Articolo inserito da Renato Aiello il giorno 21/07/2018 alle ore 00.54.19
Vincenzo Ferrieri, patron di SfogliateLab (la "fabbrica delle sfogliatelle" di Piazza Garibaldi da cui partono ogni giorno migliaia di dolci destinati in tante località del mondo) ha ideato un nuovo dolce, che si candida ad essere la novità dell'estate 2018: si tratta della "Sfogliata fredda", una sfogliatella scomposta (gli ingredienti sono gli stessi del dolce napoletano più apprezzato al mondo) che è dotata di una forma ed una consistenza diverse. Essa infatti si presenta come una torta tonda (sia in formato monoporzione che in formato classico) e va consumata fredda (quindi va conservata in frigo come se fosse un gelato).
La base di questa nuova delizia è composta da pan di Spagna ricoperto da uno strato di ricotta e panna aromatizzati agli agrumi. Seguono uno strato si sfogliata sbriciolata, un altro strato di ricotta, i canditi e un secondo strato croccante. Contrasti, sapori forti, cannella e arancia, un'esplosione di gusto e sapori, un tripudio della napoletanità.
"Ricalcare la tradizione culinaria della sfogliatella e, attraverso la sua rivisitazione, catalizzare l'attenzione dei più giovani sui prodotti tipici della gastronomia campana e dissuaderli, dunque, dal consumo di junk food", queste le due intenzioni che animano il piglio creativo di Vincenzo Ferrieri. L'idea, ci spiega il pasticciere, "è nata dalla richiesta per un compleanno di un cliente che ci chiedeva una sfogliata grande su cui apporre una candelina. La scintilla che ci ha fatto immaginare il nuovo dolce i versione torta gelato, fredda, è stata proprio questa. E per la crema abbiamo usato solo ricotta siciliana".
La sfogliatella è nata intorno al 1600 nel monastero di Santa Rosa (tra Furore e Conca dei Marini). La leggenda narra che una suora addetta alla cucina si accorse che era avanzata un po' di semola cotta nel latte, così vi aggiunse della frutta secca, del liquore al limone e lo zucchero e realizzò un gustoso ripieno. Preparò quindi due sfoglie di pasta per contenerlo. Infine, per conferire al dolce un aspetto caratteristico, plasmò la sfoglia dandole la forma di un cappuccio di monaca e infornò il tutto. Nacque così la Santarosa, la cui ricetta fu tenuta segreta fino all''800 quando una suora la rivelò al suo amante pasticciere.
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