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Renato Aiello

Protagonista

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Data evento: dal 10-11-2017 al 13-06-2018
Al nastro di partenza la II edizione di "Fuoriclassico" con 30 ospiti, tra cui Cacciari, Canfora, Lo Cascio, Popolizio, Bonaiuto dal 10 novembre a al 13 giugno 2018 al MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Saranno oltre trenta, tra filosofi, scrittori, storici, scienziati, attori, artisti visuali, i protagonisti della seconda edizione di "Fuoriclassico. La contemporaneità ambigua dell'antico" al Museo Archeologico di Napoli, quindici appuntamenti dal 10 novembre al giugno 2018 sul tema "Passaggi di stato. Migrazioni e altre metamorfosi". Tra gli ospiti Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Hisham Matar (Premio Pulitzer 2017), Alain Schnapp, Johann Chapoutot, gli attori Luigi Lo Cascio, Silvia Calderoni, Anna Bonaiuto, Sandro Lombardi, Enzo Salomone, Massimo Popolizio, Elena Bucci, i fotografi Antonio Biasiucci e Alejandro Gómez de Tuddo.

La rassegna, il cui tema si pone si pone in rapporto ideale con Ovidio (a duemila anni dalla morte) e con Vico (a 350 anni dalla nascita: Vico insegnò proprio nella sede attuale del Museo Nazionale), è promossa dal MANN e dal suo direttore Paolo Giulierini, con le associazioni 'A Voce alta e 'Astrea. Sentimenti di giustizia', ideata e curata da Gennaro Carillo, con il coordinamento organizzativo di Marinella Pomarici e di Andrea Milanese per il MANN.

"Fuoriclassico. La contemporaneità ambigua dell'antico" non è un festival, è piuttosto, il risultato di una ricerca collettiva sul senso dei classici oggi. Sulla loro inattualità e, insieme, sulla loro contemporaneità" - tiene a sottolineare Gennaro Carillo, ordinario di Storia del pensiero politico alle Università Suor Orsola Benincasa e Federico II.

Il titolo, Fuoriclassico, non gioca solo sul classico come - letteralmente - 'fuoriclasse', appartenente a una specie superiore di autori e opere. Vuole alludere soprattutto alla necessità di 'liberare' i classici, antichi e moderni, dal 'monumento' nel quale li costringiamo, marmorizzandoli, fissandoli una volta per tutte in una forma autorevole e intimidatoria. Ciò che rende classico un classico è invece l'irrequietezza che lo contraddistingue. Le linee di fuga, imprevedibili e virtualmente infinite, che da esso si dipartono.


Rispetto alla scorsa stagione, quest'anno Fuoriclassico si arricchisce non solo di 'contrappunti' teatrali concepiti specificamente per il progetto del MANN e affidati ad alcune delle voci più importanti della scena italiana, ma anche di contrappunti visivi, demandati ad artisti come Antonio Biasiucci e Alejandro Gómez de Tuddo.
Media partner del progetto Rai Radio 3

Incontro inaugurale venerdì 10 novembre (ore 18) dal titolo Agorà / Agoradio / Agor@. Crisi e trasformazioni dello spazio pubblico. Intervengono Giuseppe Laterza, Pietro del Soldà e Marco Filoni. Lo spazio e il discorso pubblico sono profondamente mutati. Quella digitale, per esempio, è la nuova frontiera, se non della democrazia, sicuramente del populismo. Comprendere la mutazione in atto e provare a immaginarne gli esiti è il presupposto essenziale di qualsiasi discorso politico a venire.

Venerdì 24 novembre (ore 17,30) e sabato 25 novembre (ore 21) saranno consacrati al dio migrante e mutante per eccellenza, Dioniso. Dal cui mito si procederà per una riflessione più ampia sul tema delle identità. La due giorni si articolerà in un dialogo su Dioniso tra Massimo Fusillo, autore di un magnifico libro sul dio e sulle Baccanti nel Novecento, Il dio ibrido, e Gennaro Carillo, e il 25, alla Galleria Toledo, nella ripresa della performance MDLSX dei Motus, con Silvia Calderoni da sola in scena, una delle esperienze teatrali più potenti, e intimamente 'dionisiache', degli ultimi anni.

Mercoledì 13 dicembre (ore 17,30) sarà la volta di un confronto a tre voci sulle Cosmogonie degli antichi comparate a quelle dei moderni. I miti e le teorie scientifiche sull'origine del mondo saranno indagati da Franco Ferrari, ordinario di Storia della filosofia antica all'Università di Salerno, Massimo Capaccioli, emerito di Astrofisica nell'Università di Napoli Federico II, ed Eugenio Lo Sardo, storico e direttore dell'Archivio Centrale dello Stato.

Sabato 16 dicembre (ore 18) ci si sposterà al Teatro Bellini, dove Luigi Lo Cascio leggerà l'Apologia di Socrate di Platone. Lo Cascio incontra, in anteprima assoluta per il MANN, la 'ricostruzione' platonica dell'autodifesa giudiziaria più famosa della storia, un testo cruciale per la comprensione del processo attico, delle strategie retoriche in uso nei tribunali popolari, e soprattutto per una messa a fuoco, dagli esiti inquietanti, del rapporto tra il filosofo - orgogliosamente minoritario - e la potenza mortale della maggioranza. Dunque un modo per riflettere, seppure nella distanza storica, sul 'posto', scomodo, del sapere critico in democrazia.

Mercoledì 31 gennaio 2018 (ore 17,30) sarà la volta di Metamorfosi dell'intellettuale (e del Principe), con Ivano Dionigi, ordinario di Letteratura latina all'Università di Bologna, di cui è stato Rettore, e direttore del centro studi La permanenza del classico, e Paolo Di Paolo, scrittore e giornalista. Le letture sceniche saranno affidate a un maestro del teatro italiano, Sandro Lombardi. Quest'incontro rappresenta una sorta di approfondimento di quello inaugurale del 10 novembre, di focalizzazione su due figure chiave dello spazio e del discorso pubblico: l'intellettuale e il detentore del potere (dunque il 'principe' secondo un'accezione ampia e dai confini mobili). Come conservare un sapere critico, come continuare a praticare la parrhesia (il discorso franco e libero, senza autocensure), di fronte a chi comanda e, se contrariato, può arrivare a darti la morte? Questo il tema, ovviamente declinato secondo la modalità tipica di Fuoriclassico: l'antico (Lucrezio, Seneca, Tacito) e il contemporaneo (che fine hanno fatto gli intellettuali in tempo di disintermediazione? La disintermediazione implica la fine del sapere critico o solo la fine - nemmeno tanto deprecabile - del monopolio del sapere in capo a un ceto autorevole, istituzionalmente depositario esclusivo della critica? In altri termini: disintermediazione significa più o meno democrazia? O significa che quel che chiamiamo democrazia è un'altra cosa, totalmente diversa dal significato che la tradizione le annette?)

Venerdì 16 febbraio (ore 18) sarà la volta di un incontro che riflette appieno lo spirito di Fuoriclassico. Il titolo è Quel che resta di noi. Il tema è attinto alla tragedia classica: l'atto culturale della sepoltura, la restituzione di dignità e identità al corpo morto, il destino del nemico ucciso. L'occasione è offerta dal dramma dei migranti morti nel Mediterraneo, dalla prova di umanità alla quale i loro corpi - estranei, in tutti i sensi - ci chiamano. Interverrà Cristina Cattaneo, ordinario di Medicina legale alla Statale di Milano e direttrice del LABANOF, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense nel quale si lavora per restituire l'identità ai migranti, e non solo, a partire da tracce piccolissime. Un lavoro che, osserva la Cattaneo, non è tanto un atto di pietas verso i morti quanto un atto di rispetto per i vivi, per coloro che rivendicano i corpi dei propri cari. Sono anche questi vivi in attesa straziante il grande rimosso della tragedia che si consuma nel Mediterraneo. Con Cristina Cattaneo interverrà Caterina Soffici, scrittrice, autrice di un romanzo, Nessuno può fermarmi (Feltrinelli, 2017), ispirato a una storia vera che mostra le intermittenze della Storia: il naufragio dell'Arandora Star, la nave inglese stipata di italiani, internati dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all'Inghilterra. Ne morirono 446, i cui corpi furono restituiti dal mare anche a grande distanza di tempo dal siluramento della nave. Questa tragedia dimenticata dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che anche gli italiani sono stati oggetto di deportazione, che anche gli italiani sono stati migranti, che anche gli italiani hanno trovato una morte atroce per acqua. Il contrappunto visivo sarà affidato ad Antonio Biasiucci, che ai migranti ha dedicato un lavoro di straordinaria potenza di suggestione, efficacissimo fin dal titolo, Molti.

Venerdì 23 febbraio (ore 17,30) Nadia Fusini e Gennaro Carillo dialogheranno su Il grande cervo, ossia su Falstaff e Atteone, o su Falstaff come Atteone moderno, in occasione della nuova traduzione (Feltrinelli, 2017) della Fusini delle Merry Wives of Windsor di Shakespeare, innovativa fin dal titolo: Madame al posto del tradizionale Comari. Incontro che avrà dunque per oggetto le metamorfosi moderne di un mito classico (di metamorfosi) e, più in generale, l'impatto di Ovidio sulla letteratura elisabettiana, oltre che su quella a venire.

Giovedì 22 marzo (ore 18) le metamorfosi del comico - e del suo rapporto con il politico: problema anche del nostro tempo, nel quale il comico/comiziante e il politico si confondono - saranno indagate da Luciano Canfora, in una lezione dal titolo Tucidide e Aristofane: dal 411 al 404. Arco di tempo cruciale per la vicenda della democrazia ateniese: siamo nella fase finale, disastrosa, della quasi trentennale guerra del Peloponneso, con Atene città divisa dal conflitto civile (stasis) tra la fazione oligarchica e quella democratica. È questo il contesto nel quale Aristofane prende decisamente partito contro la democrazia: le Rane - questa la tesi di Canfora - diventano l'occasione per un comizio feroce contro i politici del presente e in particolare contro il leader democratico Cleofonte, del quale si decreta la condanna proprio sulla scena.

Lunedì 26 marzo (ore 18) il confronto dell'antico con il contemporaneo verterà sul tema dell'esilio e del ritorno. Nostos/reditus. Storie di ritorni è il titolo, con la partecipazione di Rossana Valenti, professoressa di Letteratura Latina alla Federico II, che parlerà del De reditu, il poema di Claudio Rutilio Namaziano, e dello scrittore di origine libica Hisham Matar, autore de Il ritorno. Padri, figli e la terra fra di loro (Einaudi, 2017), Premio Pulitzer 2017 per l'autobiografia. L'incontro è una comparazione tra due viaggi (due nostalgie: la parola greca designa il 'dolore del ritorno'): uno tardo-antico, quello di Claudio, che torna da Roma in Gallia e scrive un poema sulla degenerazione dell'impero, un altro contemporaneo, con Hisham Matar che torna in Libia sulle tracce del padre fatto sparire da Gheddafi.

Venerdì 20 aprile (ore 18) Massimo Cacciari proporrà la sua originalissima interpretazione filosofica e filologica dell'Eneide in una lettura dal titolo Vittoria triste. Due i punti chiave: Enea come esule in terra straniera ed eroe fondatore (siamo dunque di fronte a un'integrazione importante del tema del 26 marzo); Enea come la personificazione dell'eroe antico per eccellenza, chiamato a compiere - anche suo malgrado - un destino e a corrispondere sempre e comunque alle aspettative della comunità. Anna Bonaiuto leggerà estratti dal poema virgiliano.

Lunedì 7 maggio (ore 17,30) Gennaro Carillo e Ulderico Pomarici discuteranno delle teorie 'immoralistiche' della giustizia tra antico e moderno. Perché, in fondo, 'ammiriamo' il delinquente che la fa franca e deprechiamo chi si fa cogliere in flagrante? Se avessimo la garanzia dell'immunità (il mitico anello di Gige, il cui castone, ruotato verso l'interno della mano, rende invisibili), dunque la sicurezza dell'impunità, resisteremmo alla tentazione di infrangere la legge? O il nostro giudice interno è talmente forte da metterci al riparo dalla tentazione? Sono domande che il pensiero antico si è posto in termini così radicali da provocare risposte anche tra i moderni, con sorprendenti consonanze (e dissonanze). Massimo Popolizio leggerà brani da Erodoto, Tucidide (il dialogo dei Melii e degli Ateniesi), Antifonte, Platone.

Mercoledì 16 maggio (ore 17,30) è il turno di «Molto mi è grato, Roma, guardare le tue rovine». Il fascino delle rovine tra paura e desiderio. Il titolo, tratto da un verso di Enea Silvio Piccolomini, richiama l'eros che attrae irresistibilmente verso le rovine. Ne parleranno Alain Schnapp (già ordinario di Archeologia classica all'Università di Paris-Sorbonne e direttore dell'Institut National d'Histoire de l'Art), che sta per licenziare un libro fondamentale sul tema, una storia universale del culto delle rovine, e un giornalista-scrittore, Vittorio Giacopini, che ha appena pubblicato un romanzo visionario, inclassificabile, scritto in una lingua ricchissima e potente, Roma, il cui protagonista, Lucio Lunfardi, ha in animo di distruggere Roma non col fuoco, come Nerone, ma con l'acqua, mondandola del marciume fisico e morale che l'asfìssia. Il contrappunto visivo sarà affidato a Alejandro Gómez de Tuddo, il cui lavoro fotografico su Roma intercala abilmente immagini del presente (e del potere romano: i ripetitori della RAI) e i frammenti, le anatomie del passato glorioso della Città eterna. Anche quest'incontro si avvale della collaborazione dell'Institut Français de Naples.

Giovedì 7 giugno (ore 18) uno dei maggiori studiosi di Ovidio (ordinario di Letteratura latina a Siena e alla New York University), Alessandro Barchiesi, terrà una lezione dal titolo Metamorfosi a teatro. Ovidio e lo spettacolo della trasformazione, nella quale proporrà anche una riflessione conclusiva sul tema generale del ciclo. Alla voce di Elena Bucci sarà affidata la lettura di Ovidio e in particolare del mito dei pirati Tirreni trasformati in delfini e di quello di Atteone.

Si chiude mercoledì 13 giugno (ore 17,30) con un incontro, promosso in collaborazione con l'Institut Français de Naples, dedicato all'abuso dell'antichità classica da parte del regime hitleriano. Interverrà Chapoutot, professore di Storia contemporanea all'Università di Paris-Sorbonne e autore de Il nazismo e l'Antichità (Einaudi, 2017). Alberto Crespi, critico cinematografico e autore/conduttore di Hollywood Party su Radio3, racconterà invece - ovviamente proiettandone delle sequenze - il film di Leni Riefenstahl Olympia, girato durante le Olimpiadi berlinesi del 1938 ed esempio perspicuo dell'appropriazione 'retorica' dell'antichità classica da parte della propaganda nazista.


evento segnalato su win.spaghettitaliani.com

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