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E’ ben noto come la
cucina italiana sia una delle più varie, ricche,
gustose, nonchè estrose, esistenti al mondo. Nel
nostro Paese ogni regione può fare sicuro
affidamento sui prodotti del proprio territorio.
Ecco che, come in un gigantesco puzzle
gastronomico, l’Italia, così sfaccettata, diviene
espressione della storia, della cultura, degli usi
e delle consuetudini dei popoli storicamente
stabiliti nelle diverse “province culturali”. |
Secondo gli
esperti, se si considera la cucina sul piano del
gusto e della varietà degli ingredienti,
sicuramente il Piemonte si piazza al primo
posto. E’ una regione ricca di vicende storiche,
con un territorio vasto e variegato, che offre
notevoli prospettive gastronomiche (con
eccellenti premesse di uova, latte, formaggi,
pasta fresca, carne degli allevamenti
piemontesi, ecc.). Per non dire della frutta e
della verdura che vi si producono. L’arte
culinaria piemontese si caratterizza, in
sostanza, di tre distinti tipi di tradizione e
radicazione “sociali”: si va dalla cucina povera
delle contrade agricole e, in città, dei
quartieri popolari alla cucina borghese, non
dimenticando quella di corte, che rimane tuttora
molto ricercata.
La cucina povera è
in pratica la cucina popolare, dove predomina la
fantasia del popolo, che, sebbene talora privo
di risorse materiali, si rivela, in compenso,
fecondo di estro culinario; ne fanno peraltro
fede le tante ricette semplici, ma assai
gustose, che oralmente si tramandano di
generazione in generazione, fino ai giorni
nostri.
Si tratta di
un’arte gastronomica costituita da ingredienti
di una semplicità talora elementare, solitamente
prodotti della terra e dell'allevamento, che
l'abilità e ingegnosità delle massaie hanno reso
innovativa.
Come testimonia
tuttora l’alimentazione quotidiana nelle diverse
regioni italiane, si ottengono spesso piatti
gustosi e saporiti, che alcuni cuochi riescono
addirittura a rielaborare con successo, creando
nuovi cibi raffinati.
La gastronomia di
tipo borghese si tramanda, viceversa, su
pregevoli manoscritti, che descrivono una cucina
di gran lunga più ricca e complessa. E’ la
cucina di una classe medio borghese di
commercianti, banchieri, piccoli proprietari
terrieri, impiegati; si basa essenzialmente su
ingredienti di qualità superiore in quanto più
ricchi e più raffinati. E, beninteso, più
costosi. Quindi, non solo sui tipici prodotti
della terra ma anche su alcune primizie
provenienti da altre regioni e diverse carni,
specialmente pollami, conigli, acquistati sui
mercati dai contadini.
In Piemonte la
cucina di Corte era ovviamente quella sabauda,
costituita da ingredienti ricchi, ricercati,
primizie, dove largamente predominavano piatti
di origine francese.
In materia
esistono diversi libri, i più importanti scritti
tra la seconda metà del XVIII secolo e la prima
metà del XIX. Tanta Storia è transitata dalla
tavola. Varrebbe la pena di approfondire un tema
così ghiotto. |