Parmigiana di melanzane (origine) articolo inserito su spaghettitaliani da Luigi Farina
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Articolo inserito da Luigi Farina il giorno 08/12/2016 alle ore 09.44.49

Parmigiana di melanzane (origine)

 

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Leggo spesso articoli sull'origine storica della Parmigiana di melanzane.
Fino a quando si parla di melanzane bene o male quanto si legge è abbastanza corretto.
Ma devo dissentire quasi sempre sull'origine del nome parmigiana che non deriva dal parmigiano che forse non esisteva ancora, o dall'origine geografica.
L'origine del nome è molto diverso, deriva dalla disposizione che avevano le fette di melanzane nella teglia. Venivano infatti messe una accanto all'altra, somigliando così alle "persiane" che si trovavano davanti alle finestre, spesso impolverate, polvere che nella parmigiana veniva sostituita dal pan grattato apposto sopra le fette di melanzane.
La traduzione della parola "persiana" in francese è "parmisan", ricordo che la lingua francese era molto in uso nel Regno delle due Sicilie, anche per l'arrivo dei Munsu (a Palermo) o Monzu (a Napoli). Ed è appunto questo l'origine della parola "parmigiana".

Voglio riportare qui di seguito quanto mi ha detto lo storico Gaetano Basile in un'intervista sull'origine storica della cucina palermitana, parlandomi della "parmiciana", così si chiamava in origine, raccontandomi anche un simpatico aneddoto:
"...un'altro piatto importante forse fondamentale della nostra cucina, la parmiciana, con la "c" e non con la "g", che altro non è che una persiana, quella con le scalette, allora le fette di melanzane fritte venivano disposte a scaletta, volendo rappresentare proprio una persiana, si condiva con una spolverata di caciocavallo fresco, che simulava il polverone della strada, a cui più tardi si aggiunse un pochino di salsa di pomodoro, ma questo avvenne alla fine dell''800. Addirittura se vogliamo fare la ricerca etimologica, che viene dalle piccole cose, c'era una bellissima taverna in corso dei Mille, - dice ancora Gaetano Basile - gestita da una signora, a dir poco giunonica, matrimoniale a due piazze, immensa, enorme, e il suo giovane garzone di bottega, aveva una settantina d'anni, era alto un metro e cinquanta, tanto è vero che d'inciuria (ndr: soprannome) faceva "naticchio", che in siciliano non è altro che il nottolino di rame con cui si chiude la persiana, la signora quando arrivava in sala la teglia con la parmiciana, perchè si serve sempre nella teglia rettangolare, diceva: "Arriva la parmiciana cu naticchio...".

Luigi Farina

 

 

 

 

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