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Tra i privilegi
dei giovani c'è anche quello di aver la certezza
di scoprire "cose" nuove, quando, in realtà, si
tratta d'elementi (nel nostro caso, alimenti)
antichissimi. Un significativo esempio è
costituito dalle polpette. Si può affermare che
esistano da sempre e che si trovino ovunque. È
bastato che fossero "ribattezzate" hamburgers
per riproporle sul mercato non solo come "clou"
della cucina giovanile a buon mercato e che, ma
solo un tempo, permetteva anche di riciclare
parti meno pregiate delle mezzene bovine (le
attuali "catene di montaggio", invece, usano
solo carne fresca di prima scelta), ma
soprattutto come cibo simbolo di un nuovo modo
di vivere e di alimentarsi.
Il nome stesso ha
oltre mezzo secolo di vita. Verso il 1850, come
ricorda nel suo libro "The food of the western
world" l'antropologa inglese Teodora Fitz
Gibbons, la compagnia di navigazione Hamburger
Amerika Line risolse in gran parte il problema
di dar da mangiare agli emigrati in terza
classe, cucinando polpette di carne bovina,
macinata a crudo insieme con cipolla e aromi.
Non era un cibo sgradito. Dopo |
essersi sistemati
a terra, nel Bronx o all'ombra del Golden Gate,
i "ragazzi" chiedevano alla mamma di preparare
le polpette come quelle dell'Hamburg Amerika
Line; per dirla alla svelta, gli hamburger. Da
allora, il nome ha fatto parecchia strada, ma
ben pochi, soprattutto tra i ragazzi che ne
vanno pazzi e li accompagnano con l'inseparabile
ketch up, immaginano che gli hamburger siano
stati in passato semplice ed economico cibo per
marinai, eredi di quelle polpette che in Italia
sono state poste sul mercato (chissà perchè)
anche col nome di "svizzere".
La gastronomia
italiana non aveva certo bisogno d'insegnamenti
del genere, anche se ancora oggi non è stato
completamente vinto il "tabù" gastronomico di
mangiare le polpette al ristorante. Qualcuno ne
continua a diffidare ritenendo che possano
essere state preparate con degli avanzi. In
realtà di polpette parla già Fra Salimbene da
Adam quando, nel 1284, le chiama "ravioli senza
pasta". E proprio a Milano non dovrebbero
nascere sospetti, visto che il medico scrittore
lombardo Giovanni Rajberti, nel trattatello
"L¹Arte del Convitare", pubblicato nel 1860,
definisce e proclama Milano "vera metropoli
delle polpette".
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