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Elaborato da Gino Adamo e realizzato da Luigi Farina

Data ultima revisione: 25 Maggio 2001

La gastronomia

Scritta "Cenni storici"

La gastronomia nella storia e nella letteratura




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La dieta dei nativi della regione del medio-basso Mississippi era composta essenzialmente di prodotti coltivati, integrati nell’alimentazione da piante selvatiche e da selvaggina: essenzialmente cervi e orsi. La pesca aveva un ruolo relativamente marginale, benchè praticata sistematicamente. Questa economia di sussistenza rendeva la popolazione delle diverse etnie della regione indipendenti dal buon raccolto annuale. Le zone coltivate erano limitate alle fertili terre lungo i fiumi, lavorate con attrezzi semplici, ma efficaci. La loro fertilità dipendeva ogni anno (come anticamente nella valle del Nilo) dal limo delle inondazioni primaverili. Il miglior suolo dove far crescere il mais erano le terre adiacenti ai fiumi.

Le donne indiane avevano l’onere gravoso e la responsabilità della cura dei piccoli campi. Entrambi i sessi erano però parimenti impegnati nella cura di estensioni comuni di terreno, divise in lotti familiari (un sistema che ricorda l’Ayllu degli Inca), anche se ognuno lavorava ciascun lotto assieme agli altri componenti della tribù. Parte del raccolto era poi consegnato al capo affinchè lo distribuisse alle persone bisognose.

Fagioli e viti crescevano attorno agli steli del mais. Cereali, fagioli e zucche erano i prodotti principali coltivati dagli indiani.

I cibi venivano posti in stoviglie, zucche o ciotole di legno, e mangiati con le dita o con cucchiai fatti di corno, legno o zucca.

Arrostire e bollire erano due metodi favoriti di cuocere la carne. Conigli, opossum, scoiattoli e altri piccoli animali venivano scuoiati, ma non sventrati, e cotti interi. Pesci e altri piccoli animali, e pezzi di carne, erano spesso infilzati in spiedi e arrostiti su un fuoco all’aperto (qualcosa che rammenta la nostra grigliata di carne e pesce con il barbeçue, durante i pic-nic all’aperto) .

Stufati di carne bollita, secca o fresca, con verdura e polenta, erano molto comuni. Le carni di orso e di cervo venivano fatte bollire con grano verde e zucca, i fagioli erano cotti con carne condita con grasso di orso. Il cibo vegetale più importante mangiato dagli indiani era il mais. Gli indiani Natchez del Mississippi producevano grandi quantità di mais e altri cereali, con cui preparavano la polenta dentro un mortaio ricavato da un tronco d’albero. I Choctaws preparavano una zuppa di polenta acquosa chiamata tanfula, mentre la polenta bollita con la carne era chiamata pishofa. Anche il frumento era ridotto in farina dentro un mortaio. La farina fine era usata per preparare pane di frumento, bollito o infornato, mentre la farina meno raffinata era usata per le zuppe. Piccole focacce erano fatte con fave bollite mescolate con una polpa nel mortaio. I semi di zucca venivano arrostiti e mangiati.

I cibi selvatici erano una parte importante nella dieta degli indiani. Patate di palude venivano seccate e polverizzate e usate come farina da polenta, soprattutto durante i mesi invernali. Speciali accorgimenti erano escogitati per eliminare i veleni naturali presenti nei tuberi, che venivano poi mescolati in una farina gialla che poteva presentarsi sotto forma di gelatina (come il “coontie” rosso).

A parte la frutta non cotta e le noci, gli indiani mangiavano pochi vegetali crudi. Bevande speciali erano preparate con radici, erbe e frutti. Non esistevano bevande alcoliche prima dell’introduzione del rhum da parte degli Europei.

 

 

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