TEATRO MANZONI
Via Manzoni 42
Milano
Tel. 02 7636901 –
Fax 02 76005471
www.teatromanzoni.it
info@teatromanzoni.it
STAGIONE TEATRALE 2005-06
cartellone
Il cartellone
della stagione teatrale 2005-06 si configura con
la provocante presenza dei maggiori drammaturghi
stranieri contemporanei (dallo svizzero
Friedrich Durrenmatt all’inglese Joe Orton,
dall’americano Arthur Miller all’attore-autore-regista
londinese Alan Ayckbourn, fino ai francesi
Gérald Sibleyras e Jean Dell che si sono
distinti recentemente per aver ricevuto il
premio Molière) affrancati, in una sorta di
contrapposizione ideologica, dall’altrettanto
significativa presenza di alcune specifiche
realtà della drammaturgia italiana che unisce,
al nome obbligato di Luigi Pirandello, l’estro
inventivo di Enrico Montesano e la dissacrante
prosa di un autore “fuori dalle righe” come il
pavese Edoardo Erba, particolarmente attivo
anche nella produzione televisiva e radiofonica.
Il versante
“impegnato” della nuova stagione si manifesta
fin dal primo spettacolo che,
nell’interpretazione di Isa Danieli e Massimo
Foschi con la regia di Armando Pugliese,
conclude a Milano il trionfale ciclo di repliche
di “La visita della vecchia signora” di
Friedrich Durrenmatt. I tre atti del drammaturgo
svizzero, imperniati sull’eccentrica e
vendicativa miliardaria Claire Zachanassian,
sono stati tenuti a battesimo nel 1955 allo
Schauspielhaus di Zurigo con Therese Giehse nel
ruolo della protagonista per la regia di Oskar
Walterlin. La drammatica apparizione della donna
più ricca del mondo, tornata dopo trent’anni nel
paese natale con la variopinta corte dei suoi
“schiavi”, aveva sollecitato anche l’interesse
di Giorgio Strehler che allestì lo sconcertante
dramma al Piccolo Teatro il 31 gennaio 1960 con
Sarah Ferrati e gli apporti interpretativi di
Tino Carraro, Ottavio Fanfani, Cesare Polacco,
Gabriella Giacobbe, Tino Buazzelli, Enzo
Tarascio, Maria Grazia Antonini, Gastone Moschin.
Tra gli allestimenti più interessanti basterà
ricordare l’edizione (1976) della grande Edwige
Feuillère diretta da Jean Mercure e quella
precedente andata in scena a Broadway nel 1958
con grande successo, protagonista Lynn Fontanne.
All’inquietante
atmosfera di Durrenmatt fa da contrappeso la
scatenata ilarità dello spettacolo di Enrico
Montesano, scritto con la collaborazione di
Enrico Vaime, Adriano Vianello e Nicola Fano.
“Noio vulevan sàvuar ancor” è l’ormai mitica
battuta maldestramente milanesizzata che lo
spaesato Totò rivolge a un vigile urbano nella
centralissima piazza del Duomo nel film “Totò,
Peppino e la malafemmina”. Il richiamo al
vecchio film con Totò e Peppino non pretende
ulteriori addentellati, poiché Montesano si
orienta nella duplice direzione di un salto nel
passato e un opposto balzo nel futuro,
alternando al recupero di canzoni e di sketch
degli anni ’40-’50 l’opposta ricerca di un oggi
rivisto con la personalissima capacità
stravolgente del protagonista, affiancato da un
gruppo di ballo tutto al femminile.
Alla sagra italica
di Montesano si contrappone la riproposta di
“Ciò che vide il maggiordomo” di Joe Orton,
ovvero del più trasgressivo degli autori inglesi
della seconda metà del ventesimo secolo. Più che
per la sua sfera multiforme e discontinua, Orton
è assurto a simbolo del disagio e della follia
di una stagione artistica troncata dalla tragica
rivolta del suo compagno, arrivato a ucciderlo a
martellate prima di seguirlo nel regno delle
ombre.
Ambientato in uno
studio psicoanalitico, protagonisti appunto due
psichiatri, “What the butler saw” è stato tenuto
a battesimo nel 1967, l’anno fatale in cui si
compì il tormentato itinerario del ribelle
irriducibile. La regia di Andrea Brambilla,
anche protagonista accanto a Nino Formicola,
innerva la riproposta di una impudente sfida a
tutti i valori consolidati in nome di una
libertà senza confini. Come attestano le
edizioni italiane tra le quali si ricordano
quella con Nino Castelnuovo e Giorgia Trasselli,
regia di Marco Vaccari (1997-98), e quella con
Carlo Alighiero protagonista-adattatore-regista
affiancato da Fiorenza Marchegiani, Mico Cundari
con Milena Miconi (2002-03). Particolarmente
riuscita l’edizione americana andata in scena ad
Arlington in Virginia nel 2002.
“Un’ora e mezza di
ritardo” è uno tra i testi contemporanei
presenti in cartellone. I due autori, Gérald
Sibleyras e Jean Dell sono conosciuti dal
pubblico parigino per la messa in scena di
alcune commedie brillanti. La vicenda di questa
è imperniata banalmente sul dialogo che si avvia
tra due coniugi in procinto di recarsi ad una
cena importante. Tutto accade in quello spazio
di tempo, lei ha bisogno di parlare, di
alleggerire il suo cuore e, nonostante lui
cerchi di reprimere questa sua esigenza
impellente, la discussione si protrae: trenta
anni di vita in comune valgono ben un’ora e
mezza di ritardo. La commedia, che sarà
rappresentata contemporaneamente a Parigi, segna
il ritorno sulle scene teatrali di Stefania
Sandrelli in un momento fulgido del suo percorso
artistico per essere stata insignita del “Leone
d’oro alla carriera” alla Mostra del cinema di
Venezia. La affianca Massimo De Francovich
attore insostituibile per il regista Piero
Maccarinelli.
Il nome di
Pirandello iscritto nella seconda parte della
stagione può trarre in inganno, poichè la
vicenda di “Liolà” non appartiene alla
tormentata drammaturgia delle “maschere nude”,
ma va collocata nell’ambito sorridente delle
commedie dell’esordio, ancora permeate dal
nativo dialetto girgentese, alias agrigentino. A
impersonare il primo Liolà è stato nel lontano
1916 Angelo Musco, mentre la successiva versione
napoletana (maggio 1935, all’Odeon di Milano)
ebbe per protagonista Peppino De Filippo,
affiancato dai fratelli Eduardo e Titina.
L’odierna riproposta della corale vicenda
siciliana si avvale della fantasiosa regia di
Luigi Proietti e dell’interpretazione
personalissima di Gianfranco Jannuzzo con
Manuela Arcuri nel ruolo di Mita. Tra le venti e
più edizioni della commedia basterà ricordare
gli allestimenti con Michele Abruzzo (1937),
Vittorio De Sica (1942), Giorgio De Lullo
(1951), Enrico Maria Salerno (1956), Leonardo
Cortese (1956), Turi Ferro (1959), Achille Millo
(con la regia di De Sica, 1961), Domenico
Modugno (1968), Bruno Cirino (1980), Ugo Pagliai
(1983), Gigi Proietti (1988), Massimo Ranieri
(1991).
Di tutt’altro
segno si preannuncia lo spericolato testo di
Edoardo Erba che usa lo stile della commedia
piccante del Cinquecento per parlare del
rapporto fra i sessi in modo attualissimo e
straordinariamente incisivo. La vicenda è
ambientata nella casa di Annibale, un imprudente
tipografo fiorentino, che per farsi assumere a
corte accetta un patto scellerato col Visconte
Morello che pretende di avere a sua completa
disposizione la moglie del postulante. La
beffarda historia si complica con la malattia
della suocera che obbliga la figlia Bianca ad
accorrere al suo capezzale, lasciando in casa
Annibale e una servetta molto appetitosa,
Margarita, che ha a suo vantaggio di essere
stata generata da una strega avvezza a fare
incantesimi. Con la regia di Ugo Chiti sono
Maria Amelia Monti e Gianfelice Imparato a dare
maliziosa presenza ai trasgressivi protagonisti.
A una dozzina di
anni dal battesimo italiano (29 gennaio 1993 al
teatro Donizetti di Bergamo) protagonisti Ugo
Pagliai, Paola Gassman e Gea Lionello, regia di
Marco Sciaccaluga, torna in palcoscenico “Giù
dal monte Morgan” l’ultimo testo teatrale di
Arthur Miller andato in scena in prima assoluta
al Wyndham’s Theatre di Londra con Tom Conti,
Gemma Jones, Clare Higgins il 23 ottobre 1991
con la regia di Michael Blakemore. Sotto le
apparenze di una pochade all’americana
attribuibile a Neil Simon più che all’autore di
“Morte di un commesso viaggiatore” e di “Uno
sguardo dal ponte”, la Discesa dal monte Morgan
risvolta sul piano inclinato di una tematica
vagamente pirandelliana con due donne costrette
a fare i conti con il tradimento del loro
partner. A impersonare l’imbarazzato
protagonista sarà stavolta Andrea Giordana
affiancato da Benedetta Buccellato, Giorgia
Senesi e Sergio Basile, vivacizzato dalla regia
sorniona di Sergio Fantoni.
A concludere
l’intensa stagione sarà l’ilarità sofisticata di
“Prova a farmi ridere” di Alan Ayckbourn
nell’adattamento esilarante di Maurizio Micheli,
protagonisti Pino Quartullo, Benedicta Boccoli e
Paila Pavese diretti da Maurizio Micheli. La
prima assoluta della divertente commedia (“Comic
potential” il titolo originale) risale al 4
giugno 1998 a Scarborough, con James Hornsby nel
ruolo del dottor Farmer e Janie Dee a suo agio
nei panni di uno spiritoso robot. Un bizzarro
regista, un giovane autore e un’attrice
meccanica dispiegano appieno l’esasperazione
comica che caratterizza la drammaturgia
dissacrante del poliedrico Ayckbourn, emersa
appieno nella ripresa londinese al Lyric Theatre
(13 ottobre 1999) e nell’edizione americana al
Manhattan Theatre Club (2000).
CAMPAGNA
ABBONAMENTI stagione teatrale 2005-2006
NUOVI ABBONAMENTI
IN VENDITA FINO A
DOMENICA 23 OTTOBRE
presso
TEATRO MANZONI
orari cassa: 10 -
18 continuato da lunedì a venerdì
telefonicamente al
NUMERO VERDE 800-914350 o al numero 02-7636901
con addebito sulla
propria carta di credito (Cartasì, Visa,
Mastercard), invio vaglia postale o assegno
bancario.
COSTO
DELL'ABBONAMENTO a posto fisso per 8 spettacoli
€. 220,00 compresi
diritti di prevendita
|