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3 Dicembre 2004 - Alcamo (TP) - ex Chiesa del SS Salvatore

 

Vita Mia

di Emma Dante

presentato dalla Compagnia Sud Costa Occidentale

vedi scheda spettacolo

 

Compagnia Sud Costa Occidentale: da sinistra Alessio Piazza, Ersilia Lombardo, Enzo Di Michele, Giacomo Guarneri.


Entrambe le foto presenti in questa pagina ci sono state gentilmente concesse da Foto Gebbia


 

Intervista ad Emma Dante

di Lydia Adamo

 

Alcamo (TP) - 3 Dicembre 2004 - ore 19.00 - Mi trovo nella Chiesa SS Salvatore in Alcamo, dove la Compagnia Sud Costa Occidentale ha finito le prove, mentre i tecnici provano le luci la regista Emma Dante mi concede un attimo del suo tempo.

 

Artisti per Alcamo (AXA). Come lei sa, con gli incassi di questa manifestazione sarà istituita una borsa di studio in una disciplina artistica per un giovane siciliano della provincia di trapani. Che cosa consiglierebbe agli aspiranti registi?

Il mio consiglio è quello di cercare una direzione, di non fare il teatro tanto per farlo e di non fare tutto il teatro, ma di scegliere un settore, una strada, un’impostazione, un approccio al teatro, non si possono fare tutti gli spettacoli, perché si diventa generici.

Quello che consiglio è cercare di capire qual è il sacrificio che ognuno di loro è disposto a fare.

Per me il teatro è sacrificio, rigore, determinazione, passione, studio, ricerca, non è una strada facile da intraprendere.

Quello che intendo io non è un teatro d’intrattenimento, invece ci sono dei settori di teatro che sono d’intrattenimento, appunto bisogna capire quale direzione intraprendere e questo è fondamentale per cominciare a parlare di questo argomento con i giovani.

 

Fino al 28 Nov al CRT di Milano è andato in scena “carnezzeria” che gli è valso il prestigioso premio UBU, cosa ha rappresentato per lei questo riconoscimento?

Ne ho vinti due di UBU, con ‘npalermu e carnezzeria, quello che conta sono gli spettacoli che facciamo più che i premi, per cui i premi servono per dare una maggiore credenziale, ma non sono tutto. Quello che conta è il lavoro.

 

Come definirebbe lei il suo teatro?

…come se fosse una traversata nell’oceano al buio senza luce.

 

Non è un po’ tetro?

Non è tetro, arduo si, ma non è tetro perché ci sono dei momenti al buio nell’oceano che sono infinitamente belli.

 

Ha un regista preferito o al quale s’inspira?

Non c’è un regista a cui m’inspiro, ma ci sono dei grandi maestri chiaramente che per me sono dei grandi riferimenti, come Kantor, o un lavoro che ha fatto Grotowsky, dove al suo interno si svolge il training quotidiano, durante il quale gli allievi provano i duri esercizi fisici ideati espressamente dal maestro con il fine di aiutare gli attori a liberare le capacità espressive; grazie ad essi gli allievi scoprono le possibilità del corpo, la sola cosa di cui, secondo Grotowsky, il teatro non può fare a meno, ma anche tutto quello che ha a che fare con la ricerca d’ensamble, il gruppo, per me è fonte di grande curiosità di grande ammirazione, per cui non mi riconosco come regista scritturata che fa gli spettacoli su commissione, ma semplicemente sono il leader di un gruppo, in cui il gruppo è il cuore di questo corpo e se con c’è il gruppo per me non ha senso questo percorso.

 

Indubbiamente il regista cura tutti i particolari del suo spettacolo, ma cosa preferisce gestire in modo più completo e minuzioso nella preparazione di un suo spettacolo teatrale?

L’attore, mi concentro esclusivamente sull’attore, il resto lo fanno loro, lo generano loro, tutto ciò che toccano è scenografia, ma lo devono toccare.

 

Quali difficoltà ha incontrato nel meridione?

Paradossalmente, tutte le difficoltà che avevo prima, facendo il viaggio di ritorno, sono svanite. Sono stata facilitata da questo allontanamento dal sud, per poi tornare e tornando ho riscoperto un mondo.

 

Impossibile non parlare d’enogastronomia quando si parla della Sicilia, Lei che rapporto ha con il cibo?

Negli spettacoli ho un rapporto con il cibo molto appassionato e molto viscerale, nei miei spettacoli c’è sempre qualcuno che mangia qualcosa, proprio perché il cibo è un simbolo importantissimo per il sud, quindi è chiaro che rientra nei miei spettacoli, e nei miei spettacoli c’è anche il senso dell’antropofagia, del cibo umano, del pasto umano. Comunque quasi sempre c’è qualcuno che ingoia qualcosa.

 

Lei cucina? Cucina per se o per i suoi amici?

Cucinare mi diverte, adoro la pepata di cozze, e i primi piatti in generale, vini rossi veneti e piemontesi, ma non è tra i miei hobby, preferisco di gran lunga il giardinaggio, ascolto molta musica, dalla musica trash, alla musica contemporanea alla musica classica, mi piace molto la musica come dire”abusata” quella che sentiamo da tutta la vita, la Nona di Beethoven o la marcia di Radesky quella che ormai è entrata nella memoria collettiva, quella che basta sentire una nota e subito si riconosce, queste musiche mi attirano molto proprio perché ormai sono diventate un cliché, mi piace molto lavorare sul clichè per scardinarlo.

 

Volendo fare un gioco di fantasia, a quale piatto paragonerebbe “Vita mia”?

“Vita mia” è un animale cotto al forno, un maiale al forno, un arrosto al forno, decisamente è un pezzo di carne che va tagliata e va divisa in tante parti da gustare con un buon vino rosso.

 

Ringrazio Emma Dante e la compagnia Sud Costa Occidentale per la loro cordialità e simpatia.

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segnalato da Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia