Febbraio

2003

Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia

Febbraio

2003

presenta

ERIC ANDERSEN

in concerto

 

Lunedì 24 febbraio

 

BIG MAMA

ROMA
Vicolo San Francesco a Ripa 18

INGRESSO LIBERO CON TESSERA
Tessera mensile 6 Euro - Tessera stagionale 13 Euro

Informazioni per il pubblico
06.5812551
www.bigmama.it
 

ERIC ANDERSEN – voce e chitarra

MICHELE GAZICH - violino

 

Il grande cantautore americano viene a Roma per presentare il suo nuovo album, Beat Avenue (Appleseed / IRD), un doppio cd che ripropone la sua scrittura intensa e ispirata. Il brano che dà il titolo al disco è un lungo poema in cui Andersen rievoca il giorno dell'assassinio di John Kennedy a Dallas.

Nel concerto che si terrà al Big Mama Andersen sarà accompagnato al violino da Michele Gazich, noto per le sue collaborazioni con Michelle Shocked, Massimo Bubola e Luigi Maieron e attualmente impegnato nel tour europeo di Victoria Williams e Mark Olson.

Il concerto sarà preceduto da un incontro con Andersen alle 17.15 al Lettere Caffé (Via di San Francesco a Ripa 100). L'incontro sarà condotto da Giancarlo Susanna, critico musicale dell'Unità, e alcuni testi verranno letti dall'attore Simone Felici.
 

BIOGRAFIA

Nato a Pittsburgh, Pennsylvania, il 14 Febbraio 1943, Eric Andersen è uno dei più importanti cantautori americani. Dotato di una voce calda e incisiva e di uno stile chitarristico semplice quanto efficace, è salito alla ribalta a metà degli anni '60, quando il Greenwich Village di New York era al centro di quello che fu chiamato folk boom, un revival della musica tradizionale e d'autore che lo ha avuto subito tra i suoi protagonisti.
"Una volta Leonard Cohen venne da me mi disse, "Io sono un poeta e non ho mai pensato di scrivere canzoni, ma ho sentito "Violets Of Dawn" e ho cominciato a farlo". Anche a Kris Kristofferson piacevano le mie canzoni sexy, le mie canzoni d'amore. Lo hanno aiutato a scrivere il tipo di cose che ha fatto a Nashville, come "Help Me Make It Through The Night". Ha detto che la mia "Come To My Bedside" gli è servita da ispirazione per tentare di scrivere canzoni di quel genere.

Ho imparato a suonare la chitarra da vecchi dischi di rockabilly. Tra questo, la lettura di Jack Kerouac e il fantasticare di viaggi, decisi finalmente di fare l'autostop diretto in California. Lavoravo in un posto in cui lavoravano anche Janis Joplin e Howard Hesseman. Anche Dino Valenti, che ha scritto "Come On People, Let's Get Together" ci suonava ogni tanto e io ho cominciato a cantare una volta a settimana. Una sera venne Tom Paxton, mi sentì e mi disse che scrivevo delle belle canzoni. Mi suggerì di andare a New York.

Io ci andai e lui mi presentò a Robert Shelton. A Shelton piacqui e fece un paio di telefonate. Una all'Elektra, ma il proprietario era fuori città. Poi chiamò la Vanguard e il proprietario era in città, così finii alla Vanguard. Fu soltanto per un caso.

Shelton mi presentò a Milt Okun, un produttore che accettò di pubblicare le mie canzoni.

Poi mi procurò il primo concerto, che fu al Folk City, e scrisse un recensione molto positiva. Aprii la serata per John Lee Hooker. Era il 1964. Ero così nervoso che facevo fatica a reggermi in piedi. Tremavo come una foglia. Penso che cantai le mie canzoni troppo velocemente. Feci un set di quarantacinque minuti in venti. Cantai "Come To My Bedside" e un sacco di canzoni sul vagabondaggio. All'epoca mi piaceva molto, vagabondare. Avevo paura. C'era tutta questa eccitazione. Io ero il nuovo arrivato in città... "Vediamo cosa sa fare". Credo ci fossero Dylan, Phil Ochs, Paxton - io ero il nuovo giovane punk. Tutti mi venivano a vedere. Io ero molto eccitato ed esaltato, ma al tempo stesso ero molto nervoso". (da "Bringing It All Back Home", di Robbie Woliver, New York, 1986).
Preso sotto contratto dalla Vanguard, che con l'Elektra era la più importante etichetta discografica del settore, conquistò la notorietà prima come autore - "Thirsty Boots", "Violets Of Dawn" e "Close The Door Lightly" furono riprese fra gli altri da Judy Collins e dai Blues Project - e poi come protagonista di una serie di bellissimi album.

Nel 1968 anticipò con "A Country Dream" quella che con i Byrds e Bob Dylan sarebbe diventata quasi una moda, colorando con accenti di country music le sue splendide ballate. Passato alla Warner Bros, realizzò due album molto diversi tra loro: "Avalanche" (1969), elettrico e segnato da una lucida invettiva contro la guerra in Vietnam, "For What Was Gained", e "Eric Andersen" (1970), nuovamente influenzato dal country. Visto che il successo commerciale continuava a eluderlo, Andersen passò quindi alla Columbia, con cui fece uscire quello che viene in genere considerato il suo capolavoro, "Blue River" (1972). Prodotto a Nashville da Norbert Putnam, "Blue River" è uno dei vertici della canzone d'autore americana di quegli anni e può essere tranquillamente accostato a capolavori come "Blue" di Joni Mitchell, "Harvest" di Neil Young o "Blood On The Tracks" di Bob Dylan. "Blue River" è stato ristampato nel 1999 dalla Columbia/Legacy in una versione rimasterizzata. Dopo aver smarrito i nastri dell'album che avrebbe dovuto consolidare il successo di critica e pubblico di "Blue River" - "Stages" è uscito soltanto nel 1991, dopo che i nastri sono stati ritrovati per caso - Andersen fu reclutato da Clive Davis che, transfuga dalla Columbia, aveva fondato la Arista. Con questa etichetta pubblicò tre dischi: "Be True To You" (1975), "Sweet Surprise" (1976) e "The Best Songs" (1977), un'antologia in cui i classici del periodo Vanguard erano riproposti per motivi contrattuali in versioni differenti.

Nella seconda metà del 1975, Andersen fu coinvolto con molti altri musicisti, cantautori e poeti - Joni Mitchell, Arlo Guthrie, Allen Ginsberg, Sam Shepard, Roger McGuinn, Joan Baez, Ramblin' Jack Elliott, Mick Ronson tra gli altri - nella Rolling Thunder Revue di Bob Dylan. "Midnight Son" (CBS, 1981), segnò il trasferimento di Andersen in Norvegia e l'inizio di un periodo difficile, in cui scrisse la colonna sonora per il film "Istanbul" di Marc Didden (EMI, 1985) e pubblicò il disco "Tight In The Night" (Wind and Sand, 1985). Brani tratti da queste tre incisioni furono poi raccolti in "Exile - European and Canadian Recordings 1980 - 1984)" (Important Records, 1990).

Il ritorno in grande stile, simile a quello di altri grandi talenti "riemersi" alla fine degli anni '80, avvenne nel 1988 con "Ghosts Upon The Road" (Gold Castle): nel lungo brano che dà il titolo all'album Andersen rievocava gli esordi della sua lunga vicenda artistica. Il passo successivo fu la formazione di un trio con il cantautore norvegese Jonas Fjeld e Rick Danko, vecchio amico e leggendario bassista/cantante della Band. Gli album sono due: "Danko/Fjeld/Andersen" (Ryko, 1991) e "Ridin' On the Blinds" (Grappa Records, 1994). Il primo è stato ristampato nel 2002 con l'aggiunta di un cd live. Seguono "Memory Of The Future" (Appleseed, 1999) e "You Can't Relive The Past" (Appleseed, 2000).

Tra gli artisti con cui Andersen ha collaborato ricordiamo almeno Bob Dylan, Andy Warhol, Joni Mitchell, Joan Baez, Lou Reed, Jackson Browne e Rick Danko.

(a cura di Giancarlo Susanna)
 

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