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Testi di Gino Adamo. Pagina realizzata da Luigi Farina Data ultima revisione: 3 Agosto 2001 |
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Il Rinascimento vede il trionfo della cucina italiana, che cede poi lo scettro a quella francese. A tavola fa la sua apparizione la forchetta, si ritorna al lusso degli antichi.
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Il risottaccio di Curzio Malaparte
Curzio Malaparte, il grande scrittore e giornalista toscano, autore, fra l’altro, di libri come “Kaputt” e “La pelle” (da cui sono state tratte riduzioni cinematografiche di successo), nel giugno del 1957, mentr’era ricoverato in ospedale (a causa di un tumore, che alla fine lo ucciderà), aveva voluto festeggiare il suo cinquantanovesimo compleanno con una pietanza che sempre gli preparava la madre: un risotto alla milanese, di cui avvertiva una gran nostalgia. S’era informato con l’infermiera se sarebbe stato possibile accontentarlo: la suora che lo seguiva con molta dedizione, gli assicurò che se ne sarebbe occupata personalmente. E mantenne la promessa.
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Il segreto del riso piemontese
Nell’aprile del 1787 (due anni prima della Rivoluzione francese), Thomas Jefferson, il futuro terzo presidente degli Stati Uniti, all’epoca ambasciatore americano a Parigi, riferisce in una dettagliata lettera inviata al Segretario di Stato John Jay, il risultato dell’inchiesta da lui personalmente condotta in Italia, nel Vercellese, per tentare di spiegare come mai il riso americano (coltivato nelle grandi risaie della Carolina del Sud e in Georgia) fosse così scadente rispetto a quello piemontese (fra l’altro il riso americano non manteneva la cottura). L’indagine era molto riservata, e fu circondata fin dall’inizio, dalla massima discrezione. Jefferson, nel suo viaggio in Piemonte, aveva acquistato grossi quantitativi di riso che aveva poi spedito in patria perché vi fosse esaminato dagli agronomi. I quali giunsero alla conclusione che il segreto della migliore resa del riso italiano stava tutto nella speciale tecnica piemontese della brillatura.
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Parigi, gastronomia come "joie de vivre"
A Parigi, capitale mondiale della gastronomia raffinata, ci sono, com’è noto, moltissimi ristoranti, forse come in nessun’altra metropoli del mondo. I parigini amano mangiare fuori casa almeno un paio di volte alla settimana. Per loro la cena è un delizioso rito mondano. Nella patria del buon vino e di un assortimento di formaggi unico al mondo (almeno quattrocento diversi tipi), la serata a tavola trascorre allegramente distensiva. Diviene pura gioia di vivere.
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Sorrisi all'agro dolce - Parte 1
Davanti ad una casa colonica un gruppo di contadini è intento alla mungitura, quando passa una vettura proveniente dalla città, l’auto rallenta, mentre un ragazzino sporge la testa per domandare: "Scusate, brava gente: siete mungitori?"
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«Tagliare le carni è piuttosto difficile, quando non si hanno nozioni di anatomia. (…) Per prima cosa si osservi attentamente la direzione delle fibre, e si tagli poi in in senso perpendicolare a queste. E’ facile notare che una fetta di carne tagliata così, si presta alla masticazione in senso parallelo alle fibre muscolari. Quando invece viene morsa in senso perpendicolare alle fibre muscolari, sembra dura anche la più tenera» |
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L. F. Soft di Luigi Farina | |
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