INDAGINE VINITALY/WINE MONITOR: IL FUTURO DEI MERCATI, I MERCATI DEL FUTURO PIÙ EST E MENO EUROPA, LA MIGRAZIONE DEI CONSUMI DI VINO NEI PROSSIMI 5 ANNI articolo inserito su spaghettitaliani da Nicola Rivieccio
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Articolo inserito da Nicola Rivieccio il giorno 20/04/2018 alle ore 12.12.03

INDAGINE VINITALY/WINE MONITOR: IL FUTURO DEI MERCATI, I MERCATI DEL FUTURO PIÙ EST E MENO EUROPA, LA MIGRAZIONE DEI CONSUMI DI VINO NEI PROSSIMI 5 ANNI

 

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L'Italia cavalca e trascina l'onda dei consumi di sparkling nel mondo:+240 per cento in 10 anni, contro media mondiale a +50 per cento.
Italia leader in 16 mercati mondiali, contro 29 della Francia. Nel Sud del mondo (più Cina) però ha un peso ancora marginale, con quote di mercato sotto il 10 per cento.
Nei prossimi 5 anni il forecast ci premia in Cina (+38,5 per cento), Russia (+27,5 per cento), Usa (+22,5 per cento) e Giappone (+10 per cento). In stagnazione UK e Germania


Dalla bottiglia al centro della tavola a bene voluttuario, da abitudine a strumento di costume, da bevanda storica del Vecchio Continente a simbolo globale del lifestyle, che crescerà ulteriormente ma in gran parte fuori da dove è nato. Il vino nel mondo è cambiato e lo farà ancora di più nel prossimo quinquennio.
Una second life del principale asset del nostro export agroalimentare (quasi 6 miliardi di euro il valore esportato nel 2017) che i produttori dovranno coltivare sì in vigna, ma anche sui mercati, nel marketing, nelle praterie digitali. È lo scenario articolato dall'Outlook Il futuro dei mercati, i mercati del futuro di Vinitaly Nomisma Wine Monitor, presentato in occasione della 52ma edizione della rassegna veronese.
E in questo contesto anche il peso dei Paesi buyer cambierà inesorabilmente, con la geografia dei consumi concentrata sempre più oltre i confini europei. Con Cina e Russia, seguite dagli Stati Uniti, che da Est sono pronte far lievitare gli ordini (anche italiani), complice l'escalation del Pil pro-capite che nel Paese del Dragone è atteso in crescita addirittura del 10,6 per cento.

Il futuro dei mercati, i mercati del futuro: gli ultimi 10 anni e i prossimi 5 analizzati dalla ricerca Vinitaly Nomisma

Lo studio, presentato dalla principale rassegna al mondo dedicata al vino made in Italy, è partito dagli ultimi 10 anni per prevedere come si evolveranno i consumi nei prossimi 5 e per capire soprattutto chi darà le carte tra i Paesi produttori in un mercato monstre, che per le sole cantine vale circa 31 miliardi di euro l'anno di export. Il quadro che ne è emerso è in parte confortante e allo stesso tempo allarmante per l'Italia. Da un lato infatti c'è la locomotiva vino del Belpaese che si è fatta sempre più strada negli ultimi 10 anni, con una crescita tendenziale in valore (+69 per cento) doppia rispetto a quella francese e con 16 Paesi dove il tricolore è market leader (ma la Francia ne ha 29); dall'altra invece c'è una lontananza siderale dai mercati del futuro, quel Sud del mondo (più la Cina) in cui il nostro share di vendite non raggiunge mai, o quasi, la doppia cifra.
Motivi strutturali, geopolitici, ma anche di marketing e commerciali, ha spiegato il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, siamo ancora troppo poco organizzati e decisivi nel posizionamento di un prodotto il cui vero discriminante sarà sempre più quello del prezzo e non del volume, che non è certo illimitato. Oggi per sopperire al nanismo delle nostre imprese e per penetrare nei mercati più lontani da noi sul piano delle affinità culturali serve un brand ombrello e una struttura qualificata in grado di accompagnare nel mondo non le singole aziende ma tutto il made in Italy enologico con modalità aggregative.
Per il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani: Dobbiamo essere in grado di cavalcare alcune tendenze che ci favoriscono, come quella sparkling dei consumi mondiali, che è stata l'arma vincente degli ultimi anni, con una crescita nel decennio del 240 per cento a fronte di una media mondiale sul segmento ferma a +50 per cento. Con Vinitaly lavoreremo sempre di più fuori dai confini nazionali, anche in stretta collaborazione con ICE Agenzia, perché siamo e restiamo convinti che solo attraverso un progetto di promozione di sistema oggi sia possibile per il vino italiano crescere in valore.

Il futuro dell'ecosistema vino italiano: le previsioni di export al 2022

Stazionari la Germania e il Regno Unito, dove incidono negativamente età media e Brexit; in leggera crescita il Giappone, grazie all'imminente accordo di libero scambio; in ulteriore incremento nell'ordine Cina, Russia e Stati Uniti, veri player della crescita dei consumi grazie a fattori congiunturali considerati decisivi: aumento dell'upper class (fino al 25 per cento della popolazione in Russia), tasso di urbanizzazione (arriverà al 63 per cento in Cina) e Pil procapite in forte aumento. L'ecosistema vino dei prossimi 5 anni, indagato dallo studio Vinitaly Nomisma Wine Monitor, restituisce un quadro positivo dei trend delle vendite a valore, anche se con meno impennate rispetto al recente passato in 6 mercati top del mondo (64 per cento dell'intero valore dell'export italiano).
Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini Accanto alla premiumization si prevede l'accentuarsi di tendenze di fondo legate ai consumi di vino, come la forte crescita dei consumi di sparkling e sempre più legati a modalità di consumi in linea con i cambiamenti sociodemografici, che confermano l'aumento del consumo di vino conviviale da parte di giovani. Un'altra variabile, ha concluso Pantini, è data dagli accordi di libero scambio, che sin qui stanno avvantaggiando notevolmente Australia e Cile, specie in Cina, Giappone e Sud America.
Per l'Italia, che presenta variazioni complessivamente in linea con la domanda generale di vino, il forecast a 5 anni presenta una media di crescita in valore dello 0,5 per cento annuo in Germania e dell'1 per cento nel Regno Unito (valori leggermente inferiori al mercato). Va meglio in Giappone, dove il trend delle vendite dovrebbe crescere nell'ordine del 2 per cento l'anno e ancora di più nel principale mercato per il vino italiano, gli Usa, con variazioni previste attorno al 4,5 per cento annuo e un incremento medio ipotizzato da qui al 2022 del 22,5 per cento. Infine i 2 mercati top a maggior tasso di crescita, con la Russia che dopo la crisi del Rublo ha ripreso a volare (+27,5 per cento) e la Cina, su cui si ipotizza un incremento nell'ordine del 38,5 per cento.
L'analisi previsionale (forecast) di Nomisma Wine Monitor su consumi ed import di vino nel prossimo quinquennio è stata realizzata attraverso l'implementazione di un modello complesso che comprende dati e informazioni qualitative (consumer insight e stakeholder consultation) e quantitative (variabili economiche e socio demografiche) derivanti da fonti statistiche (pubbliche e private) e literature review.

 

 

 

 

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