nessuna
possibilita' di ricorso. Non si potra' dunque
andare in appello per modificare la decisione.
Non resta che rispettare la direttiva. Tuttavia,
aggiungono i giudici, se non si puo' imporre che
il prodotto venga chiamato "surrogato di
cioccolato", e' indispensabile invece
un'etichettatura che chiarisca ingredienti e
percentuali.
La Corte di
Giustizia delle Comunità europee, in data 16
gennaio 2003, nella Causa C-14/00, ha statuito
che la Repubblica italiana, nel prevedere che i
prodotti di cacao e di cioccolato contenenti
sostanze grasse diverse dal burro di cacao, e
però legalmente fabbricate in quegli Stati
membri che autorizzano l'aggiunta di dette
sostanze, debbono essere commercializzati nel
nostro paese con la denominazione di "surrogato
di cioccolato", è venuta meno agli obblighi che
le incombono in forza dell'articolo 30 del
Trattato CE (divenuto in seguito a modifica
articolo 28) che vieta fra gli Stati membri le
restrizioni quantitative all'importazione nonché
qualsiasi misura di effetti equivalente. In
effetti, precedentemente al decreto legislativo
in oggetto, in Italia la Direttiva 73/241/CEE
era stata recepita dalla Legge 351/1976. In base
a quest'ultima legge, i prodotti che contengono
sostanze grasse diverse dal burro di cacao sono
da considerarsi prodotti di imitazione del
cioccolato. La Corte di Giustizia ha ritenuto
diversamente, affermando che una corretta
informazione del consumatore sulla presenza di
grassi vegetali diversi dal burro di cacao fosse
sufficiente a garantirlo. Non invece la
denominazione differente che, a suo giudizio,
configura una violazione del principio di libera
circolazione delle merci.
In seguito a
questa condanna quindi, l’Italia è stata
costretta a recepire la direttiva CEE tanto
contestata dagli appassionati di cioccolato e
quindi… da ora in poi anche nel nostro Paese, il
cioccolato potra' essere realizzato utilizzando
grassi diversi da quello "originale". I giudici
europei hanno infatti stabilito che l'aggiunta
nella produzione di cioccolato di sostanze
grasse vegetali diverse dal burro di cacao "non
modifica la natura del prodotto e l'indicazione
sull'etichettatura e' sufficiente per garantire
una corretta informazione dei consumatori".
In ogni caso i prodotti in cioccolato che
contengono grassi vegetali diversi dal burro di
cacao si chiameranno cioccolato, come chiede la
direttiva europea, ma avranno scritto
chiaramente queste parole: "contiene altri
grassi vegetali oltre al burro di cacao"; parole
chiare e semplici, che informano i consumatori.
L’Italia però ha
utilizzato una sorta di escamotage per tutelare
al massimo il vero cioccolato definito
“cioccolato puro”.
Il decreto
legislativo che ha recepito la normativa CEE, ha
inserito la dicitura “cioccolato puro” per
definire il cioccolato prodotto con il solo
burro di cacao e non con altri grassi vegetali
diversi.
L’astuzia degna di
nota è arrivata dal Ministro Alemanno cha ha
proposto tale definizione non come “categoria di
cioccolato” ma come "diciture o aggettivi
relativi a criteri di qualità"… una sottile
differenza che però ci tutela verso possibili
richiami dalla Corte di Giustizia anche se ci
permettere di giungere al medesimo risultato:
discriminare tra cioccolato con 100% burro di
cacao e “cioccolato” con aggiunta di grassi
diversi dal nobile burro di cacao.
La direttiva
europea infatti, non prevede la denominazione
"cioccolato puro" e quindi occorre certamente
evitare che ci si possa appellare per poter
domandare la cancellazione di tale
denominazione. La particolarità è che è la
stessa direttiva europea che fornisce la
soluzione: L'Europa ha infatti previsto che i
singoli stati possono completare la
denominazione di vendita del cioccolato con
"diciture o aggettivi relativi a criteri di
qualità" (articolo 3, paragrafo 5, della
Direttiva).
Il termine "puro"
è quindi riferito a questo criterio di qualità
previsto dall'Unione Europea: in questa maniera
risulterà che lo scopo principale è quello di
segnalare la qualità del prodotto al consumatore
e non di creare una categoria di cioccolato a
parte. Il risultato è lo stesso, ma è stato
eliminato il possibile appiglio per ricorsi in
sede comunitaria.
Chococlub però si
permette di fare un’appunto alla direttiva
recepita: le sanzioni sono troppo lievi.
Pensate infatti
che chi confeziona "cioccolato puro",
utilizzando ingredienti diversi dal burro di
cacao, incorre in una sanzione pecuniaria che va
da tremila ad ottomila euro. Può essere un
deterrente per le oltre 14.000 pasticcerie
artigianali italiane, ma cifre così rendono del
tutto ininfluente l'azione di controllo qualora
il soggetto di punire sia una grande azienda,
con milioni di euro di fatturato: ottomila euro
è in questo caso una sanzione troppo lieve e
quindi priva di efficacia.
In conclusione:
Potranno essere
denominati “cioccolato puro” soltanto quei
prodotti alimentari a base di cacao che
contengono eslusivamente burro di cacao come
ingrediente naturale. Quelli invece nei quali
vengono utilizzati altri grassi vegetali
riporteranno la definizione "cioccolato" sulla
confezione di vendita.
Il consiglio dei
ministri ha dato il via libera al decreto
legislativo che recepisce la direttiva
comunitaria in materia di prodotti di cacao e di
cioccolato. Sulle etichette dei prodotti
dovranno essere ben evidenziate le
caratteristiche dei prodotti.
Spezziamo però una
lancia a favore delle creme… perché è
impossibile utilizzare solo ed unicamente il
burro di cacao: si giungerebbe ad avere non una
crema ma un vasetto di cioccolato denso
difficilmente spalmabile. Sono proprio i grassi
aggiunti che permettono al cioccolato di
mantenersi in quel sublime “stato cremoso”. E
poi… basti pensare che nelle creme gianduia,
esiste d’obbligo un altro grasso aggiunto che è
quello contenuto nelle nocciole! Se non
volessimo utilizzare nemmeno quello… dovremmo
dare un addio definitivo a tutte le creme al
cioccolato, dalle artigianali alle più famose!
Un’altra
considerazione degna di nota è che discutendo
con le principali aziende produttrici di
cioccolato, Chococlub ha avuto una grande
rassicurazione: tutte quelle che sino ad ora
hanno realizzato cioccolato “puro”,
continueranno a farlo nel medesimo modo senza
avvalersi della possibilità offerta dalla nuova
direttiva.
In conclusione
quindi, Chococlub a nome dei suoi oltre 12.000
iscritti ed appassionati di cioccolato vero,
condanna l’utilizzo di grassi vegetali diversi
dal burro di cacao ed invita tutti gli
appassionati del “cibo degli Dei” a fare bene
attenzione a ciò che si compra. L’attenzione
maggiore dovrà essere portata più verso le
aziende straniere che inizieranno a
commercializzare nuovi prodotti in Italia. Sino
ad ora infatti, in Italia non era ammesso
commercializzare come cioccolato ciò che era
considerato cioccolato all’estero e cioè con
grassi vegetali in sostituzione del burro di
cacao: da oggi si potrà.
Quindi… occhio
all’etichetta e… buona degustazione!
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