Novembre

2003

Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia

Novembre

2003

 

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Con questi slogan l'autarchia spinse gli italiani all'uso dei surrogati

In tempi poco fortunati, durante le due guerre mondiali e anche per qualche tempo dopo, gli italiani furono costretti ad alimentarsi con cibi razionati, in molti casi a usare anche in cucina i tristemente famosi "surrogati". Erano gli anni del "Lanital", della lana ricavata dal latte, e di altre strane "invenzioni" chimiche. Negli anni di guerra, le scarse possibilità economiche e la politica dell'autarchia, spinsero gli italiani ad alimentarsi come suggeriva il governo. Durante il primo conflitto mondiale, l'appello alla rinuncia fu fatto nel nome dei valori patriottici e irredentisti, mentre nella ancor più triste occasione del secondo il regime fascista dovette ricorrere smaccatamente a bugie di ordine dietetico, la cui scarsa veridicità gli italiani ebbero modo di costatare in fretta sulla loro stessa pelle.

Oggi, ad esempio, è quasi scomparsa l'abitudine di ricorrere a una tazza di "caffè" di cicoria. In passato, invece, quando l'acquisto dei chicchi aromatici provenienti dall'Arabia o dal Sud America incideva notevolmente sul bilancio familiare, era vantaggioso ricorrere ad alcuni vegetali che potevano fornire una bevanda calda e corroborante, dal sapore simile a quello del caffè "vero", pur non avendone le stesse proprietà chimiche. Il caffè di cicoria, il più gettonato, si otteneva dalle radici della pianta erbacea delle Composite. Essiccate, tostate e macinate, queste radici servivano a preparare il "caffè" con la classica "macchinetta" napoletana, avendo l'avvertenza di riempire il filtro solo per metà. La tostatura era necessaria perchè trasformava in caramello (dal tipico colore bruno e dal sapore amarognolo) una parte degli zuccheri naturali contenuti nelle radici. Miscelato con orzo e segale tostati, il "caffè" di cicoria si vende ancora oggi. Tornare a bere i surrogati del caffè può essere utile: hanno una delicata azione diuretica senza le controindicazioni tipiche dell'"espresso" e di bevande affini.

Fin dal XVII secolo, la cicoria è stata impiegata per usi alimentari. Ancora oggi, alcune varietà della pianta sono comunemente coltivate. Solo a partire dal XVII secolo, fu usata anche come surrogato del caffè. Curioso è l'episodio del blocco continentale operato nel 1806 da Napoleone che, vietando ogni importazione di prodotti provenienti dall'Inghilterra e dalle sue colonie, contribuì a diffondere l'uso del "caffè" di cicoria. Dopo la soppressione del blocco, la pianta cadde nuovamente nell'oblio, ma durante le due guerre mondiali tornò drammaticamente di moda.

Un'altra bevanda che negli anni difficili prese il posto del caffè fu il carcadè, ottenuto da un'erba dell'Africa centrale giunta in Italia all'epoca della guerra d¹Abissinia e nel cui infuso sono stati trovati acido acetico e caffeina. Per molti anni, comunque, i surrogati nati in tempi d'indigeneza continuarono a comparire sulle tavole dei meno abbienti. Il surrogato di caffè noto come Miscela Leone è tuttora commercializzato. Per ragioni ben diverse da quelle economiche, infatti, oggi molte persone al caffè normale o decaffeinato preferiscono quello d'orzo.

Le ragioni dell'impiego dei surrogati non furono soltanto dettate dalla guerra. All'inizio degli anni 30, le importazioni di prodotti alimentari, soprattutto di grano, subirono un notevole calo provocato sia dalla crisi economica mondiale sia della politica autarchica che esortava gli italiani a consumare riso, pesce e formaggi nazionali. Il mito fascista di "uno stile di vita frugale e guerriero" si diffuse attraverso una serie di slogan, che volevano essere l'immagine della saggezza popolare e incitavano la popolazione a sostituire la carne col pesce, i legumi o con altri prodotti nazionali. L'Ufficio propaganda del Pnf pubblicò un opuscolo di consigli, norme dietetiche, ammonizioni che miravano alla limitazione dei consumi. Le illustrazioni avevano lo scopo di mostrare l'infelicità, la noia e i malanni da eccesso di cibo, ed erano accompagnate da espliciti titoli dei capitoli: "Ne uccide più la gola che la spada", "L'appetito è il miglior condimento" e "Gli obesi sono infelici".

 

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