano destra e nella sinistra le tavole della legge. Poi la Speranza: in abito verde, con una ghirlanda di fiori in testa e Amore teneramente in braccio. Quindi la Carità: vestita di rosso, con una fiamma che arde in testa, un fanciullo retto con il braccio destro e altri due che giocano ai suoi piedi. Seguono la Prudenza: con due facce e l’elmo dorato circondato da una ghirlanda di foglie, nella mano destra una lancia con un pesce attorcigliato e uno specchio nella sinistra; la Fortezza: armata e con uno scudo nella mano destra sul quale campeggia l’effige di un leone che azzanna un cinghiale; la Giustizia, donna coronata e vestita d’oro, con un monile al collo sul quale è scolpito un occhio; infine la Temperanza, col tempo in una mano e il freno nell’altra.

Quadro 3 (Quattro Canti)

Il corteo fa il suo ingresso nella Piazza dei Quattro Canti e l’attraversa. Quattro grandi arcate collegano i palazzi e sovrastano le vie d’accesso. Sulle facciate degli edifici sono stesi dei tulle bianchi disposti morbidamente a spezzare la regolarità delle architetture. Al passaggio del corteo, i quattro canti s’illuminano con giochi di luce colorata che caratterizzano i diversi periodi dell’anno. Dai toni freddi e azzurrati dell’inverno si passa a quelli rosati della primavera, dalle luci calde e ambrate dell’autunno si va verso quelle infuocate dell’estate. Gli arazzi appesi ai balconi, gli addobbi vegetali, e tutta la scenografia richiama la Natura Madre e la sua forza generatrice. Un elemento che in questo momento della rappresentazione assume un profondo significato simbolico. Il carro entra nella piazza e si ferma al centro dei quattro canti. Le parole del narratore richiamano i valori semplici della cultura materiale e contadina, spontaneamente in contatto con il supremo, il divino e il soprannaturale, in un inestricabile gioco di equilibrio tra paura e speranza. Adesso si celebra il trionfo della vita sulla morte, ma nell’una è sempre presente l’altra e viceversa. Così da sempre. Così per sempre. Il Sindaco di Palermo sale sul carro e raggiunge i piedi della statua. Depone un mazzo di rose dinnanzi alla Santa ed esclama la frase rituale: “Viva Palermo, viva Santa Rosalia!” Improvvisamente, dai tetti delle case cade una fitta pioggia di petali di rose e una cascata di fuoco. Una musica trionfale e sublime al tempo stesso accompagna l’uscita del carro dalla piazza.

Il carro procede ora velocemente Porta Felice dove l’attende l’ultima prova: in un liberatorio grido di giubilo il carro scaccia la peste lontano dalle mura della città.

Santa Rosalia ha salvato Palermo e i palermitani. Il carro può finalmente marciare verso il mare. Verso i fuochi d’artificio.

il roseto simboleggiante il centro storico di Palermo con sullo sfondo Monte Pellegrino