Luglio

2004

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Introduzione alla Rubrica e indice di tutti i numeri

 

12 Luglio 2004 – Palermo - Piazza Magione

per

PALERMO KALS’ART 2004

 


 

INTERVISTA A KAZU MAKINO

di Daniele Sabatucci

 

In bilico tra un indie-pop sofisticato e vecchie tentazioni noise, sempre più stemperate negli ultimi lavori, i Blonde Redhead sono uno dei gruppo di punta della scena underground newyorkese, nonostante la loro natura cosmopolita (italiani Amedeo e Simone Pace, chitarrista e batterista, giapponese la cantante Kazu Makino). Hanno raggiunto il successo mondiale nel 2000, al quinto tentativo, con Melody of Certain Damaged Lemons e a distanza di quattro anni sono tornati alla ribalta con un nuovo lavoro, accolto benissimo, Misery Is a Butterfly.

In questi giorni sono in Italia e in occasione della loro tappa palermitana, spaghettitaliani.com è riuscito a intervistare Kazu Makino.

 


 

I vostri ultimi lavori sono più soft dei precedenti, si nota una minore propensione al noise verso un suono più pop.

Quando facciamo musica non ci preoccupiamo di fare noise o pop. E’ tutta musica, è la stessa cosa.

Quali sono le vostre influenze, da quali gruppo traete ispirazione? Spesso in passato è stato fatto il nome dei Sonic Youth, ad esempio.

No, sono state le persone ad accostarci ai Sonic Youth, ma noi non ci sentiamo influenzati da loro. Non traiamo ispirazione da nessuno. Quando abbiamo cominciato a fare musica lo abbiamo fatto per esprimere noi stessi, non perché il nostro suono somigliasse a quello di qualcun altro.

C’è qualche gruppo interessante che vi piace per ora?

I Secret Machines (gruppo americano che ha pubblicato quest’anno il suo primo album, “Now Here Is Nowhere”, ndi)

Veniamo al vostro rapporto col cibo e con bevande. Che tipo di cucina vi piace, considerata anche la vostra provenienza?

Mangiamo sia cibo italiano che giapponese, anche perché è difficile mangiare bene in America. Non c’è cibo molto buono.

 

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