Maggio

2003

Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia

Maggio

2003



Tra i privilegi dei giovani c'è anche quello di aver la certezza di scoprire "cose" nuove, quando, in realtà, si tratta d'elementi (nel nostro caso, alimenti) antichissimi. Un significativo esempio è costituito dalle polpette. Si può affermare che esistano da sempre e che si trovino ovunque. È bastato che fossero "ribattezzate" hamburgers per riproporle sul mercato non solo come "clou" della cucina giovanile a buon mercato e che, ma solo un tempo, permetteva anche di riciclare parti meno pregiate delle mezzene bovine (le attuali "catene di montaggio", invece, usano solo carne fresca di prima scelta), ma soprattutto come cibo simbolo di un nuovo modo di vivere e di alimentarsi.

Il nome stesso ha oltre mezzo secolo di vita. Verso il 1850, come ricorda nel suo libro "The food of the western world" l'antropologa inglese Teodora Fitz Gibbons, la compagnia di navigazione Hamburger Amerika Line risolse in gran parte il problema di dar da mangiare agli emigrati in terza classe, cucinando polpette di carne bovina, macinata a crudo insieme con cipolla e aromi. Non era un cibo sgradito. Dopo

essersi sistemati a terra, nel Bronx o all'ombra del Golden Gate, i "ragazzi" chiedevano alla mamma di preparare le polpette come quelle dell'Hamburg Amerika Line; per dirla alla svelta, gli hamburger. Da allora, il nome ha fatto parecchia strada, ma ben pochi, soprattutto tra i ragazzi che ne vanno pazzi e li accompagnano con l'inseparabile ketch up, immaginano che gli hamburger siano stati in passato semplice ed economico cibo per marinai, eredi di quelle polpette che in Italia sono state poste sul mercato (chissà perchè) anche col nome di "svizzere".

La gastronomia italiana non aveva certo bisogno d'insegnamenti del genere, anche se ancora oggi non è stato completamente vinto il "tabù" gastronomico di mangiare le polpette al ristorante. Qualcuno ne continua a diffidare ritenendo che possano essere state preparate con degli avanzi. In realtà di polpette parla già Fra Salimbene da Adam quando, nel 1284, le chiama "ravioli senza pasta". E proprio a Milano non dovrebbero nascere sospetti, visto che il medico scrittore lombardo Giovanni Rajberti, nel trattatello "L¹Arte del Convitare", pubblicato nel 1860, definisce e proclama Milano "vera metropoli delle polpette".
 

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