GLI ITALIANI E IL CIBO: PRIMI IN EUROPA PER INFORMAZIONE E CONVIVIALITÀ MA PASSIAMO AI FORNELLI MENO TEMPO DI FRANCESI, TEDESCHI E BRITANNICI articolo inserito su spaghettitaliani da Luigi Farina
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Articolo inserito da Luigi Farina il giorno 02/04/2017 alle ore 19.24.33

GLI ITALIANI E IL CIBO: PRIMI IN EUROPA PER INFORMAZIONE E CONVIVIALITÀ MA PASSIAMO AI FORNELLI MENO TEMPO DI FRANCESI, TEDESCHI E BRITANNICI

 

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GLI ITALIANI E IL CIBO: PRIMI IN EUROPA PER INFORMAZIONE E CONVIVIALITÀ
MA PASSIAMO AI FORNELLI MENO TEMPO DI FRANCESI, TEDESCHI E BRITANNICI


Una ricerca internazionale Doxa-Unione Italiana Food illustra il rapporto degli italiani con il cibo e i valori che i nostri consumatori gli attribuiscono, confrontandoli con quello che pensano in Francia, Germania e Regno Unito, i tre paesi in cui il nostro export alimentare è più forte. Fotografia, oltre gli stereotipi, di un'Europa che, almeno a tavola, ha tanto in comune. Ma le sorprese non sono mancate...

Almeno a tavola, l'Europa è una realtà solida, concreta, soddisfatta e... tricolore: oltre il 90% degli italiani, francesi, tedeschi e inglesi dichiara di essere molto o abbastanza soddisfatto di ciò che mangia e delle proprie abitudini alimentari. Ed è sorprendentemente "italiano" l'identikit dei valori che i cittadini europei associano al cibo, nel quale ricercano soprattutto gusto, qualità, benessere, il piacere di ritrovarsi a tavola tutti assieme.

Lo rivela una ricerca internazionale Doxa commissionata da UNIONE ITALIANA FOOD, la nuova realtà associativa nata dall'unione di AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) e AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari). L'indagine, condotta su un campione rappresentativo di 2.800 adulti dai 18 ai 64 anni, ha messo a confronto il rapporto con il cibo degli italiani rispetto ai consumatori di Francia, Germania e Regno Unito, i tre paesi che da soli assorbono il 36% del nostro export alimentare.

Secondo Paolo Barilla, Presidente di Unione Italiana Food, "Noi italiani ci riteniamo, e a ragion veduta, i custodi della cultura alimentare e del 'mangiarbene' mediterraneo. Ma nella percezione del cibo non siamo così differenti da inglesi, francesi e tedeschi. Anzi, c'è piena coerenza tra i valori che i consumatori europei attribuiscono al food e il modo di fare impresa dei settori e delle aziende che rappresentiamo, molte delle quali hanno una forte propensione all'export. Ciò che unisce le aziende associate a Unione Italiana Food è una comune cultura alimentare, pur nel rispetto delle diverse identità aziendali e merceologiche. I nostri valori sono gli stessi che il consumatore cerca nel cibo: alimenti eccellenti per qualità e sicurezza, alleati della salute e del benessere, prodotti in modo sempre più sostenibile, innovativi, accessibili e, soprattutto, buoni."

ITALIANI PRIMI IN CONVIVIALITÀ E INFORMAZIONE, MA PASSANO MENO TEMPO IN CUCINA
Tra le tante analogie, non mancano le sorprese: siamo i primi, a pari merito con i francesi, a vivere il cibo come uno strumento di socializzazione e convivialità. Il 28% del tempo globalmente dedicato a tutte le attività che hanno a che fare con il cibo (fare la spesa, cucinare, informarsi su quello che si mangia, ecc.) lo dedichiamo a condividere questo piacere con amici e parenti, contro il 21% della Gran Bretagna e il 24% della Germania. Un rito intramontabile del quale restiamo leader - ed icona - nel mondo.

Siamo anche il Paese più attento all'informazione su ciò che mangiamo: l'11% del tempo globale dedicato al cibo lo spendiamo a vagliare informazioni, leggere libri, esaminare etichette e cercare ricette e consigli su internet e i social network. In questo doppiamo gli altri Paesi, fermi al 4-5%. Un dato interessante su un tema di forte attualità: siamo nell'era della trasparenza, ma anche in quella della post-verità, in cui un consumatore sempre più consapevole, che vuole sapere tutto su ciò che mangia, vive uno scenario mediatico che troppo spesso tende a dare visibilità a fake news che creano allarmismo, soprattutto su internet e social media.

Impegniamo quasi un terzo del tempo complessivamente dedicato al cibo nel fare la spesa. Come i tedeschi (27%), molto più dei francesi (20%), ma meno dei britannici, che trascorrono in negozi e supermercati il 30% del tempo.

L'Italia, però, sta perdendo un primato: è il paese, tra i quattro presi in esame, nel quale si trascorre meno tempo in cucina. Solo il 34% del tempo globalmente dedicato a tutte le attività legate al cibo è riservato alla sua preparazione, contro il 44% della Germania, il 45% del Regno Unito e il 47% della Francia. Pigrizia, disaffezione per i fornelli? Oppure merito dei benefici di un'offerta alimentare molto ben strutturata e diversificata, con prodotti sempre più ad alto contenuto di servizio?

Il livello di soddisfazione generale per ciò che si mangia e per come si mangia è alto in tutti e quattro i Paesi: si reputano molto o abbastanza soddisfatti dall'86% del Regno Unito al 91% dell'Italia, passando per il 92% della Francia fino ad arrivare al 93% della Germania. Ma colpisce che il più basso livello di "molto soddisfatti" (16%) si riscontri proprio in Italia, rispetto al 21% della Francia, al 26% della Germania e al 29% della Gran Bretagna. Italiani popolo di insoddisfatti cronici oppure gli altri paesi, così amanti del food italiano, danno più valore di noi al piacere e ai benefici del buon cibo?

PER GLI ITALIANI TUTTI DEVONO POTER ACCEDERE AL CIBO (I MENO "ALTRUISTI" SONO I FRANCESI)
Tante le analogie nei valori che i consumatori italiani e europei attribuiscono al cibo. Per tutti il cibo è soprattutto piacere e gusto, qualità e sicurezza, un alleato per la salute e il benessere. Soprattutto per gli italiani è sentito come un forte elemento di socializzazione e convivialità, ma anche una risorsa che dovrebbe essere assicurata e garantita a tutti. E l'accesso al cibo è proprio il primo valore che gli italiani attribuiscono al cibo, prima ancora di gusto e piacere. Un tema su cui dimostriamo di essere più sensibili anche se l'approccio etico al cibo e la sostenibilità, a parte in Francia, non compaiono nella top five dei valori cercati dai consumatori, nonostante il dibattito intorno a questi temi sia sempre più acceso.

"Oggi il concetto di alimentazione si è arricchito di altri valori, come la garanzia dell'accesso al cibo per tutti, valori che come abbiamo visto sono fondamentali per i consumatori, afferma Marco Lavazza, Vicepresidente di Unione Italiana Food. "Gli sforzi dell'industria alimentare verso una produzione sostenibile e una riduzione degli sprechi sono una priorità già da molto tempo: negli ultimi anni 10/15 anni, l'intero settore ha ridotto i consumi di acqua in media del 30-40% e le emissioni di CO2 del 30%. Impieghiamo il 30% in meno di energia, utilizzando sempre più fonti rinnovabili e anche gli imballaggi sono più leggeri e realizzati con materiali riciclati*. È decisivo anche l'impegno volto a promuovere la produzione sostenibile delle materie prime che acquistiamo, soprattutto nelle filiere più critiche da un punto di vista di impatto sull'ambiente. L'industria alimentare italiana è naturalmente portata verso un comportamento etico grazie alle profonde tradizioni che ci appartengono e che vengono attualizzate nei sistemi più moderni."



*dati Federalimentare


Fonte: Ufficio stampa UNIONE ITALIANA FOOD: INC - Istituto Nazionale per la Comunicazione

 

 

 

 

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