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Testi di Gino Adamo - Data ultima revisione: 3 Ottobre 2001 Pagina realizzata da Luigi Farina (lfarina52@hotmail.com) |
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Zeno partecipa ad un triste banchetto
Da mio suocero trovai che la compagnia s’era messa in quel momento a tavola. Mi domandarono notizie ed io, per non compromettere la gaiezza di quel convito, dissi che il Copler viveva tuttavia e che c’era dunque qualche speranza. A me parve che quell’adunanza fosse ben triste. Forse tale impressione si fece in me alla vista di mio suocero condannato ad una minestrina e ad un bicchiere di latte, mentre attorno a lui tutti si caricavano dei cibi più prelibati. Aveva tutto il suo tempo, lui, e lo impiegava per guardare in bocca agli altri. Vedendo che il signor Francesco si dedicava attivamente all’antipasto, mormorò: “E pensare che ha due anni più di me!”
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«Si trattava di un piccolo bar, situato in una via dietro il boulevard de la Madeleine, dove non andavano altro che fantini, bookmakers e persone appassionate di corse. Vi si potevano consumare pasti sbrigativi, uova e prosciutto, salsicce e cavoli, ed era là che Jordan mangiava di solito. Era anche là che combinava la maggior parte dei suoi affari. Il giornalista aveva inoltre appreso che Jordan era popolare tra i frequentatori del bar. (…) quando faceva un grosso guadagno spendeva e spandeva per tutti. Era un uomo cordiale, alla mano e sempre pronto ad offrire da bere».
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«Eravamo giunti al ristorante, un locale rumoroso, affollato, come mi parve, di uomini del genere di Giacinti: viaggiatori di commercio, agenti di cambio, negozianti, industriali di passaggio. Giacinti entrò per primo e, consegnando il pastrano e il cappello al ragazzo, domandò: “Il mio solito tavolo è libero?”
BOMPIANI 1965 (pp. 163-165)
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Lasciammo Napoli per riprendere la navigazione (…). Mi è rimasto impresso un episodio, che ebbe luogo mentre già attraversavamo l’Atlantico. Il comandante della nave invitò Umanskij e me nella sua cabina. Un invito di cortesia in coincidenza col 7 novembre, ventiduesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Offrendoci dell’ottimo vino italiano, brindò: “Alla Rivoluzione d’Ottobre, a Lenin!”
edito da Rizzoli 1989 (p.37)
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Gli arabi hanno portato in Sicilia il baco da seta, l’ulivo e il fico d’India. Gli spagnoli, assieme ai loro cavalli e ai loro guerrieri, la coltivazione dell’arancio dolce. Mentre gli aragonesi hanno insegnato l’uso della canna da zucchero. Da bambina, andavo a caccia di gelsi, con un gruppo di bambini bagarioti, nei campi intorno alla villa. Ci macchiavamo i vestiti e per questo venivamo rimproverati dalle madri. Ma quei frutti gonfi, teneri, che tingevano la
lingua di blu e di rosso, erano irresistibili.
Rizzoli 1993 (p.37)
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Baci e manicaretti fanno dimenticare il grande amore
[Giacomo Casanova] si congedò da Ester promettendole che sarebbe tornato presto. Ma sul punto di partire, ricevette una lettera di Manon, che gli annunciava il suo imminente matrimonio con un architetto. Apriti cielo! Montò su tutte le furie, stracciò la missiva, minacciò d’uccidere il rivale, infine si mise a letto in preda a un vero e proprio choc. Era la sua fidanzata, anzi la sua promessa sposa: come aveva lei osato, senza il suo consenso, legarsi ad un altro uomo? Ester si sforzò di rabbonirlo con baci e manicaretti, che lei stessa gli confezionò: «Grazie a questa donna [confesserà anni dopo Casanova nelle sue MEMORIE, ndr] passai rapidamente dalla morte alla vita mangiando con un appetito da lupo». E alla Manon non pensò più.
Rizzoli editore, 1974
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L. F. Soft di Luigi Farina | |
E-mail: info@spaghettitaliani.com | |
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