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Testi di Gino Adamo. Pagina realizzata da Luigi Farina

Data ultima revisione: 31 Agosto 2001

La gastronomia

Scritta "Cenni storici"

La gastronomia nella storia e nella letteratura




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          I Bantu’ - un vasto ceppo etnolinguistico di negridi africani - sarebbero, secondo il prof. A.R.P.Walker, eminente studioso di etnologia, residente in SudAfrica, il popolo più sano che esiste al mondo.

          Anni addietro, nel corso di un ciclo di conferenze tenute a New York, egli ha sostenuto che le ottime condizioni di salute dei Bantù sarebbero da attribuire soprattutto alla loro alimentazione a base di cereali, patate dolci e verdure. Con il risultato che fra i Bantù non esisterebbero casi di appendicite, di ulcere gastriche, di diabete, di malattie cardiovascolari, né, infine, risulterebbero insorgenze tumorali.

          «La loro abituale dieta li protegge - ha spiegato il professore - essendo pressoché del tutto priva di proteine animali, grassi, calcio, ma anche di vitamina B» (questa, per altri versi necessaria). 

           Inoltre, ha rilevato il conferenziere, mentre il 90 per cento degli americani soffre di carie, fra i Bantù la proporzione è inversa. Ne soffre, difatti, solo il dieci per cento della popolazione.

          Un popolo felice, dunque? 

          Difficile sostenerlo considerato che si tratta di una vasta etnia (si calcola oltre i sessanta milioni di individui) fortemente discriminata proprio dai connazionali (i sudafricani bianchi) del prof. Walker. Per la verità, allora, quand’egli tenne quel giro di conferenze, era ancora in vigore nel suo Paese l’odioso sistema dell’Apartheid, oggi formalmente soppiantato da un regime democratico, antirazzista, che stenta a consolidarsi.

          Sull’attendibilità delle asserzioni del prof. Walker è arduo pronunciarsi, anche perché i Bantu costituiscono una popolazione talmente numerosa e frammentata in villaggi e tribù, dispersi su gran parte del continente africano (dalla foresta pluviale al Capo di Buona Speranza, dall’uno all’altro oceano), uniti unicamente dalla lingua (che presenta forti affinità, da un antipode all’altro dell’Africa), da rappresentare un quadro economico e sociale, oltre che politico, estremamente problematico da investigare sotto il particolare profilo preso in esame dal prof. Walker. E’ inoltre da presumere che la realtà oggetto della ricerca dello studioso sudafricano, con ogni probabilità, si riferisce ai Bantu stanziati all’interno dello Stato del Sud Africa, dove annovera solo una parte dell’intera popolazione di lingua Bantu: forse una decina di milioni di individui, corrispondente all’incirca ad un sesto del totale africano.

 

 

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