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Testi di Luigi Farina - Data ultima revisione: 28 Gennaio 2002

Pagina realizzata da Luigi Farina (lfarina52@hotmail.com)

La gastronomia

Scritta "Cenni storici"

La gastronomia nella storia e nella letteratura

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Ammostata romana

 

<In tempo di vendembia in de le vigne de Roma e puro in quelle de li Castelli nostrali, oltre a fasse un sacco de risate e d'allegrie, saùsa de fa' un scherzo a li conoscenti o a li forestieri che ve viengheno a trova alla vigna, ner tramente che state sotto la vite a taja co'le forbice li grappi d'uva. Ecco 'sto scherzo in che consiste. La vendembiatora o mozzatora pija un grappo d'uva o un paro, e li sfragne su la faccia della persona che l'è ita a trova, come si sfragnesse l'uva dentro ar tino. 'Sto scherzo se chiama ammostà o dà un'ammostata>


da "Tradizioni popolari romane" di Gigi Zanazzo 

 



Risotto alla Cavour

 

Camillo Benso di Cavour prima di acquistare il Castello di Grinzane, dove dimorò, anche se saltuariamente, per 17 anni, non sapeva "distinguere un cavolo da una rapa", in pochi anni si appassionò all'agricoltura e alla cucina, tanto da scrivere, con orgoglio, in una lettera ad un amico: "Dovete sapere che sono diventato agricoltore; questa è ora la mia professione".
Nei suoi possedimenti piantò 200.000 viti e chiamò l'enologo francese Odart, affidandogli le cure del suo Barolo.
In questo periodo usava molto desinare con un piatto unico, che era composto da un risotto al burro e parmigiano, passato al forno con mezzi pomodori saltati in padella e uova frittellate poste sui pomodori, poi bagnato da sugo di arrosto ristretto. Il tutto accompagnato da una bottiglia di Barbera.

 


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Piatto alla Metternich

Spesso si sente dire che un piatto è guarnito "alla Metternich". Ma non tutti sanno a cosa fa riferimento questa dizione.
Il famoso statista austriaco apprezzava particolarmente questo tipo di guarnizione invernale, che consisteva in nidi di purea di castagne ben caldi, al centro dei quali venivano posti dei cavoli rossi brasati. Era un contorno agrodolce che accompagnava solitamente piatti di cacciagione.

 



Pasticceria viennese

 

Le pasticcerie della capitale austriaca sono delle vere e proprie istituzioni, facciamo due esempi su tutte (anche se andando in giro si posono scovare anche tante novità interessanti):
La pasticceria Demel, fornitrice ufficiale della casa imperiale, è una meta obbligatoria per i golosi, fra le tante specialità spicca la torta Mozart.
La pasticceria Sacher, posta alle spalle dell'opera di stato, è conosciuta in tutto il mondo, in passato luogo di ritrovo per l'aristocrazia europea, è famosa per la torta omonima.

 



Il miele nella cucina romana

 

I nostri antenati sono stati grossi consumatori di miele.
Come testimonia Apicio con il suo libro sull'arte culinaria, dove cita numerose ricette a base di miele, i romani sono stati fra i più grossi consumatori di questa che per loro era una vera prelibatezza.
Durante un pranzo diversi erano i momenti in cui questo alimento faceva da protagonista:
Si iniziava con un vino mielato ed invecchiato.
Almeno uno dei piatti forti di metà pranzo era cotto con il miele o quantomeno legato con esso.
Il dessert era quasi sempre accompagnato da miele liquido o da favi pieni di miele.

 




Come Bacco scoprì il vino

 

Secondo una leggenda greca, Bacco da giovane, in viaggio verso Nasso, vide una piccola pianta a lui sconosciuta. Staccata dal terreno la mise con un po di terra in un osso di uccello, durante il viaggio la pianta cresceva a dismisura, tanto che dovette prima spostarla in una tibia di leone, e poi in una mascella d'asino.
Giunto a destinazione il dio piantò con cura quello che ormai era diventato un arbusto, da esso nacquero dei grappoli succulenti, spremuti i quali ottenne il primo purpureo dolcissimo vino.
Questa leggenda simboleggia gli effetti progressivi del vino sull'uomo, dapprima leggero e canterino come un uccello, poi ardito come un leone, infine cocciuto e tonto come un somaro.

 

 

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