Maggio

2003

Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia

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Introduzione alla Rubrica e indice di tutti i numeri

 

15 Maggio 2003 – Cronaca dalla prima e intervista a Chiara Casarico

 

DAL PALCO ALLA TAVOLA

 

Progetto scritto, diretto e interpretato da

Chiara Casarico e Tiziana Scrocca

Compagnia “Il Naufragarmedolce” – Associazione Culturale


14 - 25 maggio 2003 ore 21.00

TEATRO dell'OROLOGIO

(Via dé Filippini n. 33 - Sala Orfeo - ROMA)
 

Spettacolo comico-poetico sui sogni, le utopie e l’amicizia

 

Grattacapo, l’intellettuale disincantato, e Vattelappesca, il cantastorie ingenuo, sono due uomini che hanno deciso di vivere ai margini. Ma dal loro incontro nasce una spinta vitale che li porterà a lottare insieme, come Don Chisciotte e Sancho, per un mondo migliore.

La volontà e l’ottimismo sono nella mente e nel cuore delle persone, per questo un giornale diventa una coperta, una vecchia pentola un prezioso strumento di riscaldamento autonomo e di ristorazione, e un angoletto vicino ad un fiume un accogliente appartamento che può trasformarsi in un’efficiente tipografia.

Insieme i due decidono di lottare contro i paradossi della società

moderna, che è riuscita a danneggiare i diritti più banali dell’esistenza umana. Come due cavallieri combattono per i diritti fondamentali e la giustizia, e decidono di sensibilizzare l’opinione pubblica.

I mulini a vento sono i grandi paradossi del nostro tempo verso i quali non si può restare indifferenti. Il “mulino a vento” principale è il problema mondiale dell’acqua. Un diritto alla vita, trasformato in bisogno e perciò un elemento di commercio, che via via sta diventando un bene esclusivo di pochi.

Per i due “pesci fuor d'acqua” vivere ai margini non è un disinteressarsi al mondo, anzi. La lontananza diventa una lente d'ingrandimento con la quale osservare e analizzare in profondità l'uomo e il suo mondo.
Se più persone si unissero al loro appello di rispettare la natura e il diritto alla vita, goccia dopo goccia il mondo potrebbe essere migliore.
Una storia comica e poetica, di passione, politica e amicizia di questa compagnia che da tempo persegue un interessante progetto fatto di spettacoli comico-poetici sui temi del cibo, della povertà e dei paradossi dello sviluppo industriale.

www.ilnaufragarmedolce.it     www.teatrinmovimento.it


INTERVISTA A CHIARA CASARICO

di Elena Fantini

Un teatro fresco e giovane per sorridere e per riflettere

  

Sono le 19.00 e mi trovo nella prima fila del Teatro dell’Orologio, insieme a Chiara Casarico autrice e interprete di questo spettacolo, realizzato in collaborazione con Tiziana Scrocca. La loro compagnia “Naufragarmedolce” tutta composta da donne, unisce la sensibilità femminile e l’impegno nel sociale, trattando con particolare comicità e ironia tematiche quali la fame nel mondo, il cibo geneticamente modificato e la povertà. 

 

Buonasera Chiara, questo vostro ultimo spettacolo cita la coppia Don Chisciotte e Sancho, e la loro poetica lotta contro i mulini a vento, ma Pesci fuor d’acqua propone un messaggio ottimista o pessimista?

Decisamente ottimista! Il nostro spettacolo vuole essere una sorta di inno alla vita, un invito gioioso per tutti quelli che si sentono “pesci fuor d’acqua” a non mollare mai, anzi ad aprire cuore e cervello per incontrare i propri simili. Noi partiamo proprio dal finale del Don Chisciotte per ribaltarlo. L’Addio al mondo, la delusione, la morte della speranza è infatti il punto di partenza che vogliamo rovesciare grazie al riconoscimento della propria umanità. Il candore e l’ingenuità di Vattelappesca, infatti, sono le caratteristiche che inteneriscono e catturano subito Grattacapo che ha appena scelto la fuga dal mondo.

Ed è proprio nel “riconoscimento” reciproco e nel nascere di una nuova amicizia che si respira l’afflato poetico e politico del testo: dei pesci fuor d’acqua che si mettono insieme, che sperano insieme, che amano insieme, che lottano insieme, e che insieme cominciano a respirare!

I vostri spettacoli seguono un percorso tematico sull’inquinamento, il cibo geneticamente modificato, la povertà, il diritto all’acqua. E’ difficile nella realtà teatrale italiana portare avanti questo tipo di progetti?

Direi proprio di sì. Innanzitutto perché la realtà teatrale italiana è abbastanza chiusa e spesso autoreferenziale. E’ raro infatti che le programmazioni e le politiche teatrali dei grandi circuiti si interessino a tematiche così attuali. Anche se ultimamente, soprattutto dopo i drammatici giorni di Genova del G8 e l’affermarsi del Movimento no global, capita di vedere anche in teatri del circuito porre attenzione a questo tipo di tematiche e alla nuova drammaturgia.

Ad ogni modo, al di fuori del circuito propriamente teatrale (spesso disegnato ad uso e consumo di teatranti e teatrofili) sentiamo che la gente, il cosiddetto pubblico, ha voglia e bisogno di sentire raccontare e rappresentare storie legate al quotidiano e all’attualità, soprattutto quando vanno a toccare argomenti costitutivi del vivere quali il mangiare, ad esempio.

Quanto conta l’affiatamento all’interno della vostra compagnia?

Tantissimo. E’ una delle nostre note distintive. Il pubblico sente quando l’attore ha un’adesione totale con ciò che recita e soprattutto quando gli attori sono uniti, concordi, affiatati… e soprattutto provano piacere nel fare quello che fanno. Credo che questo rappresenti veramente un valore aggiunto di uno spettacolo ed è quello che noi ricerchiamo. Non ci interessa, infatti, il lavoro attoriale come puro esibizionismo narcisista, bensì come atto generoso di comunicazione.

DAL PALCOSCENICO ALLA TAVOLA

 

 

Nei tuoi spettacoli spesso il cibo è protagonista anche nel coinvolgere direttamente il pubblico in sala, ma tu che rapporto privato hai con il cibo?

Viscerale! Adoro mangiare. Trovo che il cibo sia qualcosa di assolutamente sacro perché ci “riempie” la vita: ci nutre, ci mette in comunicazione, ci permette di trasmettere affetto, cultura, tradizioni, antichi saperi. Penso che il mangiare sia un atto assolutamente culturale, certo se viene fatto però come si deve. Ritengo che la qualità della vita dipenda anche dalla qualità del cibo.

Prima di andare in scena riesci a mangiare qualcosa o rimandi tutto a dopo?

Se non mangio qualcosa , non reggo, e poi, dopo lo spettacolo, se c’è qualche amico che ha voglia di chiacchierare…. Perché non farlo bevendo e mangiando qualcosa?

Sei una donna sempre molto impegnata e spesso in viaggio, quale ricetta da realizzare in poco tempo puoi suggerire ai nostri lettori?

Viste le mie origini siciliane e le mie preferenze per la pasta, consiglierei un bel piatto di penne alla trapanese: pomodoro a crudo, basilico, ricotta salata, olio, sale e pepe. Oppure, se avete un sugo di pomodoro già pronto, va benissimo la pasta “alla norma”: salsa di pomodoro, melanzane fritte a tocchetti, basilico, caciocavallo grattugiato. Buonappetito!

Ringrazio Chiara Casarico, giovane autrice e attrice teatrale, alla quale auguro di riuscire a trasmettere sempre con maggior successo il suo entusiasmo e le doti creative. Noi di Spaghettitaliani facciamo il tifo per il teatro alternativo e intelligente, sempre ricco di spunti e di grande vitalità. Viva il buon teatro, viva la buona cucina!
 

 

Realizzazione: Luigi Farina ( lfarina52@hotmail.com )

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