RON, IL NOTO CANTAUTORE HA CREATO UNA SUA PERSONALE
«ETICHETTA VINICOLA» E SPIEGA:

"Il vino ha molte anologie con la musica..."

«Un buon bicchiere è come l'arte, racconta storie, porta in superficie un mondo segreto...».

I VINI FRACENT'ANNI

I vini presentati con le etichette Fracent’anni sono un rosso e un bianco. Sono fatti con i vitigni autoctoni o classici dell’Oltrepo Pavese e sono accompagnati dalla denominazione Igt, Indicazione Geografica tipica, a sottolineare proprio la loro tipicità rispetto al territorio d’origine.

Fracent’anni rosso è il risultato di un assemblaggio, in gergo “uvaggio”, di vini derivanti dalla spremitura di quattro uve diverse: cabernet, bonarda, barbera e uva rara. I vini, una volta lavorati in cantina, restano poi separati in piccole botti da 225 litri – le barrique di rovere francese - per 4 anni. Quindi si fanno gli uvaggi. Si uniscono tra loro i vini in percentuali diverse, si prova e si riprova, si assaggia e si riassaggia, fino a quando Ron e Carlo Zanetti non individuano il vino che piace a loro: quello magari non di moda, ma dal carattere deciso, dai profumi di campo e dal sapore netto e armonico al tempo stesso, come quello della tradizione, della gioventù trascorsa tra le colline lombarde. Trovata la combinazione desiderata, il vino viene imbottigliato.
Date le caratteristiche delle uve, la scrupolosa vinificazione e la lunga permanenza nelle botti, questo vino rosso, una volta acquistato, può resistere bene nella nostra cantina anche per 5/6 anni. Anche se non crediamo che si possa resistere all’evidente tentazione di berlo molto, molto prima.

Fracent’anni bianco è il risultato della vinificazione in bianco del pinot nero. Quest’ultima è un’uva dagli acini rossi, quindi ci si aspetterebbe vino rosso. Invece subito dopo la spremitura le bucce, che contengono le sostanze naturali che danno colore al vino, vengono subito tolte. Rimane così il mosto derivante solo dalla polpa, che, come in quasi tutte le uve, comprese quelle dalla buccia scura, è bianca. Anche questo vino, dopo il passaggio iniziale nelle vasche di fermentazione, rimane nelle barrique per 2 anni. Un periodo lungo, per un vino bianco. Ma il tempo e la cura contribuiscono a dargli, anche in questo caso, maggior corpo e carattere. Com’era il vino della tradizione. Sempre secondo il criterio di fare un vino che, prima di tutto, piacesse ai due autori, nella fase è stata aggiunta una percentuale piccolissima di Chardonnay, un’uva che, per sua natura, se ben lavorata, sa regalare profumi di frutta davvero fantastici. Ecco perché questo Fracent’anni bianco ha un profumo soave e persistente.

Carlo Zanetti, che ha fatto questi vini con il “parere positivo” dell’enologo Carlo Saviotti, ha 38 anni e fa il vignaiolo, come suo padre e suo nonno, tra le colline di Stradella (Pavia) dove ha una piccola ma affermata cantina e nove ettari di vigne, che coltiva con passione e molta attenzione. I suoi vini hanno successo, ma il successo non gli dà alla testa. Carlo vuole fermamente restare un piccolo produttore legato alla sua terra.

I due vini con l’etichetta Fracent’anni sono prodotti, in questa prima annata, in pochi pezzi, 6 mila bottiglie in tutto. Vini per appassionati, da regalare agli amici veri, da bere quando la compagnia è davvero il massimo, come vuole lo spirito dei due autori. Così, ovviamente, i vini non si possono trovare dappertutto. Però si possono ordinare e dunque ricevere poi a casa, contattando direttamente i produttori. Con una e mail a fracentanni@ron.it o chiamando il numero 0382 821202.

 

RON: PERCHE' ABBIAMO FATTO QUESTI VINI.

Per essere creativo devi stare bene. Per stare bene devi avere buoni amici in un posto che ti piace. Sono nato e vivo ai piedi delle colline dell’Oltrepo Pavese, che sono sempre state il mio rifugio, la terra dei miei vagabondaggi solitari in moto, l’ambiente da cui trarre ispirazione per il mio lavoro. Ho cercato a lungo un posto dove isolarmi a lavorare, lontano dal mondo e al tempo stesso a due passi da casa. Dopo aver visto tanti bei luoghi ho trovato la quiete di una bella villa, un’isola in un mare di vigne, nel cuore dell’Oltrepo. Qui mi sono messo a scrivere e a comporre, ma anche a girare per filari e campagne, per borghi e trattorie. Riscoprendo il mondo segreto delle mie origini, fatto di terra e di nuvole, di profumi e di sapori, di lavoro e di passione. Così la gente, i contadini, mi invitavano a casa, in cantina, ad assaggiare il loro vino, oppure gli osti, la sera, mi stappavano bottiglie del posto, spesso pezzi rari e sopraffini. Mi sono interessato e poi appassionato, proprio per quello che il vino sa esprimere, rappresentare. Ho scoperto che con la musica, con le canzoni, ci sono molte analogie. Anche il vino è un segno d’artista, racconta storie. È capace di consolare, unire, rallegrare. Migliora gli umori e accende la fantasia. Porta in superficie un mondo segreto, spesso intimo. Così m’è venuto naturale cercare di sapere sempre di più sul vino, fino scoprire, un po’ a sorpresa, la naturale voglia di farlo. Questo anche grazie all’amicizia consolidata con Carlo Zanetti, che i primi tempi, in questo mondo di armonie di profumi e sapori, è stata guida importante. Insieme abbiamo a lungo girato, scrutato, assaggiato. Fino alla decisione di fare insieme il vino. Ma quale vino? Quello appunto delle nostre colline, dei nostri contadini, della nostra tradizione. Quello che piaceva a noi. Non è stato facile. Perché il vino giusto dipende spesso dall’umore, dall’ambiente, da chi lo beve con te. Ma l’abbiamo trovato.

Quando poi Carlo mi ha chiesto: come lo chiamiamo? non ho avuto dubbi: Fracent’anni. M’è venuto fuori subito, d’istinto. Vorrei incontrarti fra cent’anni ha venduto oltre 200 mila copie. Chissà che il nome non porti altrettanta fortuna ai nostri due vini. Di sicuro sono stati fatti con altrettanta passione”.

L’etichetta di Fracent’anni è di Flora Sala, che ha uno studio di grafica a Milano e una lunga esperienza artistica e professionale nel mondo della musica. Sue sono le copertine dei dischi di molti grandi cantanti. Flora ha saputo subito interpretare l’attaccamento di Ron alla terra e il desiderio di esprimere questo attaccamento attraverso il vino. Non solo l’etichetta richiama la terra, la materialità, nel colore, nel tratto deciso e insolito del nome, ma lo stesso disegno originale da cui poi l’etichetta è stata riprodotta, è stato fatto con colori ottenuti mescolando realmente terre diverse dell’Oltrepo. Anche l’’etichetta, insieme alla vite, al vino e ai suoi due autori, annoda i fili di un legame profondo.